La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso proposto dalla procura distrettuale di Catanzaro nei confronti di Paolo Careglio, accogliendo nel contempo le argomentazioni dell’avvocato Giuseppe Bagnato difensore dell’imputato. Il 39enne di Briatico era stato sottoposto a fermo nell’ambito dell’operazione Maestrale-Carthago, scattata nel maggio del 2023, poiché gravemente indiziato del reato di tentata estorsione pluriaggravata dalle modalità mafiose. I fatti risalgono al gennaio del 2022, allorquando gli inquirenti ipotizzano che Paolo Careglio avrebbe fatto visita ad una ditta che stava eseguendo dei lavori nei pressi dell’edificio adibito a sede della Protezione Civile nel comune di Briatico. In seguito alla denuncia della parte offesa e delle riprese delle telecamere di sorveglianza del luogo, veniva ricostruita la vicenda nella forma del tentativo di estorsione ambientale.
In sede di convalida del fermo, il G.I.P. – così per come prospettato dalla difesa – non riteneva raggiunta la soglia della gravità indiziaria per ritenere provata la contestazione estorsiva e quindi scarcerava l’indagato. La Dda impugnava la decisione del G.I.P. al Tribunale della Libertà chiedendo l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di Paolo Careglio. All’udienza fissata per la decisione, il Tribunale della Libertà rigettava, quindi, l’appello del pubblico ministero, confermando la decisione del G.I.P.
Avverso il provvedimento del Riesame, la Procura distrettuale ha poi proposto un articolato ricorso in Cassazione contestando la decisione adottata. La Corte di Cassazione ha quindi accolto il ricorso della Procura rimandando gli atti al Tribunale del Riesame di Catanzaro per una nuova e più approfondita valutazione. L’avvocato Giuseppe Bagnato ha depositato una corposa memoria con allegata documentazione al Riesame, al fine di dimostrare come i principi sanciti dalla pronuncia della Suprema Corte, con riferimento alla cosiddetta estorsione ambientale, non potessero operare nel caso concreto poiché la condotta contestata a Paolo Careglio, che si sarebbe estrinsecata in una visita al cantiere con richiesta di informazioni, non fosse bastevole ad integrare il reato estorsivo, neanche di natura ambientale, perché priva di richiesta di un ingiusto profitto con altrui danno. Il Tribunale della Libertà, sciogliendo la riserva, ha così nuovamente rigettato l’appello proposto dalla Procura, lasciando in libertà Paolo Careglio.
Avverso tale decisione la Procura distrettuale di Catanzaro proponeva nuovamente ricorso per cassazione, che in questo caso veniva rigettato con conseguente definitività del giudicato favorevole nei confronti di Paolo Careglio, che rimane in libertà. Nell’ambito del processo con rito abbreviato Paolo Careglio è stato condannato alla pena di 3 anni a fronte di una richiesta di 8 anni di reclusione.
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