"Rasgao" non viene estradato. E' la Corte Suprema di giustizia colombiana a decidere che il boss del narcotraffico resterà in Colombia.
Rafael Ivan Zapata Cuadros, detto Rasgao, è il 64enne paramilitare legato al gruppo terroristico delle Autodefensas Unidas de Colombia accusato dell'importazione in Italia di oltre 3 tonnellate di cocaina. Il Tribunale di Catanzaro da circa due settimane era in attesa della risposta delle autorità colombiane a cui è stata inoltrata la prima richiesta già nel 2011. Il nome di Rasgao - difeso dai legali Alexandro Maria Tirelli e Yessica Troncoso Marquez - era emerso nell'ambito dell'operazione "Decollo-ter" condotta nel 2005 dalla Dda di Catanzaro, che aveva svelato un "vasto e ramificato traffico internazionale di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, condotto su scala mondiale da un'associazione transnazionale composta da colombiani, italiani, spagnoli, venezuelani e australiani".
Il 22 marzo 2013 il gip di Catanzaro ha disposto il rinvio a giudizio al tribunale di Vibo Valentia per una serie di imputati, tra cui il narcos colombiano "Rasgao", ma poiché è risultato già detenuto in carcere in Colombia e dunque impossibilitato a partecipare per il legittimo impedimento, è stato sospeso il processo in attesa della estradizione. La prossima udienza è prevista per il 20 maggio.
Adesso il pronunciamento della Corte suprema di giustizia colombiana, che ha rifiutato di cedere "Rasgao" all’Italia, potrebbe essere definitivo. Lo afferma Il Corriere della Sera.
Nell'indagine erano emersi collegamenti in Europa con un sottogruppo del cartello dei Castillo Rico, oltre al sequestro di 255 chili di cocaina nel porto di Amburgo, di altri 242 chili di cocaina nel porto di Gioia Tauro (gennaio 2004), di 2.591 chili della stessa sostanza a bordo del motopeschereccio "Alexandra" a largo delle isole Gran Canarie (giugno 2003). In questa attività Cuadros Zapata è risultato "promotore, direttore, organizzatore e finanziatore dell'associazione". A carico di Rasgao risulta un'altra importazione di 541 chili di cocaina in Italia arrivati nel porto di Salerno il 3 aprile del 2002 e confluita nel procedimento di Catanzaro. Contro di lui le dichiarazioni di Bruno Fuduli, ex collaboratore di giustizia ed ex infiltrato dei carabinieri dei Ros di Catanzaro che il 19 novembre 2019 è stato trovato suicida nella sua casa di Vibo Valentia. Grazie alle sue dichiarazioni, nel 2004 la Dda di Catanzaro riuscì a concludere l'operazione "Decollo" che portò a centinaia di arresti tra Venezuela, Colombia, Australia e diverse regioni italiane
era emerso nell'ambito dell'operazione "Decollo-ter" condotta nel 2005 dalla Dda di Catanzaro, che aveva svelato un "vasto e ramificato traffico internazionale di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, condotto su scala mondiale da un'associazione transnazionale composta da colombiani, italiani, spagnoli, venezuelani e australiani". Il 22 marzo 2013 il gip di Catanzaro ha disposto il rinvio a giudizio al tribunale di Vibo Valentia per una serie di imputati, tra cui il narcos colombiano "Rasgao", ma poiché è risultato già detenuto in carcere in Colombia e dunque impossibilitato a partecipare per il legittimo impedimento, è stato sospeso il processo in attesa della estradizione. La prossima udienza è prevista per il 20 maggio.
Nell'indagine erano emersi collegamenti in Europa con un sottogruppo del cartello dei Castillo Rico, oltre al sequestro di 255 chili di cocaina nel porto di Amburgo, di altri 242 chili di cocaina nel porto di Gioia Tauro (gennaio 2004), di 2.591 chili della stessa sostanza a bordo del motopeschereccio "Alexandra" a largo delle isole Gran Canarie (giugno 2003). In questa attività Cuadros Zapata è risultato "promotore, direttore, organizzatore e finanziatore dell'associazione". A carico di Rasgao risulta un'altra importazione di 541 chili di cocaina in Italia arrivati nel porto di Salerno il 3 aprile del 2002 e confluita nel procedimento di Catanzaro. Contro di lui le dichiarazioni di Bruno Fuduli, ex collaboratore di giustizia ed ex infiltrato dei carabinieri dei Ros di Catanzaro che il 19 novembre 2019 è stato trovato suicida nella sua casa di Vibo Valentia. Grazie alle sue dichiarazioni, nel 2004 la Dda di Catanzaro riuscì a concludere l'operazione "Decollo" che portò a centinaia di arresti tra Venezuela, Colombia, Australia e diverse regioni italiane.
non arriva. Lui e i suoi segreti resteranno forse per l’eternità in Colombia, la terra d’origine dove l’oggi 64enne, al secolo Rafael Ivan Zapata Cuadros, ha compiuto l’educazione criminale, ha combattuto nelle formazioni paramilitari ed è diventato uno dei «nuovi» capi dei narcos. Un comandante moderno, abile stratega, appassionato di tecnologia, legatissimo alla ’ndrangheta, e il cui volo in Italia era atteso fin dal 2011, l’anno nel quale il tribunale di Catanzaro per la prima volta aveva inoltrato in Sudamerica la domanda di estradizione.
Adesso il pronunciamento della Corte suprema di giustizia colombiana, che ha rifiutato di cedere «Rasgao» all’Italia, potrebbe essere definitivo e impedire ai nostri inquirenti l’acquisizione di «pesanti» informazioni. Il colombiano era risultato collegato al sequestro di 225 chili di cocaina nel porto di Amburgo, di 541 in quello di Salerno, di 242 chili nel porto di Gioia Tauro, e in più di altre due tonnellate scoperte a bordo di un motopeschereccio al largo delle Canarie. Questi gli elementi cristallizzati dalle inchieste sui «cartelli» della droga, mentre le successive analisi investigative, da allora non ancora «spente», hanno collocato «Rasgao» nei flussi di droga, sempre cocaina, nel Lodigiano, a Rozzano e a Sesto San Giovanni, zone che hanno registrato la presenza e i movimenti di fedelissimi del colombiano, che era stato trascinato nelle inchieste dalle testimonianze di un ex collaboratore di giustizia, Bruno Fuduli, trovato lo scorso novembre suicida nell’abitazione di Vibo Valentia.
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