"Lo Stato reagisca in maniera forte alla solidarietà della Amministrazione comunale petilina del sindaco Simone Saporito, espressa con un manifesto pubblico affisso per più tempo nelle strade principali, per la morte di Rosario Curcio uomo di 'ndrangheta avvenuta che alla fine dello scorso giugno, quando lo stesso si è suicidato nel carcere "Opera" di Milano", è quanto si legge in una nota del Comitato cittadino per Petilia, presidente Francesco Rizza.
"È questa la speranza prevalente della popolazione di Petilia Policastro, - prosegue la nota - cittadina dell'alto Marchesato crotonese che per lunghi lustri è stata palcoscenico di numerosi omicidi di mafia molti dei quali rimasti impuniti che hanno animato lungamente la cronaca cittadina anche recente. Era lo scorso 11 luglio quando, a Camellino frazione montana alle pendici della Sila, dopo l'autopsia richiesta dalle autorità competenti per capire la dinamica della morte, si sono svolti fastosamente ed in pieno "stile Casamonica" i funerali dell'uomo di mafia, in carcere dal 2014 per aver partecipato all'efferato omicidio di mafia di Lea Garofalo: collaboratrice di giustizia, ormai icona antimafia non solo in Calabra. Secondo la ricostruzione delle indagini, era stato proprio Rosario Curcio a sciogliere nell'acido il corpo ormai privo di vita della donna trentacinquenne che aveva avuto il coraggio ribellarsi alle feroci regole di 'ndrangheta e per questo è stata uccisa dal clan dei Cosco cui appartiene il marito. Proprio per ricordarne il sacrificio, la precedente Amministrazione comunale guidata dal sindaco Amedeo Nicolazzi aveva deliberato la definizione per Petilia di "Città del Coraggio Femminile" svolgendo per sette anni consecutivi nella prima decade di maggio la "Giornata del Coraggio Femminile", manifestazione che dopo aver raggiunto rinomanza nazionale è stata abolita senza nessuna spiegazione dalla nuova Amministrazione".
"In questo scenario, - evidenzia il comitato - nonostante una sorta di muro di gomma si registri sui funerali di Curcio, a buona parte della popolazione non è proprio andato giù che, fra le altre cose, anche l'assessore comunale Maria Berardi abbia partecipato ai funerali di Curcio durante i quali il feretro è stato fatto ruotare più volte, salutato dai alcuni fuochi artificiali e dal lancio di alcuni palloncini. Mentre non è chiaro se agli stessi funerali oltre a Maria Berardi, costretta a dimettersi dal Consiglio comunale nelle scorse settimane, abbiano partecipato altri esponenti della maggioranza e del Consiglio comunale, a detta del Capo gabinetto della Prefettura, intervistato dal giornalista molisano Paolo De Chiara, i funerali pubblici si sarebbero potuti evitare se l'Amministrazione comunale si fosse confrontata con la Prefettura e la Questura comunicandone la data se non l'intenzione della famiglia di svolgerli in maniera fastosa".
"Ecco perché le dimissioni della assessore Maria Berardi a molti non bastano - chiosa - e non va proprio giù che nonostante un'interrogazione parlamentare il Ministero degli Interni non abbia preso posizione sugli stessi funerali. In molti, nell'immediato, avevano chiesto le dimissioni del Sindaco e della sua maggioranza ed il ritorno alle elezioni. Oltre alla minoranza consiliare e vari esponenti nazionali della società civile come Salvatore Borsellino erano scesi in campo le federazioni provinciali di Fratelli D'Italia, del Partito Democratico ed il coordinamento provinciale dell'Anpi stigmatizzando l'accaduto e chiedendo nuove elezioni, ma sino ad oggi l'Amministrazione comunale ha fatto orecchie da mercante rispetto alle richieste di dimissioni, ritenendo il clamore dei fatti una conseguenza di una "bomba mediatica" nei propri confronti artatamente messa in campo per delegittimare l'attuale maggioranza".
"Di pensiero opposto, invece, anche la sottosegretari alla giustizia Wanda Ferro (Fdi) secondo cui "L’iniziativa del sindaco di Petilia Policastro di partecipare a nome dell’Amministrazione comunale al lutto per la morte di uno degli assassini di Lea Garofalo è inaccettabile. La mafia vive di simboli, e i manifesti funebri fatti affiggere dal sindaco rappresentano un inchino delle istituzioni alla memoria di Rosario Curcio, condannato all’ergastolo in via definitiva per aver partecipato all’omicidio e alla distruzione del cadavere di Lea, punita per essersi ribellata ad un destino di ‘ndrangheta". Adesso che le ferie agostane sono passate, il Governo Meloni sarà conseguenziale con le parole della propria sottosegretaria e la richiesta della popolazione di una reazione forte dello Stato all'inchino comunale alla 'ndrangheta?" conclude il comitato.
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