di Vincenzo Speziali
Edoardo Scarfoglio, non l'amabile Corasaniti -suo omonimo 'battesimale', il quale però è pure una brava persona e nel seguire in maniera professionale, il politicamente insulso Fiorita (cioè il futuro ex Sindaco di Catanzaro) dimostra di avere una tenacia sagace, un forte senso missionario (a fronte di cause perse, anzi fallimentari) e per di più un attitudine da crocerossina, piuttosto che da "Medici Senza Frontiere' o, financo da 'Emercency'- dicevo Edoardo Scarfoglio, nel 1896, scrisse un articolo dal titolo esaustivo ed esemplificativo, atto a 'celebrare', per di più schernendo, le nozze del futuro Vittorio Emanuele III° con la principessa Jelena del Montenegro.
Premesso, che in virtù della mia personalissima e sincerissima amicizia con il loro pronipote, Emanuele Filiberto di Savoia, mi trovo a disagio e dichiaro il mio disappunto affettivo, non taccio, né censuro, la menzione dello scritto di specie, il cui titolo è di per sé crudele: "Le nozze coi fichi secchi".
Ordunque, l'incipit appena citato, potrebbe essere trasposto, persino ai risultati odierni, chiaramente, attagliandoli su credibile misura, al pencolante tandem Calenda/Renzi, il quale tutto mi sembra, tranne un' unione di amore solidale, seppur politico, quindi non indissolubile.
D'altronde, come pure molti giornalisti potranno testimonianre da Cristoph del Paris Match a Stefania Papaleo de La Nuova Calabria, ed anche da Tommaso Labate del Corriere della Sera a Giuseppe e Mary Mazzaferro di Telemia, passando per le ridicole caricature autoctone -'in agro Calabriae'- di Vittorio Feltri e Lilli Gruber, il sottoscritto, lo aveva preannunciato per tempo, anzi, anche al netto di particolari minuziosamente dettagliati e maggiormente spiegati, tanto per ribadire che i miei vaticini, possono essere non soltanto anatemi, ma frutto del sapiente lavoro, dell'ultimo protagonista -quale io sono!- circa la sublime arte incarnata dai democristiani, ovvero la politica.
Ciò è tanto più vero quanto è dimostrato, poiché come disse un certo Alcide De Gasperi da Trento -non sicuramente Carlo Calenda dal quartiere romano dei Parioli- "molti, in politica, fanno solo un escursione, ma essi rappresentano i neofiti, mentre altri la considerano come un accessorio di secondarissima importanza. Per me, sin dall'infanzia sapevo che sarebbe stata la mia carriera. La mia missione"- quindi posso ben donde affermare come la tal cosa -ovvero la disfatta calendiana (poiché Renzi, da positivamente 'gran figlio di...', oggi comincerà a tagliare la corda, alfine di migrare verso altri lidi...e noi lo aspettiamo)- dicevo la disfatta calendiana, non mi meraviglia per nulla.
Già, in quel di Parigi, dove è assiso sulla poltrona presidenziale il Macron di cui Carlo Calenda parla a tutte le ore -quasi che il Presidente Francese, fosse citato alla stregua di un esorcismo esorcizzante, al punto di pensare che non venga lasciato nemmeno dormire dal bambino cresciuto del film sul libro Cuore (cioè, sempre Calenda, appunto, il quale financo come attore, dimostra di non avere, tanto per restare alle lingua di Molière, le physique du rôle), dicevo già non lo sopportano più di tanto, epperò per tornare all'articolo di Edoardo Scarfoglio, nel commentare la bancarotta politicoelettorale rimediata da questo 'mini terzo polo'', sarebbe come mai d'uopo aggiungere "con poca roba così, ci si accontenta di poca roba così".
Che si aspettava, questo illusionista da politicume, il quale ha sfruttato elettoralmente alle scorse politiche disponibiltà di gente seria e preparata, forte elettoralmente, per poi dare a noi tutti un insolente ben servito?
E già, i conti, ovviamente elettorali, all'astante si servono, prima o poi, presto o tardi, quindi zitto e mosca, anzi buono e a cuccia, perché 'acca`nisciuno è fessa' (e se lo ricordi pure Fiorita, tanto per intenderci e capirci!).
Verrebbe da dire, in ossequio alla real politik e parafrasando Marco Porcio Catone -meglio noto come il Censore- 'Carlo Calenda, delenda est'.
Se tu inganni e inosolentisci, me e altri democristiani di lungo corso, scambiando generali di operetta per militari veri, oppure sciontini vari (dallo sguardo diversamente arguto) per gens alla Misasi, oppure personaggi -razzisti e xenofobi- dagli occhietti strabuzzanti in luogo a politici di lungo corso, cosa ti aspetti?
Poi, se a tutto ciò aggiungi nelle immediate dichiarazioni post-voto, che hai sbagliato, ma non comprendi quanto ormai non sei più credibile, ovvero che il tuo alleato ti sta abbandonando (persino in virtù di incontri con altri capi di stato stranieri, avuti la scorsa settimana e alle tue spalle e pure in barba a te e a 'paracalzature' discutibilmente gradevoli) e insisti a proseguire con un progetto politico morto, sepolto e respinto, allora sei afflitto (senza nessun riferimento al probabile e futuro ex Consigliere Regionale) da una forma di malanno, configurabile con l'autismo (la cui patologia tanto fa soffrire gli affetti di chi ne è colpito e ai loro cari, mi sento vicino e con commozione), pur se in questo caso, sarebbe applicato al tuo delirio parapartitico (che invece, a me sembra essere una sorta di setta).
Ecco, signor Carlo Calenda, quanto mai sia vera e appropriata, la battuta che mi indirizzò quando avevo diciassette anni (parliamo del 1991, quindi), un 'Grande della Repubblica' -pure lui, da te 'ingannato'- cioè Peppino Gargani (nel definirmi le stupidaggini comportamentali, di un ministro tecnico, con velleità da statista): "... guagliò a politica nunne` ppe` tutti...e che a Maronna l'accumpagni!".
Chioso: hai capito, l'errore che hai fatto?
Certo che no, quindi, di mazzate e delusioni, te ne procurerò altre, e ricordati che in Francia, conoscono me...non te!
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