"Desta viva preoccupazione il destino del Piano Casa Calabria che, a distanza di una settimana dall’uscita della sentenza n. 219/2021 della Corte Costituzionale, inerente la “Legge della Regione Calabria 2 luglio 2020, n. 10, recante Modifiche e integrazioni al Piano Casa (legge regionale 11 agosto 2010, n. 21)”, ancora non registra interventi significativi da parte della politica. Se gravi sotto il profilo della ricaduta sociale ed economica risultano le evidenti conseguenze della sentenza sulla filiera dell’edilizia, ancor più grave risulta evidentemente l’effetto paventato dalla Corte sul piano dell’impatto sul paesaggio e sulla tutela del nostro territorio, e tuttavia addirittura esiziale pare purtroppo il silenzio che incredibilmente ammanta le conseguenze di tutto ciò". E' quanto si legge in una nota del Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Catanzaro architetto Eros Corapi.
"Non si può sottacere come il Piano Casa Calabria abbia dal 2010 - prosegue - dato ossigeno ad un settore che viveva (e vive tutt’ora, al netto delle valutazioni sugli esiti del c.d. superbonus) una fase di profonda crisi. E d’altra parte non si può non avere a cuore le considerazioni della Corte sul tema di una trasformazione del territorio che in Calabria deve ineludibilmente essere la bussola dell’azione di Governo, da cui quell’adozione del Q.T.R.P. che oggi si ripresenta e, va detto, giustamente alla ribalta. In tale quadro pare evidente che, oggi, alla luce di quest’ultimo tassello dell’ampio mosaico della discussione urbanistica che da una ventina d’anni, con alterne fortune e discutibili esiti, anima la nostra Regione, sia indifferibile aprire un profondo dibattito sul nostro complessivo panorama urbanistico. Perché se vero è che si poggia proprio sul Q.T.R.P. quanto eccepisce la corte, altrettanto vero è che le prescrizioni del piano paesaggistico regionale sono “immediatamente prevalenti sulle disposizioni difformi eventualmente contenute negli strumenti urbanistici” (art. 145, comma 3, del D.Lgs 42/2004)".
"Ed allora non si può non domandarsi - ribadisce - quale sia lo stato dell’arte dei nostri strumenti urbanistici, se realizzati (e già il doverci mettere il “se” induce non poca perplessità) ed eventualmente in che modo, con che qualità e fattive ricadute, ai sensi della L.R. 19/2002. Tanto detto in tema della prospettiva, che ci si augura breve, sarà tuttavia opportuno fare immediata chiarezza su quali siano le conseguenze dirette sui titoli abilitativi acquisiti sì ai sensi degli artt. 2, 3, commi 1 e 3, e 4, commi 1 e 2, lettera b, della Legge della Regione Calabria 2 luglio 2020, n. 10, che oggi scopriamo incostituzionali, e tuttavia regolarmente acquisiti, senza alcuna colpa addebitabile a progettisti, committenti od imprese esecutrici. Ponendo come indiscutibile premessa che i valori di tutela del paesaggio e del territorio devono essere elemento cardine di ogni discussione, resta oggi sul piatto il lavoro di tutti gli appartenenti alla filiera dell’edilizia e, non dimentichiamolo mai, il sostentamento delle loro famiglie".
"Ed anche questo valore, quello della tutela dell’onesto lavoro, non può e non deve essere elemento in subordine. È persino superfluo dire che nulla di tutto questo è addebitabile all’attuale presidenza della Regione Calabria e tuttavia oggi è il Presidente Occhiuto ad occupare l’ufficio principe della Regione Calabria, mantenendo al contempo la delega Urbanistica. È quindi il Presidente Occhiuto a cui chiediamo di impegnarsi in un’azione rapida ed efficace, tesa nel medio periodo alla definizione concertata degli strumenti urbanistici che possano rispondere alle esigenze della Calabria e dei Calabresi, e nel periodo breve di dare certezze a tutti quei professionisti, a tutte quelle imprese, a tutti quei committenti che hanno creduto che è dell’onestà del proprio lavoro e non dalla perpetrazione della piaga dell’abusivismo, che passa il futuro della nostra terra".
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