Ponte sullo Stretto, ok dalle commissioni Ambiente e Trasporti

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  08 maggio 2023 19:50

Le commissioni Ambiente e Trasporti della Camera hanno concluso l'esame sul decreto Ponte, che contiene le disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento tra la Sicilia e la Calabria, e conferito il mandato ai relatori a riferire sul provvedimento. Il testo approderà domani nell'Aula di Montecitorio. Alle 15 è previsto l'avvio della discussione generale.

“Le Commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera dei deputati hanno dato il via libera al decreto sul Ponte sullo Stretto di Messina, e domani il testo del provvedimento inizierà il suo percorso in Aula a Montecitorio. In questi giorni è stato fatto un importante lavoro di approfondimento e adesso siamo pronti ad approvare velocemente il dl in questo ramo del Parlamento". Lo afferma in una nota Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e deputata di Forza Italia. "Il governo Meloni - con il ministro Salvini e con l’apporto determinante di Forza Italia - punta sulle infrastrutture, e con questa grande opera vuole scrivere una pagina storica per la Sicilia, per la Calabria e per l’intero Paese. Avanti, con decisione, con senso di responsabilità, e con la forza del chiaro mandato popolare che ci hanno consegnato i cittadini lo scorso settembre”.

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"I 13,5 miliardi che serviranno a realizzare il Ponte sullo Stretto sono una cifra considerevole, ma sono anche investimento necessario a cambiare il Sud e a tutto il Paese” dice il deputato di Forza Italia Giuseppe Mangialavori, presidente della Commissione Bilancio.
    “L’opera imporrà l’adeguamento delle infrastrutture interne dell’intero Meridione e invertirà la tendenza che vede il Sud più indietro nello sviluppo infrastrutturale – aggiunge Mangialavori – dando così al Mezzogiorno l’opportunità di diventare la piattaforma strategica al centro del Mediterraneo in un crocevia fondamentale per il traffico merci internazionale. Aveva ragione il presidente Berlusconi a proporlo primo tra tutti 20 anni fa e fa bene oggi il governo a metterlo tra le priorità. In Italia - conclude - gli investimenti sono fermi da troppo tempo e il ritardo infrastrutturale accumulato è un enorme fardello per tutti. Dobbiamo cambiare marcia”. 

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"Oggi abbiamo licenziato il dl Ponte nelle commissioni Ambiente e Trasporti e può così approdare in Aula. Siamo molto soddisfatti per il lavoro svolto, rispettando perfettamente nei tempi previsti. In poco più di un mese le commissioni sono state in grado di concludere l’esame del provvedimento, senza sacrificare l’attività istruttoria (svolta grazie ad oltre 80 audizioni) propedeutica alla migliore formulazione nonché arricchimento del decreto in conversione". Lo dichiarano i deputati di Fratelli d'Italia Mauro Rotelli e Salvatore Deidda, rispettivamente presidente della commissione Ambiente e presidente della commissione Trasporti a Montecitorio.
    "Anche sotto il profilo emendativo – continuano Rotelli e Deidda – è stato compiuto un grande lavoro attraverso gli oltre 150 emendamenti esaminati grazie ai quali sono stati integrati nel testo interventi per il fermo rispetto della legalità, per la trasparenza, nonché per la più ampia condivisione delle decisioni tra i soggetti interessati, garantendo, al contempo, la sostenibilità finanziaria dell’opera, la digitalizzazione delle procedure e l’applicazione delle migliori tecnologie. Ci auguriamo ora che il decreto venga approvato rapidamente in Aula: l’Italia ha atteso troppo a lungo questo momento e non può aspettare ancora un’infrastruttura fondamentale com’è il Ponte sullo stretto di Messina. L’obiettivo – concludono – è quello di dotare la Nazione di un'opera sostenibile, all’avanguardia, funzionale che possa davvero unire, da un punto di vista infrastrutturale, l’Italia. Ringraziamo la maggioranza e l’opposizione per la correttezza e il governo sempre presente". 

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"La modalità con cui il governo ci sta portando all’approvazione del decreto sul Ponte sullo Stretto rischia di creare un enorme pasticcio: potremmo infatti andare incontro a rischi di contenzioso e di bocciatura da parte della Corte di Giustizia europea. L’aggiornamento della progettazione e il cronoprogramma realizzativo potrebbero infatti sfiorare quel 50 per cento dei costi oltre il quale scatta l’obbligo di una nuova gara". Lo dicono i capigruppo dem nelle commissioni Trasporti e Ambiente Anthony Barbagallo e Marco Simiani. “Questo perché - spiegano i deputati democratici - il decreto prevede l’avvio di una fase contrattuale e, nello specifico la chiusura del contenzioso con il contraente generale del 2006, prima che siano noti elementi fondamentali per l’aggiornamento della progettazione ed il cronoprogramma realizzativo. Il governo e i relatori, peraltro, non hanno fornito nessun chiarimento in ordine alle ragioni che li hanno spinti a proporre l'emendamento di adeguamento dei prezzi utilizzando il parametro della 'media delle variazioni percentuali del valore dei primi quattro progetti infrastrutturali banditi da RFI e ANAS nell'anno 2022'. Non si capisce perché proprio i primi quattro (e non i primi tre o i primi sei). Una scelta assolutamente discrezionale slegata dai precetti della logica e della trasparenza. Per offrire qualche dato possiamo ricordare che la relazione tecnica prevede un valore complessivo dell'opera di 7,428 miliardi di euro e un investimento totale di 8,549 miliardi.  Il DEF ci dice invece che il costo dell’opera risulta di 13,5 miliardi di euro, la stima delle opere complementari è di 1,1 miliardi di euro, per un totale quindi di 14,6 miliardi (ma ad oggi non è stato stanziato neanche un euro). Il governo lega inoltre il riconoscimento dell’aggiornamento dei prezzi parametrato a quelli degli anni 2022-2023 – quindi il periodo di assoluta emergenza ed eccezionalità - alla data di approvazione dell’opera da parte del CIPESS. Delibera che ad oggi non ha una data certa. Continueremo quindi a riconoscere l’adeguamento dei prezzi parametrandoli ai prezzi eccezionali di questi anni senza avere un limite temporale certo? L’emendamento approvato pone il limite dei 13,5 mld del DEF 2023. Saranno sufficienti se la delibera non dovesse essere approvata in tempi brevi?”, concludono. 

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