Alle prime luci dell’alba di oggi, 10 settembre 2020, i Carabinieri della Compagnia di Locri, in Ardore (RC) e Bovalino (RC), hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Locri su richiesta della competente Procura della Repubblica, nei confronti di 23 soggetti (14 dei quali sarà ristretto in carcere, 6 sottoposti agli arresti domiciliari e 3 al divieto di dimora nei comuni di Ardore e Bovalino), indagati – a vario titolo – per Associazione per delinquere finalizzata all’organizzazione di delitti contro il patrimonio, quali estorsioni, ricettazioni, riciclaggi, furti e truffe, nonché contro la fede pubblica, l’ambiente ed in materia di stupefacenti, aggravati dalla disponibilità di armi.
In carcere è stato ristretto BERLINGERI Cosimo cl.84, BERLINGERI Francesco cl.66, FERARU Iulian Florin cl.86, BEVILACQUA Damiano cl.78, AMATO Davide cl.91, BEVILACQUA Roberto cl.81, BEVILACQUA Antonio Alessandro cl.93, BERLINGERI Francesco cl.01, BEVILACQUA Alessandro cl.90, LAVORATA Cosimo cl.85, BEVILACQUA Maurizio cl.71, BEVILACQUA Gianluca cl.93, AMATO Pierino cl.91, AMATO Attilio cl.63, mentre ai domiciliari (con divieto di comunicare con persone diverse dai familiari conviventi) sono stati sottoposti: BERLINGERI Salvatore cl.61, BEVILACQUA Rocco cl.60, BEVILACQUA Damiano cl.89, AMATO Mario cl.72, TODARELLO Bruno cl.62 e MARRAPODI Giuseppe cl.64. Infine, indagati destinatari della misura non detentiva dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria: B.D. cl.87, B.C. cl.87 e A.A. cl.01, residenti in Ardore e Siderno.
Il provvedimento restrittivo scaturisce da una complessa attività d’indagine, sviluppata dal novembre 2019 dalle Stazioni Carabinieri di Ardore Marina e Bovalino, coordinata costantemente dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Locri, i cui esiti hanno permesso di comprovare l’operatività di un gruppo criminale attivo nel territorio dei comuni locridei, riconducibile ad elementi appartenenti alle locali comunità rom – storicamente radicate sul territorio in posizione non conflittuale e non concorrenziale con la criminalità organizzata – che hanno pianificato e commesso delitti di rilevante gravità contro l’ordine pubblico, la persona, il patrimonio e la fede pubblica.
In particolare, l’attività investigativa ha consentito di delineare gli assetti interni della consorteria indagata, le responsabilità dei singoli associati in ordine all’organizzazione ed alla pianificazione dei delitti, alla scelta delle vittime ed alle modalità di attuazione. Inoltre, sono in corso approfondimenti volti ad indagare cointeressenze e contatti esistenti con le locali cosche di ‘ndrangheta.
Nell’inchiesta, i cui esiti sono compendiati nell’informativa dei citati comandi stazione, depositata nel luglio u.s., sono ricostruiti e documentati la molteplicità di episodi criminosi di rilievo, dai furti in abitazione, alla ricettazione, dallo spaccio di sostanze stupefacenti (eroina e cocaina), alla detenzione abusiva di armi e munizioni, dallo smaltimento illecito di rifiuti (materiali di risulta, pericolosi e speciali), alle truffe con sottrazione di mezzi da lavoro, di motoveicoli, di ciclomotori, di equini, anche con la partecipazione di soggetti di minore età e con la disponibilità di armi, perpetrati nei comuni di Ardore, Bovalino, Bianco, Brancaleone, Caulonia, Locri, Marina di Gioiosa Jonica, Roccella Jonica, San Luca, Sant’Ilario dello Jonio e Siderno.
Il gruppo oggetto di indagine, che aveva base operativa nei complessi popolari di Bovalino, in via Nuova e di Ardore, in via Verdi, era capeggiato da BERLINGERI Cosimo cl.84, promotore ed organizzatore dell’associazione, che coordinava le attività illecite del sodalizio criminale, affiancato dallo zio BERLINGERI Francesco cl.66, alias “Cicciu u Zingaru”, rispettivamente nipote e fratello di BERLINGERI Nicola cl.65, assassinato e rinvenuto cadavere nel comune di Ardore nell’aprile 2012, indicato in altre operazioni di p.g. come a capo della “Cosca degli Zingari”.
Con riferimento ai reati di truffa, l’associazione sfruttava siti di annunci online per individuare la merce ed “agganciare” le vittime (in alcune occasioni genitori costretti a vendere i propri beni per poter curare i figli affetti da gravi patologie). Riusciva, con artifizi e raggiri, a sottrarre o a farsi consegnare i beni in vendita, che, successivamente, rivendeva nel mercato nero o nel web.
Diversi furti in abitazione sono stati ricostruiti, avviando le investigazioni dalle denunce presentate da privati cittadini, vittime dei reati predatori della comunità rom, specificatamente nelle ore notturne.
Il gruppo delinquenziale era solito guadagnare profitti anche dalla vendita al dettaglio di sostanze stupefacenti del tipo eroina e cocaina. In particolare, le droghe erano occultate in intercapedini ricavate nei sottoscala e nelle pertinenze del complesso residenziale pubblico di Bovalino, utilizzato come base operativa, da dove veniva prelevato e ceduto agli acquirenti su richiesta.
Le indagini condotte dai Carabinieri, supportate anche da attività tecnica, hanno consentito, inoltre, di individuare e riscontrare la presenza di armi nella disponibilità del sodalizio criminale. In particolare, BERLINGERI Cosimo unitamente all’indagato FERARU Iulian Florin, maneggiavano le armi anche in presenza dei bambini di età prescolare (4-5 anni).
Nel maggio scorso, una mirata attività condotta dai militari del Gruppo Carabinieri di Locri, collaborati dalla Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria, ha permesso di sequestrare armi perfettamente funzionanti, in ottimo stato di conservazione, e di procedere all’arresto del responsabile MARRAPODI Domenico, fratello di Giuseppe.
Molteplici i reati ambientali commessi dagli odierni indagati, che dietro compenso in denaro, effettuavano recuperi di rifiuti di vario tipo, dal materiale di risulta ai rifiuti pericolosi e speciali che, privi di alcuna autorizzazione e non curanti delle normative vigenti, smaltivano illecitamente anche in aree protette da vincoli paesaggistici ed ambientali (torrenti e valloni) con grave pregiudizio per l’ambiente e conseguente grave rischio idrogeologico.
Non ultimo, gli indagati si rendevano responsabili di maltrattamenti di animali. Sono stati documentati episodi nei quali hanno legato animali con violenza, mettendogli una corda al collo, li sollevavano per poi scaraventarli a terra, ove venivano colpiti con ripetuti calci dai figli minori. In un’altra occasione, dopo aver maltrattato delle galline, le gettavano vive in pasto ad un gruppo di cani chiusi in un recinto per osservare la scena.
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