"Passato, presente, futuro". Intervista alla catanzarese Emilia Garito, manager di successo oltre i confini

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“Molte cose sono cambiate e ci sono all’orizzonte tante opportunità tutte da afferrare per la crescita della Calabria insieme alla crescita personale di ciascun individuo che voglia mettersi in gioco”

  06 dicembre 2021 09:52

L’appuntamento di questa settimana con il “passato, presente e futuro” di Catanzaro riprende un tema che è stato affrontato nelle precedenti puntate: la “fuga dei cervelli” di casa nostra non con la valigia di cartone ma con una valigia piena di sogni. Che per tanti catanzaresi si sono tramutati in realtà. Uno spaccato di vita sociale. Per  aprire l’incontro con questi personaggi Giovanna Maria Carbone ha intervistato Emilia Garito. Chi è? Ecco il suo curriculum: Emilia Garito, è nata a Catanzaro il 17 gennaio 1974,ha frequentato  a Catanzaro il Liceo Classico "P.Galluppi". Vive a Roma. E’ ingegnere informatico specializzato nella modellazione di sistemi complessi – System Dynamics – applicata alle teorie di ‎Management e business modelling. Curatrice e organizzatrice italiana di TEDXROMA, CEO e fondatrice di Quantum Leap,, azienda italiana di trasferimento tecnologico e Open Innovetion, Nel 2017 e 2018 è stata inclusa nella lista di 150 scienziati, imprenditrici e "donne dell'innovazione" in Italia, dalla rivista specializzata StartupItalia!  E’ collaboratrice della Huffington Post Italia. Nel 2019, si pubblica "L'imprenditorialità femminile nelle Stem. Il Caso Quantum Leap IP" di Gioia Maurizi, libro che riflette l'esperienza di Emilia come fondatrice e imprenditrice italiana.

di MARIA GIOVANNA CARBONE

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Emilia Garito, una manager catanzarese di successo. E’ giovane, bella, dolce, comunicativa, essenzialmente calabrese. Nell’intervista - fra le altre cose - ha detto che “oggi non esistono più le distanze tra nord e sud, tra città e continenti, ma è solo un problema di competenze professionali, istituzionali e politiche.”

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Quali sono stati i motivi fondamentali che hanno determinato la sua scelta di restare lontana dalla Calabria?

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Purtroppo, come tante persone della mia generazione, all’epoca di decidere se rimanere in Calabria o andare altrove – dove per me altrove significava anche fuori dall’Italia – ho deciso senza esitazione di studiare a Roma e di intraprendere dopo gli studi un percorso di carriera il quale, piuttosto che riavvicinarmi alla Calabria, era stato scelto proprio per le opportunità di lavoro che avrei potuto ottenere su uno scenario internazionale. E così, giorno dopo giorno, mi sono avviata a fare sempre scelte coerenti con questo mio primario desiderio: confrontarmi con altre culture nel mondo e lavorare con persone provenienti da queste differenti culture. All’epoca non era così sviluppata la tecnologia digitale e, quindi, l’idea di poter vivere in Calabria, mentre si lavorava contemporaneamente da remoto in tutto il mondo, era soltanto una immaginazione lontana sia dalla cultura globale che dalla realtà tecnologica. Oggi forse farei scelte diverse, forse intermedie, anche perché molte cose sono cambiate e ci sono all’orizzonte tante opportunità tutte da afferrare per la crescita della Calabria insieme alla crescita personale di ciascun individuo che voglia mettersi in gioco. Al contrario, ai miei tempi trenta anni fa, le due cose non erano facilmente coniugabili.”

Quali le difficoltà incontrate e quali le opportunità per la sua crescita professionale e personale?

“Difficoltà ce ne sono state credo come per tutti i ragazzi che vanno a studiare fuori casa, ma alla fine le famiglie che ci hanno permesso di farlo sono sempre state presenti nel sostegno e nella fiducia. Anche la mia famiglia ha dunque in ogni momento rappresentato la mia forza per superare ogni piccola o grande difficoltà. Rispetto alle difficoltà durante il percorso di carriera, invece, devo dire che non le ho mai davvero vissute come tali, piuttosto ho sempre pensato di doverle in qualche modo trasformare in opportunità di crescita e di cambiamento. Ad esempio il cambiare alcune mansioni lavorative, lasciare una azienda per scoprirne una nuova in cui confrontarmi e, fino in ultimo, avventurarmi nella creazione della mia società attuale di consulenza in Trasferimento Tecnologico, la Quantum Leap IP fondata dieci anni fa, quando ancora non se ne sentiva molto parlare in Italia di questo Trasferimento Tecnologico che abilita la collaborazione strategica tra ricerca e industria, sono state tutte esperienze formative nelle quali spingere verso una crescita continua. Perché è proprio questa, secondo me, la formula per costruirsi il proprio futuro: non smettere mai di imparare per crescere.”

Cosa apprezza, cosa rimpiange, cosa ricorda in particolare della sua Città, della Calabria?

“Apprezzo la bellezza, la generosità della gente, la delicatezza di molte persone e l’anima selvaggia di luoghi incontaminati ancora da scoprire. Sono ispirata dalla determinatezza e dalla coerenza, anche se a volte eccessiva, del popolo calabrese che nonostante tutte le problematiche vissute è tuttavia resiliente. E’ da questa resilienza che spero si possa ripartire per mettere le basi di una nuova Calabria, magari innovativa come spesso vediamo esserlo in esempi virtuosi, ma puntiformi, quali l’Università di Cosenza - diventata eccellenza italiana nel settore dell’Intelligenza artificiale - o come Entopan il più importante hub di innovazione del Mediterraneo situato proprio a Catanzaro, la mia città natale.”

Quali ritiene siano i problemi che impediscono il decollo della Calabria?

“Il pensare che le cose non possano cambiare è il più pericoloso mantra calabrese, fonte di perdita di opportunità. I calabresi sono intelligenti, ma spesso sono anche indolenti. Hanno tempi lunghi di reazione e una certa autogiustificazione “del non fare” dovuto alle condizioni del territorio. E’ vero che in Calabria “il fare” è più complesso e difficile rispetto alle fortunate regioni italiane, ma è altrettanto vero che queste ultime la loro fortuna la sanno preservare e valorizzare ed è altrettanto vero che altre regioni del Sud, forse un tempo più complicate della nostra, sono riuscite ad attuare una involuzione di tendenza e a trovare la propria via di crescita e di cambiamento, prima forse lentamente, ma adesso in maniera inarrestabile. Lo hanno fatto perché ci hanno creduto e hanno voluto premiare le competenze, piuttosto che le relazioni.”

Quali le opportunità diverse dai tempi passati, quali le necessità di adeguamento professionale ma anche di tipo istituzionale e politico, quali le speranze per il futuro?

“Ecco, penso che i calabresi dovrebbero dimostrarsi aperti ad accogliere i talenti emergenti nel territorio e ad attrarre quelli al di fuori dello stesso. Penso sia facile, in fondo, per la Calabria usare come elemento di attrazione la diversità e la bellezza della propria geografia per creare una nuova società giovane, autoctona e straniera, fatta di persone che vogliono cambiare la regione, che sanno come farlo e che da stacanovisti credono di poterlo fare. Soprattutto oggi, in vista dell’arrivo dei fondi PNNR, siamo di fronte ad opportunità che non ritorneranno per le quali le figure precedentemente dette sono più strategiche che mai per il rilancio della Regione. Ma senza competenze ed esperienza, così come in Italia, anche in Calabria non sarà mai possibile generare un necessario e tempestivo cambio di paradigma, sia culturale che economico.”

 

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