Ponte sullo Stretto, botta e risposta sul rischio sismicità

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Ponte sullo Stretto (progetto)
  17 maggio 2025 20:48

"Lo stretto di Messina si può definire certamente con un'area epicentrale con eventi che possono avere magnitudo anche superiore a sette. E ce lo dice non solo il terremoto del 1908, ma anche quello del 1693. Quindi, il fatto che il terremoto sia avvenuto solamente poco più di un secolo fa non ci garantisce che passeranno tanti altri secoli prima che arrivi il prossimo terremoto". Lo ha detto l'ex presidente dell'Ingv Carlo Doglioni intervenendo a un convegno dell'associazione 'Invece del Ponte' che si è tenuto a Messina. Doglioni ha indicato, tra l'altro, "fondazioni su terreni instabili, rischio di liquefazione, innalzamento del livello del mare di almeno un metro entro la fine del secolo, venti sempre più intensi a causa dei cambiamenti climatici". E, in particolare, la presenza di faglie attive: "Il ponte - ha spiegato indicandole su uno schermo - è posizionato in questa posizione in una struttura che noi chiamiamo grave. Durante il rilievo, abbiamo visto chiaramente che ci sono delle faglie che noi possiamo considerare attive che sono una nord di capo Peloro, a nord di Ganzirri e poi all'interno dello stretto di Messina".

"Il progetto del ponte sullo Stretto ha ampiamente analizzato le tematiche geologiche e sismiche. Parlare di accelerazione al suolo è un modo semplicistico, e concettualmente errato, di affrontare un problema complesso come la resistenza di una struttura a sollecitazioni sismiche. Come è noto a chiunque si occupi di ingegneria sismica va considerato lo spettro sismico di progetto. Sul tema i tecnici della Stretto di Messina hanno più volte risposto puntualmente a queste osservazioni". Lo afferma, in una nota, la società in relazione ad affermazioni del professor Carlo Doglioni, ex presidente dell'Ingv, precisando che "il progetto del ponte prevede accelerazioni massime superiori a 1,5 g, allo stato limite di integrità strutturale, e non di 0,58 g come grossolanamente affermato. Sul sito istituzionale della Società - prosegue il comunicato - è anche presente un documento redatto dai progettisti in cui viene confrontato lo spettro di progetto dell’opera con lo spettro registrato in occasione dei terremoti di L’Aquila e Amatrice, citati da Doglioni. Si evince chiaramente - si sottolinea - che alle frequenze di interesse per il ponte le accelerazioni di progetto sono sensibilmente superiori a quelle registrate nei terremoti di L’Aquila e Amatrice, e quindi le osservazioni di Doglioni sono del tutto prive di fondamento".

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    Per gli aspetti geologici e sismici, si fa rilevare, "il progetto definitivo è corredato da oltre 300 elaborati geologici frutto di nuova e più ampia documentazione a varie scale grafiche, realizzata con l’ausilio di circa 400 indagini puntuali, tra sondaggi geologici, geotecnici e sismici. Tutte le faglie presenti nell’area dello Stretto di Messina sono note, censite e monitorate, comprese quelle del versante calabrese. I punti di contatto con il terreno dell’Opera, sulla base degli studi geosismotettonici eseguiti, sono stati individuati evitando il posizionamento su faglie attive. Le costruzioni di ponti sospesi in zona sismica - si fa rilevare ancora - avvengono da sempre in ogni parte del mondo in aree con potenziali sismogenetici più rilevanti dello Stretto di Messina: Turchia; Grecia; Giappone; California. Il potenziale sismogenetico dello Stretto di Messina non è in grado di produrre terremoti superiori a 7.1 della scala Richter. In ogni caso - si legge infine - il ponte sullo Stretto è progettato per restare in campo elastico anche con magnitudo superiore".

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