L’attenzione che la Questura e le sue articolazioni pongono costantemente nei confronti del fenomeno della violenza di genere, accentuata nel periodo della convivenza forzata imposta dal lockdown, ha portato recentemente, a Serra San Bruno, all’emersione di una dolorosa vicenda familiare, fatta di quotidiane sopraffazioni e violenze da parte di un quarantaquattrenne.
Il continuo monitoraggio delle varie situazioni evidenziatesi, effettuato dal gruppo di lavoro appositamente costituito dal Questore per contenere le violenze di genere, soprattutto intrafamiliari, ha fatto porre l’attenzione sulla segnalazione di una ragazza giovanissima, che per porre fine al regime di terrore instaurato in famiglia dal padre, ha trovato il coraggio di raccontare ai poliziotti del Commissariato di Serra San Bruno quanto stava accadendo tra le sue mura domestiche. In particolare, i componenti del gruppo, composto prevalentemente da personale femminile, hanno ascoltato il racconto della giovane, stanca di assistere, insieme alle due sorelline, alle continue azioni violente del padre nei confronti della madre.
Gli accurati e immediati accertamenti hanno consentito di ricostruire una situazione, risalente nel tempo, fatta di quotidiane sopraffazioni e violenze alle quali erano costrette ad assistere le tre figlie minori. Durante i numerosi incontri con personale del Commissariato, la ragazza ha ricostruito minuziosamente il quadro informativo, poi pienamente confermato dalle dichiarazioni, anche più dettagliate e dolorose, rese dalla madre. L’attività è stata così condensata in una circostanziata informativa di reato all’Autorità Giudiziaria.
Due giorni fa, al padre e marito violento è stata notificata la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa emessa dal G.I.P. del Tribunale di Vibo Valentia. All’indagato è stato contestato il reato punito dall’art. 572 commi 1 e 2 del Codice Penale, “per avere con plurime condotte, violente e minacciose ed in tempi diversi, maltrattato la moglie, provocandole un grave stato di ansia, di umiliazione e di sofferenza, penose condizioni di vita ed un intenso e perdurante timore per la propria incolumità, con l’aggravante di aver commesso il fatto in presenza dei figli minori.”
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