"C'è da sperare che i leader nazionali del centrodestra, in Calabria nei prossimi giorni, dicano che almeno loro conoscono le ragioni per cui l’on. Occhiuto si è dimesso e chiuso la legislatura un anno prima. Si risolverebbe finalmente l’enigma delle dimissioni in solitaria. Ma non credo che lo faranno, perché è verosimile che non si siano posti la domanda giusta. Che è questa: che faranno se tra sei mesi Occhiuto, ammesso che vinca, trovandosi dinanzi a un vecchio o nuovo inghippo, tornasse a dimettersi? Stavolta, occupati da problemi ben più gravi, Meloni e gli altri non hanno potuto valutare gli effetti tossici, per la democrazia regionale e le costituzionali dinamiche politiche, delle dimissioni (con annessa candidatura) formalizzate senza uno straccio di motivazione politica oggettiva. Ma tra sei mesi come spiegheranno al loro elettorato il silenzio osservato in questa circostanza sulle scelte di un presidente che paradossalmente assoggetta, come mai nella storia del regionalismo italiano, la durata della legislatura a motivazioni strettamente personali? Avremmo, sfidando il senso del ridicolo, la regione più povera d'Europa che torna al voto non più ogni cinque anni, ma ad ogni ghiribizzo di un presidente che, mentre esalta le sue performance amministrative, non spiega come mai ha gettato la spugna”.
Lo afferma Francesco Pitaro, candidato al Consiglio regionale con la Lista "Democratici Progressisti" per Tridico presidente.
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