Un vero e proprio fortino per l'inquinamento ambientale. La descrizione proviene dalla conferenza stampa dell'operazione "Quarta chiave", il blitz della Dda di Catanzaro che questa mattina ha portato all'emissione di 29 misure cautelari: 15 in carcere e 14 ai domiciliari. Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, in particolare dei reati di “Attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti”, oltre che “Furto aggravato” e “Violazione di Sigilli”.
Le indagini hanno consentito di documentare l’esistenza, all’interno del sito di Scordovillo, di una vera e propria realtà imprenditoriale che, in violazione delle norme di settore, era dedita alla raccolta e trasporto di rifiuti presso ditte specializzate nella preparazione e riciclo di rottami ferrosi che, a loro volta, ricevevano illecitamente i carichi conferiti.
Durante la conferenza, il primo ad intervenire è stato il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri: "Abbiamo toccato un'organizzazione dedita a smaltire rifiuti in modo illegale da decenni. Molti degli odierni indagati hanno l'aggravante della reiterazione. Per loro è normale delinquere e inquinare ettari ed ettari di terreno. Per loro è normale incendiare rifiuti tossici, come accaduto nel 2018. Questa indagine è stata curata nei dettagli da parte dei carabinieri di Catanzaro e Lamezia, riuscendo a documentare con riprese e intercettazioni la reiterazione dei reati, in spregio a tutte le norme a tutela dell'ambiente. Abbiamo assistito a fenomeni di continuo inquinamento. C'era un fortino in mano a gruppi di persone - che non voglio criminalizzare in modo generico- dedite ai reati di inquinamento ambientale. Alcune porzioni di territorio sono contaminate anche da metalli pesanti in modo irreversibile. Devo dare merito alla grande sensibilità dei carabinieri".
Il colonnello Antonio Montanari: "Questa indagine nasce dall'esigenza di fare luce su una serie di episodi che si sono verificati nell'area del campo di Scordovillo. Vi erano ditte compiacenti che si prestavano allo smaltimento per avere delle utilità. Stamattina ci siamo presentati al campo rom con oltre 300 carabinieri per eseguire le misure".
Il procuratore aggiunto vicario Vincenzo Capomolla: "Sono state emesse 29 misure cautelari. Siamo di fronte a reati che generano molto allarme sul piano ambientale e igienico e sanitario. L'attività di smaltimento di rifiuti pericolosi e non viene organizzata vicino all'ospedale grazie all'aiuto di ditte compiacenti che si prestano ad attività illegali nel conferimento, trasporto e deposito di rifiuti, utilizzando documenti contraffatti sulla tracciabilità. Si tratta di un'indagine che richiede grandi competenze tecniche per scoprire i reati dissimulati. Il trattamento dei rifiuti avveniva attraverso uno spregiudicato ricorso alla combustione nonostante l'area sia molto vicina all'ospedale. Il campo è totalmente sotto il controllo della comunità insediata ed è molto difficile effettuare controlli ed attività di indagine all'interno".
Per il Maggiore Bruscia, responsabile del comando di Lamezia: "L'indagine si è sviluppata con tecnologie avanzate. Abbiamo documentato un'attività costante di notte e di giorno. Sono state sequestrati 14 mezzi, due ditte individuali e 4 società lametine che sfruttando le loro autorizzazioni immettevano nel mercato nero i rifiuti procurati loro dai rom".
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"Il nome "quarta chiave" riprende il filo di un discorso da un intervento dell'allora ministro alle Politiche sociali, Fabrizio Barca, che individua quattro chiavi di volta per l'emersione delle zone più degradate. L'inquinamento del territorio è importante anche delle falde acquifere. Emerge un'attività imprenditoriale volta non solo allo smaltimento di materiale ferroso e rame, auto e cavi. Tutto questo materiale viene spacchettato, la parte utile va a ditte compiacenti, quella da smaltire data alle fiamme", sono state le parole del colonnello Molinari, responsabile del gruppo di Lamezia Terme.
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