di EDOARDO CORASANITI
Il Tribunale della libertà di Salerno ha annullato la misura cautelare all'avvocato Maria Tassone detta Marzia, finita agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione “Genesi”, che lo scorso 15 gennaio ha messo in luce un presunto giro di corruzione tra giudici, avvocati e professionisti (LEGGI QUI).
Difesa dagli avvocati Valerio Murgano e Antonino Curatola, Tassone deve rispondere di 4 presunti episodi di corruzione nei confronti del giudice della Corte d’Appello di Catanzaro e della Commissione Tributaria, Marco Petrini.
Dalle carte delle indagini, Tassone era stata identificata come la donna con una relazione stabile con il magistrato. Posizione che, oggi, viene fortemente indebolita dai magistrati campani dopo il grande clamore della vicenda che aveva fatto alzare chiacchierare molto la magistratura e l'avvocatura catanzarese, forse abbandonando un principio di non colpevolezza tipico di uno Stato di diritto.
Il Tdl di Salerno, presidente Boccassini (Tribunale composto da tre donne) accogliendo l'istanza di riesame avanzata degli avvocati Murgano e Curatola ha totalmente annullato la misura cautelare degli arresti domiciliari.
La difesa, attraverso una corposa memoria, indagini difensive, deposito di documenti e di una consulenza tecnica trascritta sul contenuto delle captazioni ambientali, elidendo il narrato auto ed etero accusatorio del Giudice Petrini reso all'interrogatorio del 5 febbraio 2020, ha dimostrato che alcuna corruzione, né tantomeno alcun favoritismo processuale, è stato realizzato dal magistrato nei confronti dell'avvocato Tassone (presente oggi in aula).
In sostanza: nei giorni scorsi il giudice Petrini racconta "ulteriori episodi" inizialmente non descritti nell'ordinanza di custodia cautelare. Circostanze che però sono narrate sempre con finale spesso simile: l'avvocato non ha avuto favoreggiamenti. (LEGGI QUI I DETTAGLI DELL'INTERROGATORIO).
Ora bisognerà attendere le motivazioni del Tdl per capire le ragioni che hanno spinto i giudici ad annullare la misura.
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