di CLAUDIO PILEGGI*
Intervengo nel dibattito su largo Serravalle, per riproporre un progetto che ho presentato per la prima volta nel lontano 2009 all’allora amministrazione comunale guidata da Rosario Olivo, e che ho sottoposto successivamente al sindaco Abramo. Dico subito, intanto, che il progetto attualmente in discussione, e per il quale è stato approvato il finanziamento, non mi piace. Si tratterebbe dell’ennesimo manufatto decontestualizzato nel pieno di un centro storico che è stato troppe volte “contaminato” da orribili edifici (spesso anonimi condomini) edificati al posto dei bellissimi palazzi sette-ottocenteschi, basta pensare al Banco di Napoli, alla Banca d’Italia, e tutti i palazzi su corso Mazzini, dalla Posta fino a piazza San Giovanni.
A mio avviso, se davvero è volontà dell’amministrazione edificare sull’area degli attuali giardini Nicholas Green, e su tale indirizzo mi trovo d’accordo, tale operazione deve avvenire ricercando delle soluzioni architettoniche adeguate, rispettose del contesto e della storia della città. Non certo giardini pensili e linee moderne.
La demolizione di Palazzo Serravalle, avvenuta nel 1975, è da sempre stata condannata e “bollata” come uno dei più gravi errori commessi nella nostra città. E allora, perché non ricostruire un falso storico proprio di palazzo Serravalle? Un edificio per quanto possibile identico nelle linee e nella facciata, ma moderno nella struttura e negli impianti. Magari adeguato nelle dimensioni per non penalizzare troppo la viabilità, ma assolutamente contestualizzato a un centro storico. Un “falso storico” come ce ne sono tantissimi in Italia e all’estero. Da evidenziare infatti che la ricostruzione di edifici secondo stili e canoni antichi è comune in molti paesi europei. Il centro storico di Dresda, in Germania, è stato ricostruito fedelmente dopo essere stato raso al suolo dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, e negli ultimi anni anche a Francoforte è stato ricostruito l’intero quartiere medioevale della città, anch’esso distrutto dai bombardamenti alleati. Ma tantissimi esempi di falsi storici nell’architettura si possono rintracciare anche in Umbria, toscana, Marche e perfino a Venezia.
Ricostruendo palazzo Serravalle, si avrebbe a disposizione, inoltre, un nuovo contenitore dove allocare ad esempio degli uffici comunali o magari nuovi corsi di laurea, oltre a delle attività commerciali dalle dimensioni adeguate ad attrarre grandi brand (Zara, ad esempio ma giusto per capirci). Ma non solo: Sotto di esso si potrebbe realizzare un enorme parcheggio sotterraneo al servizio dell’intero centro storico.
Guardiamo avanti ma con un occhio al nostro glorioso passato quindi, e non riteniamo impossibile ciò che altrove è normalità.
*Cara Catanzaro ODV
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