di EDOARDO CORASANITI
Parole già sentite e che ritornano spesso nelle formule assolutorie dei giudici: "L'accusa è fumosa, priva di qualsiasi connessione concreta". E' toccato a Giuseppe Pitaro, avvocato, ex sindaco di Torre Ruggiero, un piccolo comune della provincia di Catanzaro finito al centro del blitz della Dda di Catanzaro e denominato "Orthrus", dal nome dell'animale mitologico bicefalo, scelto non a caso per indicare la biforcazione delle cosche di 'ndrangheta nel territorio delle Serre catanzaresi: gli Iozzo e i Chiefari, descritti nelle accuse come organizzazioni dedite al comando di quella zona. Almeno nella ricostruzione della Procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri.
Le motivazioni della sentenza emessa il 27 settembre 2021, 14 condanne e 9 assoluzioni in abbreviato, riporta una fotografia un po' più sgonfiata. Dove viene confermata l'esistenza della cosca Iozzo essendo emersi "tutti i caratteri costitutivi dell'associazione mafiosa" (con condanne pesanti per Giovanni Giuseppe Iozzo a 7 anni e 8 mesi e Raffaele Iozzo: 19 anni, 3 mesi e 10 giorni, ritenuti al vertice del consorzio criminale) , scrive la giudice Gabriella Logozzo, per poi smontare il resto sugli imputati che portano il cognome Chiefari: " Gli elementi evidenziati dall'accusa non sono in alcun modo idonei a delineare la sussistenza di una condotta partecipativa al sodalizio in questione, che non sia il mero legame parentale con i vertici dello stesso. Non è infatti emerso il loro apporto concreto alla vita ed al rafforzamento del vincolo, ben potendosi la loro opera essere connessa esclusivamente all'andamento della società agli stessi riferibile, e di cui sono solo formalmente intestatari". La giudice parla degli imputati Nicola Chiefari , Giuseppe Chiefari e Domenico Chiefari (difesi dagli avvocati Vincenzo Cicino, Giovanni Russomano, Guido Contestabile). Sono tutti figli di Antonio Chiefari, boss di 'ndrangheta, ma non per questo assoggettati a regole criminali, a logiche 'ndranghetistiche, a dinamiche di estorsioni-appalti illeciti-spaccio-minacce e tutto il circuito. Essere figli di qualcuno, insomma, non provoca un automatismo criminale e di appartenenza. Serve qualcosa in più, le prove.
Lo stesso vale per Vito Chiefari (difeso dall'avvocato Vincenzo Cicino) accusato di aver fornito il suo contributo associativo partecipando alle attività economiche ed imprenditoriali della famiglia. Per la giudice, invece, non si può ritenere provato la condotta di partecipazione per la povertà degli elementi raccolti, tenuto conto "dell'assenza di una formale affiliazione o comunque della esteriorizzazione di condotte concrete illecite e del correlato metodo mafioso, dell'assoluta carenza di specifiche ed individualizzanti propalazioni accusatorie dei numerosi collaboratori di giustizia - che hanno riferito nel dettaglio nelle dinamiche del potere mafioso nel territorio - e della scarsa evidenza probatoria emerse dall'attività di intercettazione telefonica relative alla sua posizione".
Altre posizioni: assoluzioni importanti sul piano della partecipazione alla cosca mafiosa anche per Stefano Pasquino (difeso dall'avvocato Fabio Tino), Marco Catricalà ( difeso dall'avvocato Stefano Nimpo), Stefano Dominelli (avvocati Fabrizio Costarella e Domenico Pasceri), Andrea Maida (avvocati Giovanni Merante e Antonio Stivala), Marta Sanginiti (avvocato Saverio Nicola Loiero), Claudio Marchese (avvocato Vincenzo Savaro).
Ma il capitolo più importante della vicenda si gioca sul ruolo dell'ex sindaco Giuseppe Pitaro, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa per aver chiuso in una cassaforte del palazzo comunale un’interdittiva antimafia relativa ai Chiefari, accompagnato durante un comizio elettorale con un presunto esponente della cosca, affidato un lavoro ad esponenti della cosca. La Procura di Catanzaro, come ricordato in conferenza stampa da Nicola Gratteri, aveva chiesto l'arresto, misura negata prima dal gip e poi dal Riesame. Tre le circostanze contestate e smentite dalla ricostruzione della difesa di Pitaro (avvocati Vincenzo Ioppoli, Vittorio Ranieri, Giovanni Canino) che hanno convinto la giudice: "Gli elementi valorizzati dall'accusa evidenziano senza dubbio una anomala contiguità dell'imputato agli interessi della famiglia Chiefari ed ai suoi membri, ma non consentono di circoscrivere una condotta concreta e specifica suo a carico, né di delineare la sinallagmaticità del rapporto sussistente tra le due parti". Sull'appoggio elettorale del 2011: se da una parte è acclarato, dall'altra non è emerso alcun profilo di illiceità nel sostegno manifestato . Né è stata evidenziata agli atti alcuna anomalia della procedura di assunzione di Chiefari alle dipendenze del Comune". E ancora: "Risulta poi del tutto fumosa e priva di qualsivoglia addentellato concreto l'ipotesi accusatoria secondo cui l'imputato, in virtù di un patto, si sarebbe impegnato ad avvantaggiare il gruppo criminale in questione. Così come per la vicenda dell'interdittiva antimafia tenuta in cassaforte: nessun testimone ha affermato che Pitaro ne fosse a conoscenza. Nè per questi, né per altri elementi, dunque, la prova è dimostrata: Pitaro è assolto, nonostante la Procura avesse chiesto 6 anni di reclusione.
LA SENTENZA:
Chiefari Domenico, difeso dall'avvocato Vincenzo Cicino e Giovanni Russomanno: ASSOLTO
Chiefari Giuseppe, difeso dall'avvocato Vincenzo Cicino e e Giovanni Russomanno: ASSOLTO
Chiefari Nicola: difeso dall'avvocato Vincenzo Cicino e e Giovanni Russomanno: ASSOLTO;
Chiefari Pietro Antonio, difeso di fiducia dall'avvocati Guido Contestabile e Giovanni Russomanno: ASSOLTO
Chiefari Vito: difeso dall'avvocato Ciccino: ASSOLTO;
Daniele Alexander "Sasha", difeso dall’avvocato Salvatore Giunione: 8 anni e 8 mesi;
Dominelli Stefano, Difeso di fiducia dagli avvocati Fabrizio Costarella e Domenico Pasceri: ASSOLTO;
Fabiano Damiano, difeso dall'avvocato Vincenzo Cicino e Sabrina Apollinaro: 8 anni;
Garieri Mario Salvatore, difeso di fiducia dall'avv. Domenico Emanuele del Foro di Catanzaro: ASSOLTO;
Iozzo Giovanni Giuseppe, difeso di fiducia dagli avvocati Ierardi Antonio, del Foro di Crotone e Stefano Nimpo: 7 anni e 8 mesi;
Iozzo Raffaele: 19 anni, 3 mesi e 10 giorni
Maida Andrea, difeso di fiducia dagli avvocati Giovanni Merante e Antonio Stivala del Foro di Catanzaro: 2 anni, 5 mesi e 10 giorni;
Maiolo Antonio, difeso di fiducia dagli avv.ti Luigi Gullo e Giovanni Vecchio del Foro di Cosenza: 7 anni e 8 mesi;
Marchese Claudio, difeso di fiducia dall'avvocati Vincenzo Savaro: ASSOLTO;
Pasquino Stefano, difeso dall'avvocato Fabio Tino: 2 anni;
Pitaro Giuseppe, difeso dall'avvocato Vincenzo Ioppoli, Giovanni Canino e Vittorio Ranieri ASSOLTO;
Rei Antonio: Bellino, difeso di fiducia dall'avvocato Giovanni Russomanno: 2 anni , 2 mesi e 20 giorni;
Russo Salvatore, difeso di fiducia dall'avvocato Salvatore Staiano, 8 anni, 5 mesi e 10 giorni;
Sanginiti Marta, Difesa di fiducia dall'avvocato Saverio Nicola Loiero 8 mesi;
Romeo Fabio, difeso dall'avvocato Saverio Loiero: 4 mesi
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