Così come lo scorso anno anche quest'anno il 25 luglio ANPI, Comitato provinciale di Catanzaro, ripropone l’appuntamento con la Pastasciutta antifascista. L'ormai immancabile tradizione si terrà contemporaneamente nella frazione marina di Cropani e a Decollatura.
La locandina
Storia, memoria attiva, ricordi, luoghi, persone: questo in sintesi il significato della “Pastasciutta antifascista” una tradizione per far rivivere la festa contadina del 25 luglio ’43, il giorno della caduta di Mussolini che da tanti anni viene ricordato in molte città italiane e adesso anche dalle nostre parti.
"Una tradizione che parla di solidarietà e fratellanza da conservare e moltiplicare in varie iniziative" spiega Mario Vallone, ANPI Catanzaro.
Nata a casa Cervi l’idea viene raccontata con queste parole dal papà Alcide nel suo libro “I miei sette figli”: “Il 25 luglio vengono e ci dicono che il fascismo è caduto, che Mussolini è in galera. È festa per tutti. La notte canti e balli sull’aia. Facciamo subito un gruppo di contadini e andiamo a Reggio, per la strada tutti si aggiungono e la colonna diventa un popolo. Ognuno sembrava che aveva vinto lui, e questa era la forza. Ma il piacere è breve, è Aldo che ci ricorda la frase di Badoglio: la guerra continua al fianco dei tedeschi. Ma è sempre Aldo che ci dice di far esplodere la contentezza, intanto si vedrà. E propone: papà, offriamo una pastasciutta a tutto il paese. Bene dico io, almeno la mangia. E subito all’organizzazione".
"Prendiamo il formaggio dalla latteria, in conto del burro che Alcide Cervi si impegna a consegnare gratuitamente per un certo tempo quanto basta. La farina l’avevamo in casa, altri contadini l’hanno pure data, e sembrava che dicesse mangiami, ora che il fascismo e la tristizia erano andati a ramengo. Facciamo vari quintali di pastasciutta, insieme alle altre famiglie. Le donne si mobilitano nelle case, intorno alle caldaie, c’è un grande assaggiare la cottura, e il bollore suonava come una sinfonia. Ho sentito tanti discorsi sulla fine del fascismo, ma la più bella parlata è stata quella della pastasciutta in bollore. Guardavo i miei ragazzi che saltavano e baciavano le putele, e dicevo: beati loro, sono giovani e vivranno in democrazia, vedranno lo Stato del popolo. Io sono vecchio e per me questa è l’ultima domenica. Ma intanto la pastasciutta è cotta, e colmiamo i carri con le pile. Per la strada i contadini salutano, tanti si accodano al carro, è il più bel funerale del fascismo".
"Un po’ di pastasciutta si perde per la strada per via delle buche, e i ragazzuoli se la incollano sotto il naso e sui capelli. Uno dice: mettiamoli tutti in fila, per la razione. Nando interviene: perché? Se uno passa due volte è segno che ha fame per due. E allora pastasciutta allo sbrago, finché va. Chi in piedi e chi seduto, il pranzo ha riempito la piazza grande, e tutti fanno onore alla pastasciutta celebrativa”.
"E alla fine- racconta Mario Vallone- ne cucinarono più di 380 chili, conditi solo con burro e parmigiano.Ne cucineremo molto meno, ma sarà comunque una bella festa anche da noi".