Passarelli: "Il ruolo istituzionale dell'Università nell'azione di contrasto al fenomeno mafioso"
Università Magna Graecia di Catanzaro
20 luglio 2025 14:08di TOMMASO PASSARELLI*
È andato in onda ieri, in seconda serata, il commovente documentario prodotto dall'Università di Palermo, in sinergia con le più sensibili forze sociali, in memoria sei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nonchè di tutte le vittime della criminalità organizzata.
Nel giorno del trentatreesimo anniversario della strage di via Mariano d'Amelio, in cui persero la vita proprio il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta, la Rai ha scelto di ricordare così l'impegno civile e professionale di tutti coloro i quali hanno speso la propria vita al fine di contrastare la pervasività e la violenza con cui il fenomeno mafioso infiltra i gangli della società civile.
Sono state molte le testimonianze apportate non solo da qualificati accademici, ma anche da autorevolissime figure istituzionali, che proprio nella lotta alla mafia hanno giocato un ruolo di primo piano, come Pietro Grasso.
Su tutte, però, si è imposta, con l'autorevolezza di sempre, la figura genuina di Fiammetta Borsellino, che, con parole semplici, ma di grande impatto, ha saputo mettere in evidenza non solo il forte legame personale tra i giudici Falcone e Borsellino, ma soprattutto come la delinquenza mafiosa sia ex se destinata a soccombere sotto i colpi dell'azione statuale di contrasto.
Il documentario ha inoltre saputo compendiare, in favore delle nuove generazioni, i tratti salienti dell'epoca del Maxi processo, che ha visto il sacrificio non solo degli attori protagonisti, ma anche delle loro famiglie, come accaduto nel caso del "soggiorno obbligato" sull'isola dell'Asinara, allorquando lo Stato decise di confinarvi i due valorosi giudici, unitamente alle loro famiglie, poiché non riteneva di potere garantire la loro sicurezza nella città di Palermo, che a seguito dell'omicidio del commissario Cassarà sembrava caduta, in modo irrimediabile, nelle mani dell'organizzazione mafiosa.
Tra i molti contributi già presenti nel panorama mediatico, in alcuni casi anche più articolati, il recente documentario promosso dall' Università di Palermo ha avuto il pregio di dimostrare come l'istituzione accademica possa aprirsi verso la società civile con contributi fruibili erga omnes partes, e non solo con il prodotto delle ricerche scientifiche e con l'erogazione didattica, assolvendo in toto a quella terza missione troppo spesso sottovalutata.
Infatti, se le nuove generazioni hanno la necessità di affiancare allo studio anche l'esperienza diretta delle dinamiche che hanno segnato la storia recente del Paese, anche le generazioni meno nuove possono trarre nuovi insegnamenti, anche mediante il confronto e la conseguente riflessione inter-generazionale che il documentario si propone di alimentare.
*Dottorando di ricerca presso l'università di Catanzaro, già avvocato del foro di Crotone e autore di oltre 20 pubblicazioni scientifiche