di MARCO VALLONE
“No a un'opera inutile, che tra l'altro arriva in un momento in cui le priorità infrastrutturali delle due regioni coinvolte, Calabria e Sicilia, sono altre”. Duro il commento di Angelo Sposato, Segretario Generale CGIL Calabria, sulla possibile realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina.
Se ne è discusso al Dopolavoro ferroviario presso il quartiere Lido di Catanzaro. Presenti all'incontro, oltre al Segretario Generale CGIL Calabria, anche Mario Vallone, Presidente ANPI Catanzaro, che ha introdotto i successivi interventi proposti da Anna Parretta, Presidente Legambiente Calabria, da Domenico Gattuso, docente (collegato telematicamente) dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria impegnatosi in un'ampia dissertazione tecnica sulle ragioni per cui il ponte non dovrebbe essere costruito, e dallo stesso Angelo Sposato.
“Di recente noi abbiamo fatto una manifestazione assieme al cartello delle associazioni per dire no a questa infrastruttura” - ha affermato inoltre Angelo Sposato, Segretario Generale CGIL Calabria - “Abbiamo detto che vi è la necessità di chiudere le infrastrutture di primo livello: quindi intanto la vicenda legata alla 106, visto che purtroppo continuano ad avvenire incidenti su quella strada. Abbiamo detto che bisogna fare sì che l'alta velocità sia un fatto anche per la Calabria, tenuto conto che in questo momento si ferma in Basilicata a Romagnano, nonostante ci siano i fondi del Pnrr. Si decidono di spendere 15 miliardi, quando si potrebbero invece fare queste due opere importanti: la 106 e l'alta velocità. Il Ponte in questo momento è un'opera inutile, perché sarebbe un ponte sospeso sul nulla, e quindi abbiamo già detto che non solo ci mobiliteremo come abbiamo fatto nelle scorse settimane, ma continueremo una battaglia, per noi importante, con tutte le associazioni, a partire da ANPI che è la via maestra, perché in questo momento la Calabria e il Sud hanno bisogno di molto altro”. Sollecitato poi relativamente ad incontri di interlocuzione avvenuti tra i sindacati e la Regione Calabria, in cui ci sarebbe stata una convergenza di vedute su temi concernenti la 106 e l'autostrada, Angelo Sposato ha evidenziato come “infatti la contraddizione sta proprio in questo: nella vertenza Calabria noi avevamo inserito delle emergenze, delle priorità, tra cui tra l'altro c'è anche l'elettrificazione della ferrovia Jonica. Poi sono stati sottratti d'impero, da parte del Governo, circa 1 mld e 800 mln di euro dai fondi di coesione, sia per la Calabria che per la Sicilia, e questa cosa va in contraddizione con le priorità che avevamo detto: cioè, non ci sono i fondi per fare il Ponte sullo Stretto perché 15 mld non ci sono. Si sta spendendo più su progettazione e su consulenze che su quelle che sono le attività che si dovrebbero fare. Quindi noi siamo convinti che questo sia un ennesimo spreco di denaro pubblico, quando invece potremmo fare tanti lotti della 106 che oggi mancano di finanziamento, e sono già in progettazione esecutiva. Si potrebbe fare anche la progettazione definitiva. Con 15 miliardi si potrebbe fare completamente tutto il tracciato della 106 da Sibari a Reggio Calabria, ed è un peccato che si buttino i soldi su un ponte che in questo momento non serve a nessuno”.
Mario Vallone, Presidente ANPI Catanzaro, ha dal canto suo rilevato che, “come diceva Mark Twain, è molto più facile ingannare la gente che convincerla che sia stata ingannata. Con la questione del ponte ci troviamo in un ambito costituzionale, e l'articolo 9 della Costituzione, riguardante la tutela dell'ambiente e del paesaggio, verrebbe fatto a pezzi. Da più parti ci sono state prese di posizione non politiche, ma tecnico scientifiche, che hanno demolito l'idea del ponte. Penso a diverse denunce sull'approssimazione del progetto. Ad ogni modo, se da un punto di vista tecnico scientifico è stato quasi detto tutto, da un punto di vista costituzionale è importante sapere come si spendono i soldi dei cittadini. Pensiamo a quanto è stato speso in proposito in passato, per un'opera senza nessun beneficio da un punto di vista tecnico scientifico. Hanno cominciato a devastare l'ambiente e a demolire case, ma nessuno ha spiegato come faremo a costruire su quella zona ad alto rischio sismico. Ci rendiamo conto di cosa siano dei piloni di 400 metri d'altezza? Possibile che non ci sia un modo migliore per spendere tutti questi soldi? Noi crediamo che ci sia e ci possa essere, e per questo ANPI dice no a quest'opera. Dobbiamo evitare il rischio che questa venga percepita come una battaglia di solo una parte di Paese: la battaglia No Ponte deve diventare di livello nazionale”.
Anna Parretta, Presidente Legambiente Calabria, ha affermato che “Legambiente pensa che sia estremamente importante fungere da catalizzatore di momenti di partecipazione, confronto, informazione e sensibilizzazione su tutti i temi ambientali. In particolare, per quanto riguarda la questione del Ponte sullo Stretto di Messina, Legambiente afferma da molti anni il proprio no ad un'opera che non considera un progresso, ma, al contrario, considera una vera e propria cattedrale nel deserto. Un'opera insensata e, anzi, dannosa da moltissimi punti di vista: dannosa ambientalmente, perché si collocherebbe in un'area che è al centro di un sistema di aree protette. Non sono state assolutamente risolte quelle che sono le criticità ambientali. Anzi, un recentissimo studio di Legambiente, WWF ed altre associazioni pone proprio in luce quelle che sarebbero le problematiche ambientali della sua costruzione a carico di aria, acqua e suolo. Sarebbe poi un problema perché il ponte verrebbe ad essere realizzato in un'area altamente sismica, in zona : quindi questo costituirebbe un rischio. E poi il ponte finirebbe per drenare, come già sta facendo peraltro, ingentissime risorse pubbliche: stiamo parlando di circa 15 miliardi di euro (13.5 miliardi per la realizzazione del ponte e circa un miliardo per le cosiddette opere di raccordo). Questi conti sono destinati a lievitare in modo esponenziale, così com'è successo al momento senza che neanche una pietra sia stata posta. Sono soldi che vengono prelevati ed indirizzati verso il ponte, piuttosto che verso quelle che sono le vere priorità di Calabria e Sicilia, a partire dalla mobilità sostenibile. Il ponte” - ha proseguito Anna Parretta - “non risolve assolutamente le problematiche di mobilità di una regione come la nostra, che in questo momento non è connessa in maniera dignitosa né al suo interno, né con il resto d'Italia, né con il resto d'Europa. Quindi bisogna puntare su cose ben diverse, più sostenibili, e sul trasporto collettivo, come il trasporto ferroviario per esempio. Il ponte poi drena risorse a tutte le altre priorità calabresi che chiunque risiede qui conosce bene. E' quindi una questione di priorità: da questo punto di vista siamo estremamente pragmatici e chiediamo che le problematiche del sud siano effettivamente risolte. E chiediamo che coi fondi pubblici si crei lavoro ed occupazione permanente. Mentre il ponte non farebbe assolutamente nulla di tutto ciò, se mai verrà costruito”.
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