di CLAUDIA FISCILETTI
Cosa si può scrivere di Peppe Barra che non è stato già scritto? La sua è una vita dedita all’arte sin dagli anni Settanta, è un artista riconosciuto in Italia e all’Estero, un artista come ce ne sono ancora pochi in circolazione, uno di quelli per cui la musica e il teatro più che hobby temporanei sono ossigeno, linfa vitale, una componente essenziale per potersi muovere nel mondo. Nato a Roma, ma cresciuto a Procida, isola napoletana, sin dall’infanzia è circondato dall’arte che continua ad accompagnarlo tutt’ora. Attore e cantante, ha fatto parte della Nuova Compagnia di Canto Popolare ed ha recitato in alcune opere teatrali intramontabili come “La gatta Cenerentola”, la “Cantata dei Pastori”, espressione del teatro partenopeo più puro. Nel 2014 riceve un Master Honoris Causa in "Letteratura, scrittura e critica teatrale" dall'Università "Federico II" di Napoli, per aver "portato la cultura della tradizionale locale in una dimensione internazionale". “I cavalli di Monsignor Perrelli” è il primo spettacolo del 2020 che propone AMA Calabria per la stagione catanzarese, domani sera al Teatro Comunale di Catanzaro e, naturalmente, come interprete ci sarà Peppe Barra -che è anche curatore del testo insieme a Lamberto Lambertini- nei panni di Meneca, governante del Monsignor Perrelli che da il nome al titolo dell’opera, interpretato da Patrizio Trampetti. I due protagonisti saranno affiancati da altri due attori/ cantanti, Luigi Bignone ed Enrico Vicinanza.
Maestro, come mai questa decisione di rimettere in scena la leggenda del Monsignor Perrelli?
“Questa è una rappresentazione teatrale già messa in scena vent’anni fa e abbiamo deciso di riproporla in questa sua versione “rinfrescata”, con musiche rinnovate. Al mio fianco ci sarà Patrizio Trampetti che conosco sin dal ’76, con cui sul palco ormai c’è una certa complicità ed un divertimento reciproco. Ma alla rappresentazione teatrale daranno il loro contributo, con il loro talento attoriale, anche Luigi Bignone e Enrico Vicinanza che, inoltre, appariranno nella prima scena, come incubo del Monsignore, nei panni del Padre e della Madre.”
Cosa spera di trasmettere al pubblico con questo spettacolo teatrale?
Divertimento prima di tutto, in fondo il “Monsignor Perrelli” è ispirato da una leggenda metropolitana di Napoli e ha una trama esilarante, racconta di un prelato diventato famoso per la storia dei cavalli bellissimi che lavoravano per lui e che lo resero ricco. Un giorno pensò che se avesse dato meno biada e più acqua ai suoi cavalli, essi avrebbero lavorato egualmente ed il risparmio si sarebbe tramutato in maggior guadagno. Da questa decisione sarà un susseguirsi di momenti divertenti. Ma oltre al divertimento trasmetterà anche un grande senso di cultura, serenità e anche un pizzico di follia. Dopotutto il mio personaggio (Meneca ndr) è molto folle.
Lei ha lavorato tanto nell’ambito della musica quanto in quello del teatro e del cinema. In quale forma artistica riesce ad esprimersi meglio?
Non ce n’è una che preferisco rispetto ad un’altra, tutte quante mi servono per comunicare.
Nel 2017 ha recitato in “Napoli velata” di Ferzan Ozpetek, qual è il suo legame con la città di Napoli?
Tutto quello che faccio lo devo a Napoli. Per me è tutto: è la mia città, i miei ricordi, la mia fanciullezza.
Su richiesta di Fabrizio De Andrè ha reinterpretato uno dei suoi brani più famosi, “Bocca di rosa”. C’è qualcosa che ricorda in particolare di questo cantautore?
Ricordo tutto quello che ricorda chi lo ha amato e conosciuto. Quando De Andrè ha ascoltato la mia versione rielaborata del brano mi ha detto: “Questa è la tua canzone canzone, è una canzone di Peppe Barra”.
Abbiamo parlato del suo amore smisurato per Napoli, ma cosa può dire della Calabria?
Ormai sono tanti anni che vengo in Calabria, grazie alle opere teatrali. E’ una regione che amo e che ritengo molto vicina a me.
Cosa prospetta il futuro, oltre alle varie tappe teatrali che porteranno “I cavalli del Monsignor Perrelli” in diverse città italiane?
Si, la tournée continuerà al Teatro Cilea di Napoli, a Barletta, a Roma, e poi ci sono tante altre belle cose che bollono in pentola ma ancora non c’è nulla di definito.
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