Ospedale Ciaccio De Lellis, in oncologia l'aumento dell'emigrazione sanitaria di ritorno. Intervista a Barbieri

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Dr Vito Barbieri
  19 gennaio 2022 15:44

Di CARMEN MIRARCHI

"Nessun ritardo in ambito di oncologia medica per i pazienti che devono ricevere trattamenti qui al presidio Ciaccio-De Lellis di Catanzaro. Anzi in ambito di pieno lockdown c'è stata la tendenza dei pazienti a scoprire che potevano curarsi sul territorio". A renderlo noto è stato  Vito Barbieri, direttore S.O.C.di Oncologia Medica dell’Ospedale Ciaccio De Lellis di Catanzaro. "I pazienti hanno ricevuto tutte le terapie anche per una scelta oculata della Regione e d Governo. Si è scelto di continuare i trattamenti in corso, l'oncologia medica ha riscontrato un aumento dei pazienti. In fase di pieno lockdown per le difficoltà e le paure a spostarsi fuori regione c'è stata una tendenza notevole dei pazienti ad informarsi e scoprire per la prima volta che esistevano strutture adeguate al loro problema anche vicino casa" ha sottolineato il direttore Barbieri aggiungendo che ciò è avvenuto, secondo le statistiche,  in diverse aree e che il presidio Catanzarese ha affrontato l'incremento con un aumento di organico e con la riorganizzazione degli orari.

"I pazienti più fragili ma non urgentemente bisognosi di un accesso ad area oncologica, come quelli che ad esempio dovevano fare follow up e che da tempo avevano assenza di malattie(pazienti guariti ma con necessità di essere controllati con una certa frequenza), sono stati dilazionati o seguiti senza accesso in ospedale, al fine di proteggerli. Il carico è comunque in realtà aumentato per l'arrivo dei nuovi pazienti e riuscire a mantenere quest'incremento in pandemia è stata una soddisfazione anche per le tante difficoltà procedurali affrontate" ha aggiunto il direttore del reparto di oncologia medica dell'ospedale Ciaccio.

"Nel primo lockdown qualche paziente di sua iniziativa ha voluto rimandare qualche trattamento,  si tratta di una piccola quota ma non ci sono stati molti effetti negativi. Il ritardo del percorso diagnostico ha avuto invece maggiori effetti negativi. Pensiamo ad una neoplasia che nasce in un organo, con un intervento il paziente può essere libero, se invece l'intervento non lo puoi fare o scegli di non farlo e passano dei mesi e la malattia va al di là dell'intervento o arriva a dare delle metastasi,  cambia sia l'iter terapeutico che la speranza di cura. Le percentuali non sono state alte ma ogni oncologo ha casi da riferire di pazienti che per paura hanno deciso di accedere alle cure in ritardo" ha detto ancora il primario.
I dato generali al momento non ci sono ma di fatto c'è stato un incremento pari al 30/40 o 50% dei pazienti che hanno deciso di curarsi in Calabria. I dati variano a seconda delle strutture. È il direttore del S.O.C oncologia medica Barbieri a sottolinearlo per far comprendere come il Covid abbia avuto l'effetto di creare l'emigrazione sanitaria di ritorno.

"La cosa più importante è che i pazienti vengano a sapere che esistono possibilità di cura nelle stesso posto dove abitano. Adesso sono a conoscenza che le cure le possono fare vicino casa" ha concluso il direttore Vito Barbieri.

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