Operazione Olimpo, Gratteri: "La 'ndrangheta controllava in modo capillare attività alberghiere e turistiche nel Vibonese"

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images Operazione Olimpo, Gratteri: "La 'ndrangheta controllava in modo capillare attività alberghiere e turistiche nel Vibonese"
Da sinistra: Fausto Lamparelli, Francesco Messina, Nicola Gratteri, Gianni Albano
  26 gennaio 2023 13:43

di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA

"Con questa indagine crediamo di aver dimostrato la sintesi un sistema capillare sistematico di controllo da parte della 'ndrangheta di tutte la attività alberghiere e turistiche della provincia di Vibo e della costa tirrenica con epicentro Tropea e i paesi limitrofi".

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Sono le parole del procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, nel corso della conferenza stampa svolta questa mattina presso la sede della Procura.

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"56 arresti di presunti innocenti attinti in varie regioni d'Italia con epicentro nella provincia di Vibo Valentia. Una provincia ad alta densità mafiosa e massoneria deviata come quella di Crotone. Da sempre abbiamo investito con personale di primissimo piano - afferma - a la presenza oggi qui delle strutture centrali dimostra l'importanza di questo lavoro e la vicinanza alla Procura di Catanzaro con l'apporto di mezzi e personale che è raddoppiato negli ultimi anni".

Poi spiega: "E' un'indagine dove ci sono prove di colpevolezza, non gravi indizi, grazie ad intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche. Parlo di prove perchè il corpo dei capi d'imputazione sono la voce degli arrestati di questa notte. Oltre ad averlo riscontrato con prove oggettive e sequestro di beni".

E ancora: "La 'ndrangheta chiedeva la tangente per qualsiasi tipo di attività che riguarda la struttura turistica, dai trasporti degli autobus alla fornitura dei generi alimentari, oltre a controllare il porto di Tropea. Tangenti mensili che alcuni imprenditori pagavano fino a 20mila euro al mese.

Dal canto suo, Francesco Messina, direttore centrale Anticrimine della Polizia di Stato spiega: "Un'attività complessa che ha visto impiegati non solo i reparti territoriali competenti ma anche in presa diretta gli uomini del servizio centrale operativo che hanno contribuito fattivamente ad una squadra operativa.

Messina parla di uno "spaccato particolarmente significativo di una 'ndrangheta fortissima dal punto di vista militare ed economico. Una dimostrazione di questo sta nel riuscire ottenere la cessione della libertà economica da parte di imprenditori. Imponeva una massiva attività di estorsione alla quale ovviamente non corrisponde nessuna denuncia sul territorio e la capacità di incidere sul profilo militare è fortissimo e soprattutto l'enorme accumulo di beni materiali e immobiliari che arricchisce l'organizzazione sulla base dell'agire mafioso è riconosciuto sul territorio. Questa indagine dimostra che l'azione di contrasto verso le organizzazioni criminali  potenti come la 'ndrangheta che ora è la più potente, si può fare solo se si agisce in contemporanea su due piani. 250 milioni di euro posti a sequestro sulla base delle indagini anche della polizia giudiziaria danno l'idea chiarissima non di infiltrare ma di possedere il territori. Ci sono i Mancuso e profili che portano all'estero e alla pubblica amministrazione".

Poi fa sapere che "hanno lavorato anche i Sisco, strutture esclusivamente a disposizione della magistratura sulla criminalità organizzata. La Sisco era la vecchia Criminal pool sciolta dalla direttiva Napolitano quando era ministro dell'Interno".

Subito dopo, Fausto Lamparelli, direttore del Servizio centrale operativo (Sco) aggiunge: "Si osserva il grado di infiltrazione della 'ndrangheta oltre che nell'ala militare anche su altri campi. Pensate che dirimono perfino dissidi di carattere privato sul territorio, ciò vuol dire che non ci si rivolge alle istituzioni. Parliamo di una costa controllata fattivamente da più cosche anche nell'apparato amministrativo. Le indagini servono per cercare di eradicare il fenomeno e colpire l'ala militare affaristica a imprenditoriale dell'organizzazione.

Mentre, Gianni Albano, dirigente della squadra mobile di Vibo Valentia afferma che "per poter lavorare serenamente bisognava mettersi a posto con la famiglia della zona e la possibilità di investire i proventi illeciti non conosce limiti e confini: B&B e simili ma anche attività di contraffazione di vini che venivano comprati in Puglia sui cui venivano applicate etichette al fine di venderli per vini di qualità diversa. inoltre, le famiglie erano interessate alla ricettazione e riciclaggio di mezzi d'opera con trasbordo degli stessi verso l'estero".  

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