Lunga intervista al legale che rappresenta una quarantina di proprietari. Fra le occasioni perse (con la società Gabetti) al dramma di famiglie e imprese rovinate. L'appello al Comune perché si trovino soluzioni per far rivivere la struttura
30 novembre 2022 20:36Trovare l'unità fra i proprietari e sedersi a un tavolo con gli enti pubblici, Comune di Catanzaro in primis, per trasformare un incubo in una nuova speranza. E' l'auspicio dell'avvocato Francesco Sacchi, presidente della cooperativa Rinascita che raggruppa circa quaranta proprietari di Parco Romani, il centro mai nato che è forse tra le più grandi, sicuramente più sanguinosa incompiuta del Capoluogo. Sacchi, intervistato negli studi de La Nuova Calabria, ha ripercorso alcune delle tappe storiche della vicenda e le opportunità perdute, come il 'sondaggio' della società Gabetti che non andò in porto. Le sofferenze di famiglie rovinate che ancora oggi pagano il mutuo per locali non agibili e le prospettive future, perché sta arrivando il momento della scelta finale su Parco Romani: lasciarlo deperire o individuare una possibile svolta.
PERCHE' SI E' BLOCCATO TUTTO
Quando si sono arenate le speranze di aprire questo centro? "Siamo a cavallo degli 2008-2009 quando per problemi interni della proprietà di allora di Parco Romani sono emerse problematiche di natura giudiziaria, che ovviamente hanno bloccato la costruzione finale del centro. All'epoca era terminato. L'investimento complessivo era stato di 50 milioni di euro perché l'idea era di fare un centro commerciale con tante proprietà suddivise (in totale sono circa 110) e fare anche degli uffici per cui c'erano tre piani. L'impresa era importante e per la città di Catanzaro significava dare lavoro a tanta gente. Alcuni proprietari avevano investito, altri erano commercianti e dunque avevano necessità di aprire lì. Era quindi un centro che poteva funzionare per tutta la settimana. Con quelle vicende giudiziarie, durate circa 10 anni, si è fermata la costruzione. Poi alcuni proprietari non hanno più corrisposto somme in quanto mancava l'agibilità. Alcuni anni dopo e siamo nel 2015, arriva il fallimento della società Parco Romani. Intervenuto il fallimento si blocca ulteriormente l'attività".
LA GABETTI FECE UN PROGETTO MA LA NON UNITARIETA' DEI PROPRIETARI HA FRENATO
Ci sono stati dei momenti in cui si poteva aprire? "Ci sono state delle speranze. Una serie di proprietari si sono rivolti a me e abbiamo costituito una cooperativa con la speranza di poterli inglobare tutti, ma purtroppo non ci siamo riusciti. Nonostante questo la cooperativa si è attivata per trovare una soluzione e ha invitato alcune grosse società. Faccio il nome della Gabetti. L'azienda è venuta quando ancora i locali erano in uno stato accettabile perché erano chiusi soltanto da pochi anni. Ha visto e ci ha dato un progetto. La società si era spesa per cercare una soluzione operativa. Non siamo riusciti a chiudere perché la società avrebbe gradito parlare con un solo interlocutore invece che con proprietari così frammentati. Senza una grossa maggioranza è difficile attrarre un investimento. Ci furono altri due tentativi con altrettanti importanti società, ma senza esito".
CI SONO FAMIGLIE CHE ANCORA OGGI PAGANO MUTUI PER LOCALI CHE NON POSSONO APRIRE
Per l'avvocato Sacchi "servirebbero circa 5 milioni di euro per risollevare le sorti di Parco Romani". Eppure c'è il dramma vissuto da chi ha investito: "Ha avuto un impatto devastante. All'epoca i prezzi di acquisto erano piuttosto sostenuti. Chi ha acquistato per investimento o per portarci i locali ha contratto dei mutui. Ci sono persone che ancora oggi stanno pagando un mutuo su un locale che non ha l'agibilità e che non può essere aperto. Ci sono persone che avevano arredato i locali, con un ulteriore mutuo o con un leasing. Queste persone hanno perso tutto perché tra i furti che ci sono stati, l'umido e l'acqua i beni si sono azzerati. Una situazione bruttissima con famiglie che si sono rovinate. Ci sono stati dei furti importanti. Su sette piani hanno portato via tutto il materiale elettrico e anche i pannelli delle coperture, a volte le mattonelle. Siamo arrivati a un punto o dove si va avanti o dove si lascerà questa struttura rovinata deperire definitivamente".
L'APPELLO AL COMUNE: SI TROVI UNA SOLUZIONE PER TOGLIERE DAI GUAI OLTRE CENTO FAMIGLIE CATANZARESI
Quale prospettiva per il futuro? "In questi anni mi sono reso conto che sul privato è difficile. Ritengo ci possa dare una mano l'ente pubblico: il Comune. Ente che tramite la Catanzaro Servizi è proprietario di oltre 2 mila mq. Mi sono messo in contatto con i vari sindaci. Non mi è mai stato detto di no, ma non si è mai verificato nulla. Ho parlato recentemente con il nuovo sindaco che si è riservato di studiare la vicenda e conto di avere un incontro a breve. Capisco che è un fabbricato privato, però il Comune potrebbe destinare l'area uffici. Così come potrebbe consorziarsi con altri enti pubblici per far rivivere la struttura. I proprietari dovranno ancora rimetterci. Se ci sediamo a un tavolo con i tecnici potremmo trovare le modalità". Infine un doppio appello: "al Comune perché potrebbe togliere dai guai un sacco di cittadini catanzaresi. E un altro lo farei anche ai proprietari: se l’unione fa la forza non possiamo disperderci in rivoli. L’idea è quella di riaprirlo".
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