
La Corte di Cassazione si è pronunciata su cinque posizioni nell'ambito del processo nato da un’inchiesta della Dda di Catanzaro finalizzata a far luce sulle pressioni e i ricatti per far recedere dalla collaborazione con la giustizia Emanuele Mancuso, esponente dell’omonimo clan del Vibonese.
Annullamento con rinvio – in accoglimento di un ricorso della Procura generale – per Giuseppe Mancuso (fratello del collaboratore) per il riconoscimento delle sole aggravanti mafiose in relazione al reato di detenzione illegale di armi. Pe lui sarà quindi necessario un nuovo processo d’appello (nel precedente giudizio era stato condannato a 4 anni e un mese). Annullamento con rinvio – in accoglimento di un ricorso dei difensori (avvocati Capria, Naso e Santambrogio) – per Pantaleone Mancuso e Giovanna Del Vecchio (padre e madre del collaboratore che erano stati condannati a un anno e 4 mesi a testa).
Assoluzioni confermate, infine, per Rosaria Del Vecchio e Desiree Mancuso, di Nicotera (rispettivamente zia e sorella di Emanuele Mancuso).
Il collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso figurava quale parte civile (assistito dall’avvocato Antonia Nicolini) contro i suoi stessi familiari (padre, madre e sorella) che avrebbero costretto Emanuele Mancuso a interrompere la collaborazione con la giustizia avviata il 18 giugno 2018 e ad uscire dal programma di protezione il 20 maggio 2019.
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