
In occasione del Cinquantenario dalla scomparsa di Pier Paolo Pasolini la Cineteca della Calabria e l’area Cinematografica del Sistema Bibliotecario di Ateneo UMG (SBA) hanno programmato una serie di incontri cinematografici per commemorare la grande figura dello scrittore e regista.
Il primo degli appuntamenti si è svolto in data 18 Novembre con la proiezione del film Accattone (1961) seguito dagli interventi della Presidente dello SBA -prof.ssa Tiziana Montalcini, coordinato da avv. Eugenio Attanasio Cineteca della Calabria, prof.ssa Marzia Ventura Curatrice area Cinematografica SBA\UMG e dai proff. Emilio Gardini e Lucia Montesanti Docenti UMG.
Il secondo incontro dal titolo Pasolini, la Calabria il Cinema: Itinerari emotivi si svolgerà il 2 di dicembre.
Curato sempre dagli stessi, racconterà il passaggio di Pasolini nelle cinque province calabresi, da Cosenza a Reggio, passando per Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia. La prima volta di una testimonianza a più voci del rapporto tra Pasolini e la Calabria.
Ne parleranno insieme alla direttrice del DiGES prof.ssa Aquila Villella, dott. Marcello Furriolo in Pasolini a Catanzaro per Comizi d’amore, dott.ssa Mariarosaria Donato in Il sogno contadino /la collaborazione tra Pasolini e Mario Gallo, dott. Gaetano Leonardi e dott. Christan Palmieri in PPP tra Cutro e il Premio Crotone, dott. Vitaliano Papillo in Quel Ponte di Ariola di Gerocarne, Fabio Cuzzola in La Reggio Calabria di 12 dicembre -. Le conclusioni saranno affidate al prof. Alberto Scerbo docente UMG.
Il rapporto di Pasolini con la Calabria era iniziato nel 1959, a Roma, Per Successo, il mensile milanese diretto da Arturo Tofanelli, accettò di realizzare un reportage da pubblicare a puntate sui litorali italiani in piena stagione balneare. Al volante della sua Fiat Millecento, accompagnato dal fotografo Paolo di Paolo, iniziò il suo periplo per la Calabria e le sue spiagge. Pasolini non è un cronista turistico, è un poeta, e come tale descrive ciò che vede ma tende anche a idealizzare (le città biancheggianti, i grandiosi lungomari, i villini liberty incrostati d’ornamenti, le rotonde scrostate), a volte va oltre, ricorre al tipico immaginario pasoliniano, usa il linguaggio metaforico. Sulla strada per Crotone incontra, illuminati dal sole, due uomini che gli fanno segno di fermarsi. Gli è stato consigliato di non farlo, ma lui, figuriamoci, si ferma e li fa salire a bordo: la curiosità dello scrittore è più forte della prudenza. Nei discorsi di quelle persone emerge la durezza della loro vita, il lavoro precario, i mezzi di trasporto che mancano (ogni giorno devono fare venti chilometri ad andare e tornare). Gli dicono anche che quella è una zona pericolosa, di notte è meglio non passarci, fermano le macchine e rapinano, qualche tempo prima c’è scappato pure il morto. Forse un po’ suggestionato da quelle parole ecco che Pasolini arriva a Cutro, che spicca in una specie di altopiano. E scrive così: «Lo vedo correndo in macchina: ma è il luogo che più mi impressiona di tutto il lungo viaggio. È, veramente, il paese dei banditi, come si vede in certi western. Ecco le donne dei banditi, ecco i figli dei banditi. Si sente, non so da cosa, che siamo fuori dalla legge, o, se non dalla legge, dalla cultura del nostro mondo, a un altro livello. Nel sorriso dei giovani che tornano dal lavoro atroce, c’è un guizzo di troppa libertà, quasi di pazzia». l sindaco di Cutro querelò Pasolini per diffamazione a mezzo stampa, e questo avvenne, non a caso, proprio nei giorni in cui il suo romanzo Una vita violenta riceveva il Premio Crotone per la narrativa. Nell’esposto del sindaco, si difendeva: «La reputazione, l’onore, il decoro, la dignità delle laboriose popolazioni di Cutro… le dune gialle, altro termine africano usato da Pasolini, sono punteggiate di centinaia e centinaia di casette linde, policrome, gaie, dell’Ente di Riforma dove la laboriosa gente del Sud, della Calabria, di Cutro, fedele al biblico imperativo, guadagna il pane col sudore della propria fronte». Una penosa questione ingigantita non solo dall’orgoglio e dal campanilismo, ma anche da un’astiosa polemica politica (il sindaco di Cutro era democristiano, l’amministrazione comunale di Crotone era comunista) e da una serie di interventi istituzionali (le aziende di soggiorno locali, il prefetto di Reggio Calabria).Poi per fortuna tutto rientrò, la querela fu archiviata e soprattutto ci furono le spiegazioni. Pasolini scrisse lettere aperte e accettò incontri chiarificatori con intellettuali e studenti cutresi. Per lui – spiegò – «il termine “banditi” voleva dire “emarginati”, uomini banditi dalle classi dominanti che li sfrutta .Tornò infatti a girare spesso in Calabria, proprio a Crotone e nelle vicinanze, alcune parti di Comizi d’amore (1963) e a Isola Capo Rizzuto Il Vangelo secondo Matteo (1964, le scene del lago Tiberiade). Era di famiglia calabrese Ninetto Davoli, che accompagnò a lungo la sua vita e partecipò a gran parte della sua filmografia, erano calabresi la Madonna giovane de Il Vangelo (Margherita Caruso) e San Tommaso (il partigiano Rosario Migale). In quegli anni P.P.P. conobbe vari esponenti della cultura regionale, tra cui lo scrittore serrese Sharo Gambino e il regista e sceneggiatore vibonese Andrea Frezza. Questi lo accompagnarono alla scoperta delle realtà contadine dell’entroterra della Calabria centrale.
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