di FRANCESCO IULIANO
“In Calabria un anziano su due resta in reparto da 5 a 7 giorni oltre il dovuto perché in casa nessuno lo assiste. Il 33 per cento degli anziani calabresi rimane in ospedale perché non ha nessun familiare o badante in grado di assisterli in casa, mentre, per il 21,8 per cento non ci sono strutture intermedie per accogliergli. Per la Regione, tutto questo ha un costo extra di 30 milioni. Un peso che ricade indebitamente sulla sanità pubblica a causa delle carenze del sistema di assistenza sociale, ma anche dei servizi territoriali sanitari poco attrezzati alla presa in carico di questi pazienti”.
Sono numeri che fanno pensare, quelli contenuti nell’indagine condotta da Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri e diffusi, per la Calabria, dal presidente regionale Fodoi, Raffaele Costa.
“Su 98 strutture ospedaliere in tutta Italia, c’è un esercito di over 70 che non lascia il reparto di degenza anche dopo la guarigione, perché non sa dove andare. Considerato che il costo medio di una giornata di degenza è di 712 euro, in totale la spesa a carico della sanità è di circa 1,5 miliardi di euro.
“Senza familiari che possano assisterli in casa e senza una pensione tale da poter pagare le sempre più costose rette per alloggiare in una Rsa, con una sanità territoriale che fatica a prenderli in carico una volta usciti dall’ospedale, l’ultra settantenne rimane in ospedale giorni in più oltre la data di dimissioni. Così, mentre gli ospedali sono sempre più in affanno per carenza di posti letto, e così i pronto soccorso, costretti a far stazionare i pazienti nelle astanterie in attesa si liberi un posto in reparto, in tutta Italia ogni anno 2,1 milioni di giornate di degenza devono servire a supplire le carenze di un sistema di assistenza sociale che scarica sulla sanità le sue carenze”.
Dall’analisi della realtà calabrese, per quanto riguardano i reparti di medicina, viene fuori che gli over 70 sono più della metà nel 90,9 per cento delle strutture.
“Non si pensi, però, alle medicine interne come a dei parcheggi per anziani soli. Quelli che vengono ricoverati sono infatti pazienti complessi, che in 4 casi su 5 richiedono comunque oltre 7 giorni di degenza per essere adeguatamente trattati, tanto da necessitare di un’alta intensità di cura nel 45,5 per cento dei casi e media per il 54,5. Numeri che dovrebbero far riflettere circa la classificazione delle medicine interne come reparti a bassa intensità di cura. Il problema è che quando lo stesso medico dà disposizione affinché il paziente venga dimesso, mai quella data corrisponde con quella effettiva delle dimissioni. Si stima che in Calabria le giornate di ricovero inappropriate siano circa 43 mila per una spesa di 30 milioni di euro”
Il presidente di Fodoi Calabria, Raffaele Costa
Una volta dimessi - riporta l’indagine - i pazienti ultraottantenni vanno direttamente a casa, per chi riesce, attivando l’Adi (l’Assistenza domiciliare integrata).
“Accade sempre più spesso che per pazienti particolarmente complessi e gravi a causa della loro fragilità, dopo le cure nei nostri reparti internistici e una volta stabilizzati, al momento della dimissione a domicilio, i familiari decidano di non prendersi più cura di loro poiché rappresentano un problema, un peso. I pazienti, pertanto stazionano in reparto in attesa di una collocazione che risulta sempre più difficile da trovare, riducendo di fatto la disponibilità di posti letto per acuti, prolungando le liste di attesa dei ricoveri e intasando il pronto soccorso. Il Decreto ministeriale numero 77- che regola la riforma dell'organizzazione dell'assistenza sanitaria territoriale - può rappresentare una buona opportunità per la continuità assistenziale soprattutto del paziente fragile. Determinante risulterà una adeguata collocazione del personale e la gestione del dialogo tra le diverse figure che avranno in cura il paziente”.
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