Ordini, associazione e cittadini: 80 firme per chiedere alle Asp di potenziare i Consultori in Calabria

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images Ordini, associazione e cittadini: 80 firme per chiedere alle Asp di potenziare i Consultori in Calabria

  01 marzo 2021 12:06

di CLAUDIA FISCILETTI

Sono stati circa 80, tra associazioni, Fondazioni, Ordini e comitati dei cittadini, a sottoscrivere la lettera in cui si richiede il potenziamento e, in alcuni casi, la riapertura dei Consultori familiari in Calabria, indirizzata ai Commissari straordinari delle Aziende Sanitarie Provinciali. La richiesta è nata a seguito del webinar tenutosi lo scorso 16 febbraio, organizzato da "Donne e Diritti" e "Comunità Competente", che ha aperto l'occasione per riflettere proprio sul "valore culturale dei Consultori familiari" in vista dei futuri "atti aziendali" che i Commissari dovranno elaborare entro 50 giorni.

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Nel corso del webinar, poi, si è sottolineato come anni di "Piano di rientro", con il blocco del turnover, abbiano avuto come effetto quello di svuotare i Consultori del personale, favorendo una cultura definita nella lettera "ospedalocentrica" che ha messo in crisi il ruolo delle "Strutture sociosanitarie territoriali intermedie" e ha intasato gli ospedali. In quest'ottica, i circa 80 firmatari, rammentano nella missiva che è previsto da leggi nazionali e regionali, oltre che dal Progetto Obiettivo Materno Infantile (POMI), che il Consultorio familiare "deve svolgere le sue attività in locali ben definiti, con una dotazione di personale precisa e strumentazione ad hoc", inoltre: "l'accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010 stabilisce la presenza di un Consultorio h12 laddove è stato soppresso un Punto nascita, come, purtroppo, si è verificato in moti territori della nostra Regione". I firmatari ricordano anche che, tra le varie figure professionali che compongono il Consultorio (assistente sociale, ginecologo, infermiere professionale, ostetrica, pediatra e psicologo) e che offrono assistenza gratuita al singolo, alla coppia, alla famiglia, ai gruppi sociali, "l'equipe del Consultorio, a nostro parere, deve avvalersi, in qualità di consulenti, di altre figure professionali quali il mediatore linguistico-culturale, il legale, il neuropsichiatra infantile, l'andrologo, il genetista".

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Le associazioni firmatarie, poi, nella lettera espongono anche un quadro di quella che è la situazione attuale dei Consultori: "Lo stato in cui versano in questa sciagurata Regione è desolante: da alcuni anni in qua, i Consultori sono stati in gran parte smantellati e, laddove sono ancora esistenti, si è andato progressivamente snaturando il loro ruolo centrale come servizi di prevenzione e accoglienza delle istanze territoriali, la loro natura socio-sanotaria, laica, libera e gratuita; le figure professionali presenti risultano inferiori agli standard previsti; i pochi psicologi rimasti in servizio sono talmente assorbiti dalle numerose prestazioni richieste dagli Uffici Giudiziari, con ciò dovendo, di fatto, sacrificare le attività prettamente consultoriali, lo stesso dicasi per le assistenti sociali e le ostetriche". E, ancora, si legge: "I ginecologi sono nella quasi totalità "obiettori di coscienza" e ciò determina un disservizio che impedisce la piena applicazione della legge 194/78 e quindi nega il diritto delle donne all'autodeterminazione e le costringe ad una mobilità forzata per accedere alle prestazioni dull'I.V.G.".

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"Tutto questo per noi è inaccettabile", affermano le associazioni firmatarie che poi invitano i destinatari della lettera ad "un'assunzione di responsabilità perché s'impegnino a ripristinare in tempi rapidi il ruolo e la funzione dei Consultori Familiari", chiedono che i Consultori siano adeguati ai nuovi bisogni che i mutamenti sociali hanno prodotto in questi anni e, per quanto riguarda gli Atti Aziendali, domandano che possano stabilire: "la riapertura, accessibile e gratuita, dei Consultori chiusi e l'adeguamento alla legge 34/96 che prevede un Consultorio ogni 20mila-25mila abitanti nelle zone urbane metropolitane e uno ogni 10mila nelle zone rurali e semi-urbane, con una rinnovata attenzione riguardo alle giovani generazioni ed alle donne migranti; lo sblocco del turnover, le assunzioni e l'adeguamento dell'organico dei consultori; la formazione e l'aggiornamento continuo del personale sui programmi di educazione alle differenze, all'affettività e alla sessualità, alla medicina di genere, alla sanità umanizzata; la ripresa dei programmi di screening per la prevenzione del tumore della cervice uterina e del tumore alla mammella, dei programmi per il post-menopausa e dei programmi di educazione e prevenzione del rischio (alimentazione, sessualità, dipendenze) per gli adolescenti a scuola; la prima accoglienza, l'orientamento e l'assistenza integrata in codice rosso delle donne vittime di violenza e dei loro figli; l'applicazione e il monitoraggio delle Linee guida per la riorganizzazione del percorso nascita di cui al DPGR n. 28 del 21 marzo 2012 dove la figura dell'ostetrica ha un ruolo pivotale in tutto il percorso nascita; la rilevazione precoce del rischio e l'assistenza integrata per quanto riguarda la depressione post-partum; la piena applicazione della L. 194/78: presenza di medici non obiettori, sostegno alla donna rimuovendo, dove possibile, le cause che potrebbero indurla all'interruzione di gravidanza e seguendola sia da un punto di vista medico che psicologico; somministrazione della Ru486 nei Consultori; l'attuazione dell'art. 3 della legge 11 gennaio 2018 (Applicazione e diffusione della medicina di genere nel Servizio sanitario nazionale); la trasparenza sui finanziamenti finalizzati ai programmi consultoriali e sul relativo utilizzo". E, in ultima richiesta, i firmatari sottolineano che "istituito il Dipartimento Materno Infantile interaziendale come previsto dalle "Linee guida degli Atti Aziendali", sia attivata una Consulta di Dipartimento costituita dal Direttore del Dipartimento o suo delegato, dai Rappresentanti degli operatori per profili professionali e dalle Associazioni di donne attive sul territorio".

In conclusione, le associazioni firmatarie, nella lettera, proclamano lo stato di mobilitazione permanente in attesa di concrete risposte.

 

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