di EDOARDO CORASANITI
Non ci sono reati e la formula è unica per tutti e quattro: assoluzione perché il fatto non sussiste. Sgonfiata e ridimensionata, l’indagine è quella della Procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri e denominata nel 2019 “Passepartout”, con politici, dirigenti regionali, tecnici e imprenditori. Nelle carte i lavori della metropolitana leggera di Cosenza-Rende e del nuovo ospedale del capoluogo bruzio: gli inquirenti sospettano che per entrambi i casi siano state messe in atto delle turbative d’asta, abusi d'ufficio, frodi nelle pubbliche forniture.
Oggi è stato il giorno del rito abbreviato. Il pubblico ministero Vito Valerio aveva chiesto l'assoluzione per Pasquale Gidaro (difeso dall'avvocato Sergio Gidaro), la condanna a 4 mesi e 600 euro per Tito Berti Nulli(difeso dall'avvocato Vincenzo Ioppoli), 1 anno e 9 mesi per Eugenia Montilla (difeso dall'avvocato Francesco Gambardella e Gianfranco Barbieri), 4 mesi e 600 euro Arturo Veltri (difeso da Marcello Manna e Concetta Coscarella).
Il gup Alfredo Ferraro ha ribaltato il teorema accusatorio e ha assolto i 4 imputati.
Nel rito ordinario, invece, a fine luglio lo stesso giudice ha rinviato a giudizio Mario Oliverio, 66 anni, ex presidente della Regione Calabria; Nicola Adamo, 62 anni, ex consigliere regionale; Luigi Incarnato, 64 anni, commissario della Sorical, la società di gestione delle risorse idriche regionali; Luca Morrone, 41 anni; Luigi Giuseppe Zinno, 65 anni, ex dg regionale dei Lavori Pubblici; Giuseppe Lo Feudo, 64 anni; Pietro Ventura, 53 anni, Rocco Borgia, di 75 anni; Antonio Capristo di 60 anni; Giuseppe Trifirò, 58 anni; Santo Marazzita di 56; Giulio Marchi di 69 anni; Armando Latini 65 anni; Giovanni Forciniti di 55; Fortunato Varone di 42 anni.
Il Gup ha dichiarato anche la non esistenza dell’associazione a delinquere contestata a Nicola Adamo, Mario Oliverio, Luigi Zinno, Giuseppe Lo Feudo, Pietro Ventura, Rocco Borgia.
Prosciolto a luglio il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto.
La posizione delle difese nell’abbreviato. Dopo la richiesta delle pene del 23 ottobre, si sono accesi i riflettori delle difese. In particolare, l'avvocato Ioppoli mette in luce un aspetto: da quando il Gip ha rigettato l'applicazione di misura cautelare proposte dalla Procura nella fase delle indagini per mancanza di gravità indiziaria a carico dell'ingegnere Berti Nulli, il quadro probatorio non è cambiato. Identico e immutato, tanto da non giustificare, secondo il legale, una eventuale sentenza di condanna.
Inoltre, per lo stesso capo d'imputazione contestato a Berti Nulli (turbata libertà d'incanti), nella fase dell'ordinario la Procura aveva chiesto il non luogo a procedere mentre poi il Gup rinviò a giudizio i presunti coautori del reato.
Un altro elemento che giocherebbe a favore di Berti Nulli risiederebbe nel fatto che una consulenza tecnica a disposizione del Gip avrebbe dimostrato che la società presuntivamente favorita era in possesso di tutti i requisiti per vincere il bando.
Gli avvocati Manna e Coscarella per Veltri ad ottobre hanno evidenziato come il Gip avesse rigettato la richiesta di misura cautelare, evidenziando come il quadro indiziario sia rimasto uguale. Tradotto: non c'era la gravità indiziaria, non c'è quella probatoria.
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