Anche se costretti a disertare mari e monti per questa ricorrenza della Santa Pasqua e della laica Pasquetta, non facciamoci mancare, a tavola, un buon bicchiere di vino. Per più di un brindisi alla faccia del Covid.
Un buon bicchiere di vino? Si deve essere proprio buono, gustoso, inebriante. Rigorosamente calabrese. Per aiutarvi a sceglierlo abbiamo coinvolto la sommelier catanzarese Valentina Campi. Ecco cosa consiglia
“Vino color del giorno, vino color della notte, vino con piedi di porpora o sangue di topazio….” Così inizia l’Ode al vino di Neruda. I poeti lo hanno cantato, i pittori lo hanno dipinto, accompagna le nostre vite fin dalla notte dei tempi. La maggior parte di noi ricorda il nonno mentre prepara il vino con le pesche e la sensazione di essere diventati grandi quando ci facevano assaggiare per la prima volta l’acqua macchiata con il vino. Clifton Fadiman ha detto che “una bottiglia di vino implica condivisione” e oggi voglio condividere con voi questa bottiglia che ho aperto e lasciato respirare giusto il tempo di prendere carta, penna e il bicchiere.
Per l’azienda Serracavallo questo vino segna la celebrazione di un traguardo, quattro lustri, venti anni di attività e di duro lavoro che il proprietario Demetrio Stancati ha voluto celebrare con la produzione di questo vino per il quale ha usato i quattro cloni di magliocco, vino autoctono calabrese che coltiva a Bisignano nella valle del Crati, nella tenuta Serracavallo da cui prende il nome l’azienda, su pendii esposti a sud-ovest, dove il terreno è prevalentemente sabbioso e le brezze sono costanti. Il vino inonda il calice con il suo rosso rubino brillante, intenso, profondo mentre i profumi di frutti rossi e neri maturi e sotto spirito mi fanno ricordare le amarene sotto spirito preparate da mia mamma e quell’attesa che sembra interminabile prima di poterle assaggiare.
Ma il profumo di spezie dolci che piano piano inizia a farsi sentire, mi riporta al bicchiere e a questo vino. Quando lo assaggio, ritrovo il gusto delle amarene sotto spirito e delle spezie dolci che però sono accompagnate dalla liquirizia nel finale, in particolare quelle piccolissime caramelle nere e lucide dal sapore persistente e dolce. Un sorso tira l’altro, i tannini sono morbidi e accarezzano il palato. Mentre lo bevo mi fa venire voglia di accostarci un pezzetto di formaggio semi stagionato, delle bruschette con la ‘ndujia o qualche fettina di salsiccia o soppressata e sarebbe perfetto per le tradizionale grigliata di pasquetta che, chi ha la fortuna di avere un giardino o un terrazzo, può godersi lo stesso anche se nel rispetto delle norme anticovid”.
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