di MARIA GIOVANNA CARBONE
Passato, presente e futuro
Un campanello d’allarme, lugubre - come lo erano le “sirene” nel periodo bellico- è stato avvertito, in questi giorni, nella nostra Catanzaro, la bomboniera dai “confetti rossi” rappresentati dalle sue “piacevoli bruttezze” specie su quello che era il mitico Corso Mazzini con il suo elegante budello della “strettoia”. Un prezzo da pagare al progresso, al bisogno di spazio e di aria. La lugubre sirena avverte: l’area nata dove vi era la “strettoia” e dove sono stati sistemati a “zona verde”, ora rischia di essere utilizzata per la costruzione di una “galleria commerciale”. Un doppione di quella triste e abbandonata-la “Mancuso”- che già esiste. A che pro. Ebbene quel progetto, qualunque siano le menti che lo hanno concepito e i gruppi che vi sono dietro, indigna, fa paura. E così, pur non essendo ammalati di nostalgia, bensì difensori di ciò che può identificare, nel bene, Catanzaro, stiamo sull’argomento, dedicando una puntata di “Passato, presente e futuro”. E sicuramente altre ne seguiranno perché è necessario il coinvolgimento dei cittadini, per contrastare, un piano infernale che non produrrà benefici ma sacrifici e violenze all’aspetto urbanistico catanzarese. I catanzaresi, che dicono?
enzo cosentino
NESSUNO SI SALVA DA SOLO
di MARIA GIOVANNA CARBONE
Ancora demolizioni nella città di Catanzaro? Si demoliscono pure i giardini e si eliminano quegli spazi per cui venne tristemente abbattuta la “strettoia” di corso Mazzini insieme al famoso palazzo Serravalle. -Nei giorni scorsi la stampa ha riportato la incredibile intenzione del Comune di riprendere un vecchio progetto che prevede la costruzione di una galleria commerciale proprio nell’unica area verde del Corso, luogo di incontro, passeggio, socializzazione dei cittadini. Oltre al danno, la beffa ! Tutto il mondo ha denunciato l’incapacità e l’ignoranza di coloro che all’epoca hanno consentito di stravolgere il cuore della città con il pretesto di doverne ampliare gli spazi. Sono passati ormai molti anni da quell’infausto giorno. Ricordiamo ancora le macerie, la polvere, la sporcizia che su quell’area abbandonata per anni pareva testimoniare l’insensibilità culturale e l’incapacità politico amministrativa di quei tempi. Nella polvere si mescolava il pianto di quelli che amavano il Corso cittadino, amavano quel piccolo arco che consentiva il passaggio tra “una croce di case “per raggiungere il Corso e la vetrina di Sandoz con il grande orologio “Zenith” posato tra magnifici e preziosi oggetti .Due passi più in là la prima salumeria del grande indimenticabile Guglielmo, poi il Bananaro, con i frutti esotici, la gioielleria Mercurio, il caffè Ascenti…. polvere e ricordi di un tempo lontano. Ma i ricordi tornano insieme all’amore per la città. Si guardano sempre con commozione le foto sui social postate da cittadini nostalgici del passato e del “bello”, tra questi “la città mia “di Giovanni Mancuso, seguito da migliaia di followers, ammirevole per la tenacia e l’amore in difesa di una storia che oggi siamo costretti a ricordare solo in fotografia come si fa con i defunti. La nostra è una storia piccola, forse modesta, per come sono le storie di una città di provincia, ma se le persone purtroppo passano, vanno via e….non possiamo fermarle nonostante l’amore, le cose invece, testimonianza del passato, dovrebbero restare perché “ci sopravvivono e non sapranno mai che ce ne siamo andati” dice un grande scrittore.
A Catanzaro invece anche le cose vanno via.. come le persone : muoiono case, scuole, giardini, rioni e a loro posto nascono orribili palazzi e centri commerciali, in centro, tra le viuzze, le scalinate antiche, nelle fiumare (perfino tribunali e grattaceli edificati neI burrone del Musofalo).Si lascia morire la Galleria Mancuso, ormai fredda e triste ,per dare vita a una nuova galleria commerciale da edificare nell’area verde dei giardinetti “Nicolas Green”, adiacenti alla Basilica dell’Immacolata. Tra l’altro questa iniziativa provocherebbe un ulteriore danno alle poche attività commerciali che non hanno ancora abbassato le saracinesche nel tentativo di sopravvivere all’attuale difficoltà economica particolarmente evidente sul Corso Mazzini. E’ stupefacente l’insistente indifferenza della classe dirigente di fronte ad argomenti che ormai dovrebbero essere patrimonio di tutti come la consapevolezza che la crescita e lo sviluppo socio-economico sono direttamente proporzionali alla cura ,alla tutela ambientale ,con particolare riferimento ai centri storici.
Queste considerazioni sono relative al passato e al presente della storia di una città, che è storia di tutti, comunque corresponsabili delle scelte giuste o sbagliate, almeno nei Paesi liberi e democratici. Adesso ci aspetta un futuro. Anche i “non più giovani” avranno un futuro, che tuttavia riguarderà soprattutto “i giovani” ai quali sarebbe bello passare il testimone condividendo alcuni essenziali elementi di vita, frutto delle esperienze del passato. A tal fine è importante ristabilire tra le generazioni l’informazione (reciproca) e il dialogo rivolto a stimolare metodi di valutazione e criteri di scelta per nuove classi dirigenti che abbiano, con ampio coinvolgimento e partecipazione della cittadinanza , la capacità, la preparazione, l’autorevolezza, di seguire linee progettuali coerenti con principi di sviluppo sostenibile ,tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale, storico e artistico, nel tentativo di migliorare la qualità della vita delle generazioni presenti e future.
“Nessuno si salva da solo”, il titolo del libro di Margaret Mazantini, è utile a sintetizzare il mutamento epocale dei nostri tempi. Nessun singolo o gruppo elitario o imprenditoriale potrà trarre utile o beneficio da qualsivoglia potere politico o economico se non ci sarà uno sviluppo omogeneo e adeguato del territorio e della collettività.
Nessuno si salva da solo…
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