di EDOARDO CORASANITI
Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha annullato la misura cautelare nei confronti di Francesco Saverio Porretta, classe 1974, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito dell'indagine della Dda di Catanzaro denominata Petrolmafia.
Porretta è accusato di aver svolto il ruolo intermediazione tra il gruppo imprenditoriale facente capo ai fratelli Antonio e Giuseppe D'Amico, Prenesti Antonio e Mancuso Silvana e alcuni investitori esteri (agenti per un gruppo petrolifero internazionale), con lo scopo di concludere affari per l'apertura di un canale di approvvigionamento di carburante proveniente da distribuire soprattutto nella provincia Vibonese, attraverso la cosca di 'ndrangheta Mancuso.
I giudici del Riesame, chiamati a giudicare nuovamente dopo il rinvio della Cassazione, hanno sposato la tesi difensiva degli avvocati Saverio Loiero e Salvatore Liotta. Prima di tutto perché il progetto si è arrestato al mero stadio delle trattative, non essendo stato di fatto raggiunto alcun accordo.
Ma soprattutto perché non si conoscono "gli esiti della intavolata trattativa, non essendo stati forniti elementi da cui poter ritenere provato, quantomeno sotto il profilo indiziario, che sia stato effettivamente concluso alcun accordo. Anche in questo caso, dunque, le trattative avviate grazie all'opera di intermediazione dell'indagato non si palesano come un elemento utile, al fine di confortare la contestazione provvisoria di concorrente esterno all'associazione di Porretta. Allo stesso modo, non assume rilievo neppure la circostanza per cui Porretta abbia indicato ad un altro indagato alcuni Stati alternativi all'Italia in cui fissare la propria residenza per scongiurare il pericolo di estradizione, poiché questo comportamento potrebbe qualificarsi come favore personale fatto dal Porretta e non quale ausilio all'associazione."
Tutti elementi che indicano la strada ai giudici del Riesame: "Non può dirsi raggiunta la gravità indiziaria in merito al delitto di concorso esterno all'associazione mafiosa. La misura cautelare va annullata"
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