Ottant’anni di Tonino Gregoriano, Cimino: “Un eroe dei nostri giorni”

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images Ottant’anni di Tonino Gregoriano, Cimino: “Un eroe dei nostri giorni”
Franco Cimino
  03 dicembre 2024 14:42

 

di FRANCO CIMINO

Ci sono campioni che vincono i mondiali e le Olimpiadi, che salgono sul gradino più alto del podio. Ci sono eroi in tutte le guerre ed eroici “ soldati” nelle imprese civili più rischiose. Cittadini che danno la vita per aiutare chi soffre e salvare vite umane. E quelli che servono la bandiera del proprio Paese vedendo in quei colori l’unica bandiera bandiera degli esseri umani tutti. Ci sono sacerdoti e missionari e religiosi di tutte le religioni, che fanno del loro credo la forza per donarsi totalmente al prossimo, operando nelle missioni più difficili, nelle proprie chiese o in terre lontane. Ci sono santi, che vivono la santità quotidianamente nel totale sacrificio della loro esistenza. Anche nel dolore infinito, nelle malattie più “ dolorose”. E ci sono tante belle persone, che senza suono di trombe e fanfare, senza tintinnio di medaglie sul petto, donano tutto sé stessi al servizio della propria comunità. Con umiltà e semplicità, anche di gesti. Con la competenza e la capacità nel lavoro e nei diversi impegni, cui sono chiamate. Con la fatica intensa, che non conosce limiti di orario nel farla. Con la rinuncia a qualsiasi ambizione personale, che fosse anche di carriera o di potere. Con la discrezione del proprio agire in ogni relazione sociale e professionale. E quella timidezza, che li porta a restare dietro le quinte con il viso tinto del rosso dei bambini, che si “vergognano”un po’. Ovvero, cedendo agli altri il proscenio e gli applausi, il merito esclusivo e i premi conseguenti. Persone che amano e basta. Di quell’amore vero, che non si celebra. Non si vanta. Non odia. Non reclama. Non pretende nulla che non sia la possibilità di amare ancora. La propria donna o il proprio uomo, e tutto della loro vita e dei loro affetti. Le persone, tutte. Quelle che loro sono chiamate a “ servire”. E quelle che si ha la fortuna di incontrare lungo la propria strada. Anche quella fisica, dell’asfalto e dei sentieri. Nella quale un saluto sempre anticipato, il loro, una stretta di mano se all’altro fosse necessaria, un sorriso( hanno sempre un bel viso e un bel sorriso e gli occhi belli, queste persone) spontaneo o la semplice umile parola( quelle così non ne dicono molte e mai che devi andarle a cercare sul vocabolario). Amano ogni persona come fosse amica. E da sempre. Amano senza mai odiare alcuno. Neppure sentendo quel rancore quando ricevono non il ricambio di un sentimento, ma una cattiveria, un’offesa. Una costante ingratitudine. Amano e non si arrabbiano mai. Amano pure con una gestualità piena di delicatezza e cortesia. Di gentilezza vera. Queste persone “ invisibili”, sono i campioni, gli eroi, i sacerdoti, i santi, di questa società sempre più edonistica e aggressiva, in cui egoismo individuale e indifferenza, vorrebbe non vederle per non essere costretta a subirne il “contagio” salvifico e il condizionamento felice. Ma loro, per nostra fortuna, ci sono. Resistono al più utilitaristico “ cambiamento”. Magari soffrono, senza farlo a vedere. Di certo, piangono, in segreto. Ma ci sono. Uguali a sempre. Sè stessi, come piccola luce nelle nostre giornate scure. Un riferimento nelle nostre quotidiane incertezze. Una possibilità nelle nostre solitudini. Una forza, tanto piccola quanto necessaria, nelle nostre difficoltà. Una risposta a un nostro perché. Una mano al bisogno. Tonino Gregoriano, è una di queste figure eroiche e sante. Ne parlo oggi perché compie gli anni più belli. Ottanta! Portarli tutti e non sentirli. Soprattutto, gli ottanta che non si vedono. Io lo conosco dalla mia adolescenza (tanto bella e non ahimè che sia lontana). Tonino è “ ugualissimo” a quella sua giovinezza del nostro primo incontro.

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Stesso fisico, magro con un po’ di pancetta. Stesso viso, da fanciullo. Senza rughe e “ ingrizimento”della pelle. Stessi occhi e stesso sorriso. Stesso rossore del viso dell’immutata timidezza. Bello. Davvero bello. Cattolico e democristiano da sempre lui, io chierichetto nella parrocchia difronte casa mia, in piazza, ho avuto la fortuna di conoscerlo a tredici anni. Era responsabile della GIAC, l’organizzazione nazionale dei giovani cattolici, molto attiva in quel tempo dei grandi entusiasmi e del protagonismo giovanile in ogni campo. Vivace e curioso, attento e “appassionabile”, mi impegnai a fondo anche lì, manifestando da subito una certa mia attitudine all’impegno politico. A quell’età, grazie a Tonino, e alla sua figura piena di umile carisma, entrai nella Democrazia Cristiana e nel suo Movimento Giovanile, che ancora non mi vedeva nell’età richiesta per l’iscrizione. Potrei scriverne a lungo, ma è la sua giornata, non la mia. Non voglio perdere spazio e parole. Sono tutti per lui. Toninogregoriano(una sola parola tutta d’un fiato con cui veniva indicato), costituì, con soli quattro suoi amici, a Marina, il quartiere trascurato e lasciato senza strutture sportive, un ambito prolifico di bellezza, nel quale venissero offerte ai giovani tante opportunità di fare sport. Ciascuno secondo le proprie attitudini e il proprio desiderio o piacere.

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Direi secondo capacità anche fisiche. Lo sport di tutti. E per tutti. Oltre quel gioco del pallone che praticavamo nei cortili, per le strade, nei piccoli spazi sterrati ancora non occupati dal cemento. Sempre senza divise, o magliette e scarpe “ chiodate” o di ginnastica, come usava dire. Di certo, senza pallone di plastica( del cuoio neanche a parlarne), ma la palla fatta con i giornali arrotolati e stretti dallo “ spago” rubacchiato di qua e di là. Tonino e l’altro Tonino, il bellissimo Ranieri, divenuto suo cognato, Salvatore Pizzari e Lelè Gigliotti, poi vennero Mario Gigliotti e Franco Maiolo e Angelo Musarella. Insieme, ma dalla sua idea geniale, fondarono la Polisportiva, la società che introduceva alla pratica di tanti sport. Per diverse fasce d’eta, allievi, juniores. Prima soltanto maschili e poi anche femminili. Queste le discipline, a partire dalle più praticate: il tennis da tavolo( per noi ancora ping-pong), l’atletica leggera, in pista e nella corsa campestre e podistica. Pallavolo e pallacanestro( e chi li aveva mai visti?). Qualche anno dopo, l’invenzione più bella, un autentico capolavoro. La nascita della pallavolo femminile. Una ventina di ragazze, tutte giovanissime, che dal nulla, sotto la guida di un autentico campione dello sport, il professore Nino Bellacoscia, vincono partite su partite, campionati su campionati, raggiungono risultati impensabili per un quartiere e nella Città negata agli sport. Arrivano fino alla serie A, dovendosi poi fermare per mancanza delle risorse necessarie. Ma che tifo facevamo in quella misera palestra della scuola elementare di via Murano! E quanta passione avevano acceso in migliaia di marinoti! Una gioia collettiva che si fondeva con l’orgoglio di essere la Polisportiva Lido.

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Anche qui, Tonino e il fedele Salvatore e Angelo, mai un vanto, mai una vetrina, mai un mostrarsi ai fotografi e giornalisti. Mai un sentirsi grandi. Sempre sfuggenti alla gloria e sempre generosi nell’assegnarla agli altri. Alle ragazze, ai loro genitori, al mitico allenatore. Tonino non praticava sport agonistici. Amava andare in bicicletta. Ne aveva una di livello ciclistico, ma non faceva ciclismo. Non amava neanche qui, la competizione. Forse, non per paura di perdere. Di certo, per quella di vincere, sollevare trofei. Essere il primo, quando voleva essere soltanto uno dei tanti, l’umile operaio della “ fabbrica” del bene. Quella esperienza straordinaria dopo lunghissimo tempo si interruppe. La chiesa che avevamo generosa nella sede della vicina sala parrocchiale, cambiò registro di attività, i ragazzi di allora invecchiavamo e partivamo ciascuno per le proprie mete, i ragazzi nuovi erano attratti da altri interessi e luoghi e da un nuovo cameratismo, risorse e mezzi, benché scarsi, si riducevano progressivamente, la fatica che aumentava con le delusioni. Un giorno, non so quando, di una stagione, non so quale, quel sogno viene riposto nel cassetto. Un cassetto, di cui ciascuno di noi avrà la chiave dimenticata in qualche tasca di un pantalone che non possiamo più indossare. Toninogregoriano non si ferma. Per lavoro, si impiega nella Confcommercio di Catanzaro. Lavora incessantemente, impara tanto e collezione competenze straordinarie. In poco tempo ne diviene il direttore. Sotto il suo impulso Confcommercio diventa una realtà importantissima nella Città. I commercianti si sentono tutelati e incoraggiati, pur nelle difficoltà ben note. I due presidenti che si sono susseguiti nella carica, crescono, meritatamente, in popolarità e prestigio. Soprattutto l’ultimo, che diventa addirittura presidente della Camera di Commercio, della piccola provincia, prima, e delle tre grandi province dopo. E oggi di tutto l’Ente Camerale regionale. Merito di questa personalità e delle sue capacità, unanimemente riconosciute, certamente. Ma credo di non offenderlo se affermo che la grande e intelligente fatica di Tonino vi è in quel successo, ancora crescente. Tonino Gregoriano, è in piena attività, forse totalmente gratuita, ancora oggi. Lo è, perché non potrebbe stare senza donarsi e fare. Lo è, perché ha dentro di sé l’umiltà del servizio e un forte spirito sportivo. Lo è, perché ama l’ambito in cui ha operato. Lo è, per amore verso Catanzaro e la sua Marina. Resta in servizio effettivo permanente, perché è giovane e bello. E perché gli eroi, i campioni e i santi, non vanno mai in pensione.

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