Padre e figlio uccisi il giorno di Pasqua a Mesoraca: a dicembre la sentenza in Assise d'Appello

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  11 novembre 2025 15:00

di STEFANIA PAPALEO

Si avvicina velocemente verso la conclusione il processo in Corte d'Assise d'Appello per il duplice omicidio di Rosario e Salvatore Manfreda, padre e figlio di 69 e 35 anni, avvenuto a Mesoraca (Crotone) nell’aprile del 2019. Dopo la requisitoria del sostituto procuratore generale Alba Sammartino, che ha chiesto la conferma dell'ergastolo per Pasquale Buonvicino (55 anni) e delle condanne rispettivamente a 30 anni e 27 anni per Salvatore Emanuel Buonvicino e Pietro Lavigna, supportato dagli avvocati di parte civile Piero Pitari, Giovanbattista Scordamaglia e Walter Parise, oggi ad andare in sena in aula sono state le arringhe degli avvocati difensori Francesco Gambardella, Alice Zelinda Massari e Sergio Rotundo, che hanno sostenuto a gran voce l'innocenza di Lavigna rispetto al gravissimo fatto di sangue avvenuto sei anni fa. I legali, dunque, hanno chiesto ai giudici di ribaltare la sentenza che in primo grado ha riconosciuto il proprio assistito colpevole dei reati di duplice omicidio e occultamento di cadavere, disponendone anche l’arresto.

L’omicidio, che secondo la Procura di Crotone fu commesso “in stile mafioso per motivi banali”, avvenne il 21 aprile 2019, giorno di Pasqua, quando padre e figlio, dopo essere andati a dare da mangiare agli animali nell’azienda di famiglia ubicata nel comune di Mesoraca, non fecero più ritorno a casa. Dopo due mesi di indagini, la svolta, con i fermi dei tre imputati la cui rabbia mortale era scaturita da un litigio per lo sconfinamento di capi di bestiame nei terreni dei vicini e la contesa su un’eredità, essendo vittime e presunti carnefici legati tra di loro da vincoli di parentela. Ai cadaveri delle due vittime, ritrovati solo il 4 settembre 2019 in un profondo burrone nelle campagne di Mesoraca, fu dato un nome dopo l’esame del Dna.

Da lì l'avvio del procedimento penale, sfociato nel rinvio a giudizio e il 7 giugno del 2023 nella sentenza di condanna, impugnata dalla difesa in Corte d'Assise d'Appello. Il 9 dicembre è prevista la sentenza dei giudici di secondo grado (presidente: Caterina Capitò; a latere: Rinaldo Commodaro).


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