Guerra, un sostantivo odioso che si associa, inevitabilmente, ad un altro: morte.
Tieniamoli, quanto più ci è possibile, lontani da noi contrapponendo: pace e amore. Chi ha ancora nella propria memoria ciò che la guerra ha prodotto sui di noi, sulle nostre famiglie, lo racconti ai figli, ai nipoti, a chi quegli orrori per sua fortuna non li ha vissuti. E’ questo il senso della puntata di “Passato, presente e futuro”.
Maria Giovanna Carbone ha ripercorso il periodo bellico, quello immediatamente post-bellico proiettandoli nel presente e nel futuro. Icone dipinte con le parole. (enzo cosentino)
di MARIA GIOVANNA CARBONE
Non sempre si ha consapevolezza del tempo che passa. La vita è tutta di corsa. Ma in questi giorni il tempo si è fermato. Il vento della guerra porta indietro orologi e calendari. Finora, per molti di noi, la parola “guerra” era un film, un report televisivo, un romanzo, un racconto con riferimento a luoghi lontani e sconosciuti. Il racconto si fa più vicino e familiare quando riporta la voce dei nonni e dei genitori, che narravano le tristi vicende della seconda guerra mondiale, quando anche Catanzaro, nell’agosto del 1943,conobbe più da vicino il significato della parola “guerra” per il tragico bombardamento sulla città. Chi è un po' avanti negli anni ricorda bene le macerie dei palazzi distrutti sul Corso, di fronte alla Chiesa di San Giovanni. Nella nostra città si sentiva la polvere dei bombardamenti nell’aria trasportata dal vento. Nessuno credeva che la guerra potesse finire. Ma la guerra finì e la vita riprese il suo corso naturale pur tra tante difficoltà. Si ritorna a scuola. Al mattino, appena svegli, bisogna lavarsi con l’acqua fredda e con il sapone da bucato, mentre a casa si prepara il braciere per riscaldare un po' l’ambiente.
La maglietta è di lana pungente, il cappotto, già del fratello più grande, è rivoltato, le scarpe risuolate. Sia i maschi che le femmine indossano il grembiulino blu con il colletto bianco e un grande fiocco. La cartella di cartone contiene qualche libro, un quaderno a righe ed uno a quadretti, con la copertina nera, un astuccio di legno, una matita, una gomma ed un pennino. La sensazione di pace e di libertà aiuta la ripresa.
Le magliette di lana non pungono più, il braciere lascia il posto alle stufe e ai termosifoni, arriverà il frigorifero, il televisore,l’automobile.Ma restano ferme le abitudini del periodo bellico: a tavola non si lascia niente nel piatto, il pane non si butta mai e se cade per terra bisogna baciarlo perché è quello “quotidiano” concesso da Dio. Nel mondo i problemi sono ancora tanti, ma la guerra è soltanto”fredda”e in Europa regna la pace. Aria di libertà, di democrazia, di benessere: arrivano i “Favolosi” anni Sessanta, il decennio del boom economico. Anche il Sud, nonostante il permanente divario socioeconomico con il Nord, viene inevitabilmente influenzato e modificato nei valori e nello stile di vita.
Il tempo corre sempre più velocemente, avanza il progresso, la tecnologia, il consumismo. Si va sulla Luna. Addio “bluemoon”, mistero e malinconia, si cammina sul terreno lunare come già Ariosto aveva previsto cinquecento anni prima quando aveva mandato Astolfo sulla Luna a cercare il senno degli uomini. “ Altri fiumi,altri laghi,altre montagne-sono là su che non son qui tra noi….”I poeti hanno sempre ragione: conoscono le imperfezioni e le necessità dell’umanità, offrono possibili rimedi: il senno degli uomini. Alla mezzanotte del 31 dicembre dell'anno 2000 è iniziato il XXI secolo. Da quel giorno sono passati, sempre troppo velocemente, altri ventidue anni di progresso e tecnologia.
Astolfo sta ancora cercando il senno degli uomini sulla Luna. Bisogna avvertire Ludovico Ariosto:” fallo tornare a casa perché il senno degli uomini non lo troverà mai più”!
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