"Operazione Scirocco", Capomolla: "Traffico illecito di rifiuti, inquinamento ambientale e frode nelle pubbliche forniture"

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images "Operazione Scirocco", Capomolla: "Traffico illecito di rifiuti, inquinamento ambientale e frode nelle pubbliche forniture"

  04 marzo 2024 16:33

di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA

"Traffico illecito di rifiuti, inquinamento ambientale e frode nelle pubbliche forniture".

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A renderlo noto è questa mattina in conferenza stampa il procuratore vicario della Procura della Repubblica di Catanzaro Vincenzo Capomolla parlando dell'operazione Scirocco in cui sono indiziate 18 persone (4 in custodia cautelare in carcere, 13 in custodia cautelare domiciliare ed 1 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria). 

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Una vasta operazione nelle province di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia, eseguita dai militari del Nucleo Operativo Centrale e Cooperazione Internazionale del Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica, del Nucleo Operativo Ecologico di Catanzaro e del Gruppo Carabinieri Forestali di Catanzaro, supportati in fase esecutiva da militari dei Comandi Provinciali Carabinieri di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia, nonché dall’8° Nucleo Elicotteri CC di Vibo Valentia, che hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare personale e reale emessa dal Gip presso il Tribunale di Catanzaro, su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia gravemente indiziate a vario titolo dei reati di associazione per delinquere, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, inquinamento ambientale e frode nelle pubbliche forniture.

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Tra i reati contestati vi è un tentativo di estorsione aggravato dalla modalità mafiosa nei confronti di un dipendente di una società, il quale avrebbe subito una minaccia da parte di esponenti della consorteria di ‘ndrangheta locale, su commissione del proprio datore di lavoro, al fine di farlo desistere dall’intraprendere iniziative sindacali finalizzate all’ottenimento di spettanze stipendiali dovutegli.

Nei confronti di altri 12 soggetti, di cui 4 funzionari di enti locali, sono state emesse informazioni di garanzia. Il provvedimento prevede, inoltre, il sequestro preventivo delle quote e del compendio aziendale di 6 società con sede nella Provincia di Catanzaro da affidare ad amministratori giudiziari nominati dall’A.G. Il valore complessivo delle aziende ammonta ad oltre 10 milioni di euro.

La Direzione Distrettuale Antimafia ha altresì ipotizzato la responsabilità amministrativa prevista dal D.Lgs. 231/2001.

"Si è andati oltre l’apparenza di un mal funzionamento generico dei depuratori e si è riusciti ad approfondire fatti che hanno consentito di inquadrare tutto in un contesto associativo rappresentato dalla strategia imprenditoriale di chi gestisce i depuratori in tutte e 5 le province.

Po dice: "Dopo essere riusciti ad accaparrarsi le gare d'appalto con ribassi incredibili nella prospettiva di non svolgere tutto ciò che era richiesto con risparmi a discapito della tutela dell’ambiente determinando sversamenti che determinavano un danno ambientale. Nella prospettiva di ulteriori vantaggi conseguiti in attività di manutenzione che pur facendo parte dei capitolati del contratto venivano richiesti a parte nella pubblica fornitura e tutto ciò che che seguiva lo smaltimento i fanghi ne derivavano. Tutto ciò avveniva illecitamente in 34 depuratori nelle 5 province calabresi".

Il generale Fernando Nazzaro, comandante per le Tutela ambientale e sicurezza energetica spiega che "la straordinaria sinergia del gruppo forestale di Catanzaro ha dato i suoi frutti. Queste ditte si erano aggiudicate la gara d’appalto dei depuratori con ribassi consistenti in taluni casi del 54 per cento. Tutto ciò ha comportato l’abbattimento dei costi di gestione omettendo interventi di manutenzione e quindi lo sversamento di acque reflue sul suolo e nei corsi idrici ricettivi e/o sversamenti in mare. Altre volte attraverso i fanghi di depurazione il prodotto finale del processo di lavorazione delle acque reflue che dovrebbero essere conferiti in impianti ad hoc. Qui abbiamo rilevato la falsificazione della documentazione d’accompagnamento dei rifiuti. Numerosissimi inquinamenti ambientali per omessi interventi manutentivi. Mentre, sulle frodi abbiamo accertato che sono stati pagati servizi non dovuti. Queste società hanno richiesto il pagamento di quelle prestazioni e qui abbiamo rilevato qualche negligenza da parte di alcune amministrazioni comunali mentre alcuni uffici tecnici hanno negato il pagamento".

Colonnello Giovanni Misceo, comandante regionale dei carabinieri forestali osserva che l’indagine "punta su un caso di frode e reato ambientale e tutto ciò dimostra che la gestione illecita di rifiuti può coincidere con l’ inquinamento ambientale con effetti deleteri sull’ambiente e sulla salute e sui cittadini". 

Hanno partecipato anche il tenente colonnello Giovanni Pellegrino, comandante reparto operativo di Roma; Antonio Mancini, comandante Gruppo Tutela Ambiente e Transizione Ecologica e Donatello Cirillo, comandante gruppo forestale di Catanzaro

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