di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA
In tarda mattina il Gup Chiara Esposito nell'aula bunker di Catanzaro ha emesso sentenza con rito abbreviato per l'operazione "Golgota" scattata nel febbraio 2021 che ha portato all'esecuzione di 36 misure cautelari in carcere nei confronti di altrettante persone, accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, porto e detenzione illegale di armi e munizioni e associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
Ecco i nomi:
Nicola Arena: assolto; Salvatore Arena: 13 anni e 4 mesi; Carmine Astorino: 6 anni e 8 mesi; Valerio Carpino (difeso dall'avvocato Luigi Falcone): 3 anni 4 mesi; Marco Cenerini: 4 anni e 8 mesi; Salvatore Cappa: 3 anni e 6 mesi; Gerolamo Ferrini (difeso dall'avvocato Luigi Falcone): 6 anni e 8 mesi; Caterina Gaetano: 3 anni e 6 mesi; Giusepe Geraldi: 10 anni e 8 mesi; Alessandro Giardino: 11 anni; Alfonsina Giardino: 4 anni e 8 mesi; Giovanni Greco: 13 anni e 4 mesi; Laura Guarino: assolta; Raffale Gualtieri: 6 anni e 8 mesi; Mirko Iannone: 18 anni; Danilo Loscavo: 2 anni e 4 mesi; Giuseppe Macchione: 5 anni e 5 mesi; Maria Pia Macrì (difesa dall'avvocato Luigi Falcone): assolta; Francesco Macrillò: 16 anni; Fiore Macrillò: 13 anni; Giuseppe Mancuso: 4 anni e 8 mesi; Antonio Manfredi (difeso dall'avvocato Francesco Severino): 2 anni e 4 mesi; Fabio Mannolo: 10 anni a 10 mesi; Francesco Mannolo: 2 anni; Giuliano Mannolo: 20 anni; Ivan Mannolo: 13 anni e 2 mesi; Rocco Mannolo: 20 anni; Rocco Marchio (difeso dall'avvocato Luigi Falcone): 9 anni e 4 mesi; Salvatore Martino: 4 anni e 8 mesi; Tommaso Mercurio: ordinario; Lucia Mirielli: 2 anni e 8 mesi; Angela Nicastro: 1 anno e 4 mesi; Antonio Nicoscia: 20 anni; Giacomo Pacenza: 4 anni e 8 mesi; Santo Claudio Papaleo: 20 anni; Leonardo Passalacqua: 16 anni e 8 mesi; Nicola Perri: 7 anni; Fabio Procopio: 12 anni e 8 mesi; Emanuel Ribecco (difeso dall'avvocato Luigi Falcone): 7 anni e 4 mesi; Domenico Riillo: 8 anni e 4 mesi; Francesco Riillo: 2 anni; Mirko Scarpino: 11 anni e 10 mesi; Antonio Scerbo: rito ordinario; Ida Maria Scerbo: 4 anni; Antonio Sestito: 20 anni; Ivan Stramandinoli: 2 anni; Martino Tarasi: 10 anni; Giuseppe Timpa: 16 anni e 4 mesi; Luca Vallone: assolto; Antonio Vasapollo: 6 anni e 8 mesi; Santo Vittimberga: 13 anni e 9 mesi; Marco Ignazio Zedda: 6 anni e 8 mesi
LE RICHIESTE
La richiesta dell'accusa dunque è per la pena massima a carico di Antonio Sestito, per il quale sono stati chiesti 26 anni di reclusione; seguono Santo Claudio Papaleo, Rocco e Giuliano Mannolo con 20 anni; chiesti 19 anni e 4 mesi per Giuseppe Timpa; 18 anni invece per Mirko Iannone, Ivan e Fabio Mannolo.
Chiesti 16 anni di carcere per Santo Vittimberga, Giuseppe Geraldi e Francesco Macrillò; 14 anni per Martino Tarasi, Leonardo Passalacqua e Salvatore Arena;
12 anni per Alessandro Giardino, Fiore Macrillò e Mirko Scarpino.
10 anni per Domenico Riillo, Natale ed Emanuel Ribecco, Fabio Procopio, Valerio Carpino, Giuseppe Macchione, Gerolamo Ferrini, Giuseppe Mancuso, Antonio Manfredi, Francesco Mannolo e Salvatore Martino.
9 anni chiesti per Nicola Perri, Danilo Loscavo e Raffaele Gualtieri;
8 anni per Carmine Astorino, Alfonsina Giardino, Rocco Marchio, Giacomo Pacenza, Luca Vallone ed Antonio Vasapollo.
6 anni ed 8 mesi per Marco Ignazio Zedda; 6 anni invece per Marco Cenerini, Laura Guarino, Maria Pia Macrì, Angela Nicastro e Francesco Riillo.
Chiesti 4 anni e 4 mesi per Salvatore Cappa;
4 anni per Caterina Gaetano, Lucia Mirielli, Ida Maria Scerbo e Ivan Stramandinoli.
Chiesta l'assoluzione, infine, per Giuseppe Pullano e Nicola Arena.
OPERAZIONE GOLGOTA
L'operazione "Golgota" scattata nel febbraio 2021 ha portato all'esecuzione di 36 misure cautelari in carcere nei confronti di altrettante persone, accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, porto e detenzione illegale di armi e munizioni e associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
L'inchiesta "Golgota" - coordinata dai sostituti procuratori Paolo Sirleo e Domenico Guarascio - è la costola di altre due indagini sulla criminalità organizzata a Isola Capo Rizzuto: "Jonny" e "Tisifone".
Al centro dell'attività investigativa, condotta dalla Polizia di Stato, alcuni esponenti della cosca di 'ndrangheta Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto e della famiglia Mannolo, appartenenti al ceppo dei "pecorari", attivi, in particolare, nel territorio di San Leonardo di Cutro.
L'indagine ha unito le risultanze investigative di due distinti filoni che poi, nel corso del tempo, si sono intrecciati consentendo di far luce su un ampio spaccato criminale del territorio della provincia crotonese.
Sono accusati di associazione mafiosa Salvatore Arena, Martino Tarasi, Antonio Sestito, Giovanni Greco e Giuseppe Timpa, tutti facenti parte, secondo quanto é emerso dall'inchiesta della Dda, del "locale" di Isola Capo Rizzuto, ognuno con un proprio ruolo ben definito.
Promotore e organizzatore dell'organizzazione criminale è considerato Salvatore Arena, appartenente all'articolazione degli Arena ceppo dei Cicala, figlio di Carmine Arena e nipote del capo storico della cosca, Nicola Arena, di 74 anni.
Salvatore Arena, secondo l'accusa, impartiva ai sodali le direttive strategiche e operative per il funzionamento del "locale".
Martino Tarasi è ritenuto tra gli organizzatori del "locale", alle dirette dipendenze di Arena, con il compito di sostenere la famiglia di Salvatore Cappa, detenuto per l'operazione "Aemilia", sia attraverso il pagamento delle spese legali che acquisendo immobili a Cutro appartenenti allo stesso Cappa e sottoposti a esecuzione immobiliare, al fine di assicurargli il rientro in possesso dei suoi beni.
Tarasi è accusato anche di essere dedito alla detenzione di armi e al traffico di stupefacenti tra Isola e la provincia di Bergamo.
Antonio Sestito è considerato un organizzatore, facente capo alle famiglie Arena e Gentile, uomo di fiducia di Tommaso Gentile con il quale imponeva slot machine ai locali pubblici di Isola Capo Rizzuto.
Sestito, secondo l'accusa, aveva un ruolo chiave nelle estorsioni da mettere in atto nel territorio di Isola, compresa l'imposizione ai commercianti dei grossisti ai quali fare riferimento.
Giovanni Greco è considerato un uomo di fiducia di Antonio Sestito, partecipe dell'associazione facente capo alle famiglie Arena e Gentile.
Si era sottoposto ai riti di affiliazione per l'ottenimento della "terza dote" prevista dal cursus honorum della 'ndrangheta.
Giuseppe Timpa, considerato anche lui uomo di fiducia di Sestito, è accusato di essere dedito alle estorsioni, al controllo delle slot machine ed alla commissione di danneggiamenti.
La complessiva attività investigativa ha consentito inoltre di accertare l'operatività di diverse associazioni sul territorio crotonese nel traffico di sostanze stupefacenti, con la movimentazione di decine di chili di droga in tutta Italia, e di delineare un vero e proprio spaccato di "storia criminale" degli ultimi anni della provincia di Crotone, caratterizzata da alleanze, rivalità e cambi di strategie.
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