di PAOLO CRISTOFARO
L'operazione "Olimpo", chiusa due giorni fa dalla Dda di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, con numerosi arresti, per svariati reati, di persone legate ai clan vibonesi, ha gettato luce su un grosso affare nel territorio di Squillace del quale abbiamo già parlato su "La Nuova Calabria" (LEGGI QUI). In particolare, tale Vincenzo Calafati, considerato dagli inquirenti come uomo legato alle compagini malavitose del Vibonese, d'accordo anche con l'ex dirigente della Regione Calabria Pasquale Anastasi (anche lui indagato), avrebbe portato avanti l'intenzione di realizzare un immobile turistico da 350 camere nel territorio di Squillace Lido, su un appezzamento di terreno a ridosso del mare di circa 120mila metri quadri. Nell'affare, come indicano gli atti dell'inchiesta siglati dal Gip Chiara Esposito, i due avrebbero voluto trascinare anche Giancarlo Pittelli, noto penalista catanzarese, ex senatore in quota Forza Italia, finito nei guai nell'operazione "Rinascita-Scott". Ma il terreno in questione non è nuovo agli onori della cronaca. Sulla nostra testata ne avevamo parlato in tempi non sospetti e la vicenda s'incrocia anche con la politica comunale di Squillace.
LA LOTTIZZAZIONE E LA CONVENZIONE IN SOSPESO - La lottizzazione del terreno in questione era in realtà di proprietà della società "Rive del Principe", che con il Comune di Squillace aveva elaborato una convenzione per costruirvi, anni addietro, una struttura ricettiva. Il progetto non era mai partito per una serie di questioni di ordine tecnico che non si sono mai risolte tra "Rive del Principe" e l'Ente comunale. La proposta di proroga della convenzione aveva tentato di portarla in consiglio comunale, il 19 gennaio 2016, la giunta del sindaco Pasquale Muccari (rieletto nel 2019), ma non era passata per insufficienza di voti ed era stata ritirata.
Alcuni dei consiglieri avevano avanzato serie perplessità tecniche sulla convenzione, che a parer loro andava rivista e aggiornata. Stando a quanto aveva riferito alla stampa, in un'intervista del 2018, l'ex assessore comunale Giusy Ciciarello, vi era l'intenzione di prorogare senza apportare modifiche alla convenzione (deliberata nel lontano 2006). "Agli atti erano stati depositati solo l'istanza della società e la delibera della convenzione del 2006. Nessuna proposta di modifica è stata avanzata né all'ordine del giorno erano previste", riferiva Ciciarello. Perplessità gravi erano state palesate anche dall'allora consigliere Domenico Passafaro, che era stato anche membro dell'ufficio tecnico comunale, così come dal consigliere d'opposizione Franco Scicchitano.
IL COMMISSARIO PREFETTIZIO, LA PROROGA REVOCATA SUBITO E IL RICORSO AL TAR - Ad agosto 2018 l'amministrazione Muccari cade, anche per dissidi interni alla stessa maggioranza, da alcuni mesi agonizzante. A Squillace viene nominato il commissario prefettizio, Giuseppe Belpanno. Dopo circa sei mesi di gestione commissariale, il 20 febbraio 2019, Belpanno proroga la convenzione tanto discussa, accendendo polemiche politiche sul fatto che un commissario prefettizio avesse deciso di prorogare una convenzione che aveva visto discussioni accese in consiglio negli anni precedenti e che gli allora organi politici avevano deciso di non prorogare senza modifiche. A distanza di un giorno circa, forse anche per gli articoli di giornale apparsi tempestivamente, Belpanno fa dietrofront e revoca la proroga alla convenzione. A quel punto la società "Rive del Principe" fa ricorso al Tar. La sentenza della seconda sezione (presidente Nicola Durante) dà ragione agli appellanti, annullando la revoca. Convenzione dunque di fatto prorogata, ma ad oggi senza esiti progettuali (almeno per quanto ci risulta). Stando agli atti dell'operazione Olimpo, all'incirca nello stesso periodo sfumavano i progetti di Calafati e Anastasi su Squillace, i cui interessi si sarebbero rivolti poi invece su un villaggio turistico di Pizzo nel Vibonese.
IL TENTATIVO DI COINVOLGIMENTO DI PITTELLI E GLI INTERROGATIVI SUL COMUNE - Nelle carte della Dda riferite all'operazione Olimpo, gli inquirenti scrivono che "in una conversazione captata l'11 maggio 2017, il Calafati e l'Anastasi parlavano della necessità di coinvolgere nell'affare l'avvocato Giancarlo Pittelli, soggetto che poteva garantire l'aggancio con le consorterie locali". Inoltre, sempre negli atti firmati dal Gip Chiara Esposito, si legge che "i due si accordavano sulla strategia di estromissione dei Celi", riferendosi cioè all'impresa catanzarese interessata al terreno. Nulla a questo punto può provare il coinvolgimento effettivo dell'avvocato Pittelli e gli eventuali rapporti (se mai vi siano stati) tra gli interessati e la gestione comunale.
Negli atti dell'operazione Olimpo nulla compare a riguardo. Qualcosa di significativo potrebbe essere apparso in altri incartamenti, cioè in quelli dell'inchiesta per corruzione e concussione che mesi fa ha travolto il Comune di Squillace. Ma in quel caso tutti gli indagati sono stati assolti per via di quasi un anno di intercettazioni (quelle relative al periodo successivo al febbraio 2017) dichiarate non valide dal Gup, Gabriella Pede, per via delle mancanti proroghe che i magistrati avrebbero dovuto firmare per continuare l'attività investigativa e che invece non c'erano. Intercettazioni invalidate e, dunque. non utilizzabili. Perciò questi interrogativi sono destinati a rimanere senza risposta.
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