di CARLO MIGNOLLI
Il 22 febbraio 2025, dalle 21:00 alle 23:30, il Teatro Politeama di Catanzaro ospiterà uno degli eventi più attesi della stagione: lo spettacolo di Peppe Barra, icona del teatro e della musica partenopea, che celebra i suoi 80 anni.
Lo spettacolo, concepito appositamente per questa occasione speciale, rappresenta un viaggio emozionante nella tradizione e nella modernità. Barra, con la sua inesauribile energia e la sua capacità di coinvolgere il pubblico, offrirà una selezione di brani che spaziano da autori storici come Leonardo Vinci, Ferdinando Russo ed E. A. Mario, fino ai più moderni Pino Daniele, Enzo Gragnaniello e agli autori contemporanei Gnut e Toto Toralbo, il cui lavoro è presente nel suo ultimo album, “Cipria e caffè”.
L'arte di Peppe Barra si fonda su un'abilità rara: quella di costruire "architetture sonore" dove la musica e le parole si intrecciano in un dialogo alchemico. Blues e jazz si uniscono a tammurriate e arie del Settecento, dando vita a uno spettacolo che è allo stesso tempo antico e contemporaneo. Con lui sul palco Paolo Del Vecchio (chitarre, mandolino), Luca Urciuolo (pianoforte, fisarmonica), Ivan Lacagnina (percussioni), Sasà Pelosi (basso acustico) e Francesco di Cristofaro (strumenti etnici).
L’INTERVISTA
A proposito dello spettacolo, lei mescola tradizione e modernità, spaziando dal Settecento ai contemporanei. Le chiedo: come riesce a trovare un equilibrio tra mondi così diversi?
«L’equilibrio si trova sempre giocando con un elemento alchemico molto importante nel teatro: la cultura. Chiaramente, la cultura, insieme all’arte di stare sul palcoscenico e all’arte di comunicare, è sempre, secondo me, fondamentale. Un pizzico di follia, un pizzico di poesia, molta fantasia e tanta gioia di stare sulla scena».
Lei, come sappiamo, è uno dei principali custodi della cultura partenopea. Quanto è importante tramandare queste radici, soprattutto oggi, in un momento in cui la cultura partenopea ha trovato nuova forma e vitalità?
«Fortunatamente, l’Università Federico II di Napoli, anni fa, mi ha dato una bella gratificazione conferendomi la laurea honoris causa. Sono anche docente della Federico II, e parlo molto spesso con i giovani. Sono proprio loro a darmi nuova linfa per continuare a comunicare e analizzare il mondo teatrale a cui appartengo. Mi piace sperimentare cose nuove quando faccio teatro. Nelle mie performance sono sempre attento alla comunicazione, a far capire bene ciò che voglio trasmettere».
Nei suoi testi, la lingua napoletana è una parte fondamentale. Secondo lei, questo aspetto rende il suo messaggio più forte, più centrale nel suo lavoro?
«Diciamo che il linguaggio teatrale è molto diverso, ed è molto più immediato rispetto a quello cinematografico e televisivo. È quello che preferisco e che non ho mai abbandonato. Ho sempre preferito fare teatro, e ho fatto poco cinema e poca televisione rispetto ad altri, perché mi sono dedicato molto al teatro».
Tra i cantanti che riprende, come Leonardo Vinci e Pino Daniele, qual è il filo conduttore che lega questi autori? E cosa sente di condividere con loro?
«Ho fatto parte di un gruppo, la Nuova Compagnia di Canto Popolare, che ha rappresentato una vera linfa per questi nuovi artisti e cantanti. Pino Daniele, per esempio, si è ispirato molto alla Nuova Compagnia di Canto Popolare, il gruppo a cui sono appartenuto per tanti anni, dalla fine degli anni ’60 fino a tutti gli anni ’80. È chiaro che senza la Nuova Compagnia di Canto Popolare non sarebbe nemmeno esistito Pino Daniele».
Lei ha sempre dato l’impressione di essere autentico e spontaneo sul palco, come immagino anche nella vita. Quanto di Peppe Barra uomo si ritrova nel Peppe Barra artista?
«Questo lo lascio decidere al pubblico. Non mi sono mai guardato con attenzione quando sono sul palcoscenico. Ho sempre vissuto la mia vita d’artista con un pizzico di follia, anche retrospettiva. Non ho mai voluto approfondire quello che sono o che sarò. Quello che so fare lo lascio sempre giudicare al pubblico».
Ci sono artisti o musicisti della nuova generazione che ammira particolarmente e che sente vicini alla sua visione artistica?
«Certo, amo molto i giovani. Mi piace confrontarmi con loro e trovare nuovi modi per comunicare. Ho avuto un incontro molto bello con Andrea Sannino, per esempio, con cui ho fatto un video. Mi sono confrontato con lui e mi è piaciuto molto. I giovani, lo ripeto, mi danno la forza per andare avanti. Alla mia età - ho superato gli 80 da poco - è fondamentale avere questo scambio. Di recente, ho festeggiato i miei 80 anni a Piazza del Mercato a Napoli, con un artista internazionale come Dee Dee Bridgewater, con cui ho duettato. Lei cantava in inglese, io in napoletano, ma ci siamo compresi perfettamente, grazie a quel pizzico di follia che unisce gli artisti».
Per concludere, ha un messaggio per i cittadini di Catanzaro che la attendono al Politeama?
«Sono sei anni che manco da Catanzaro, li ho contati! Tutte le città lasciano ricordi belli, soprattutto quando mi avvicino con amore e comunico con amore. Ho sempre ammirato Catanzaro, anche per la sua cultura e il modo in cui il pubblico mi accoglie, sempre con grande affetto».
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