
"Intervengo come semplice cittadino, tra il disorientamento totale che l’informazione attua, senza il dovuto rispetto delle regole esistenti. Grande diffusione sul NO della Corte dei conti al parere sulla delibera Cipess per la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Enfasi incontrollata sulla posizione dei NO PONTE e su quella della sinistra che sta commettendo uno dei più grandi errori politici degli ultimi anni.
Vorrei chiedere ai tanti che si sono posti in contrasto con la realizzazione del ponte se conoscono le vere competenze della Corte dei conti. Penso, molto pochi o nessuno! Invero, questo organo ha solo competenze di controllo (preventivo di legittimità sugli atti del Governo, successivo sulla gestione delle finanze pubbliche, economico-finanziario) e giurisdizionali (sulla contabilità pubblica, pensioni, responsabilità di funzionari e agenti pubblici per danni all'erario), oltre a funzioni consultive (pareri al Governo e agli enti locali), garantendo la corretta gestione della spesa pubblica e la responsabilità amministrativa, come previsto dagli articoli 100 e 103 della Costituzione.
Ebbene, nel caso che ci interessa, è andatasicuramente oltre, in quanto il parere non vuol dire negazione assoluta e, comunque, è mancata quella collaborazione fondamentale tra gli organi di controllo e le Istituzioni. Cosa mai vista: la Corte ha impedito sia una dovuta cooperazione che la partecipazione all’udienza di chi aveva le maggiori conoscenzedegli atti e del progetto! Ed allora ci chiediamo: come ha fatto la relatrice a leggere migliaia di pagine in pochi mesi? E quale può essere il valore giuridico delle affermazioni contenute nel parere negativo?
Certo è che, sotto questo aspetto, nascono non poche perplessità sul corretto operato dell’organo di controllo. Ma, indipendentemente da ciò e senza entrare nel merito e nel rispetto dei ruoli e delle posizioni, come semplice cittadino, mi chiedo: si rendono conto, la sinistra e chi contrasta l’intervento, che si sta rischiando di buttare a mare un’opera che in 7/8 anni garantisce oltre 100 mila occupati? Si rendono conto che si rischia di perdere circa 70/80 miliardi di opere infrastrutturali tra la Calabria e la Sicilia legati alla realizzazione del ponte? Si rendono conto del danno che stanno provocando all’Italia e, comunque e maggiormente, al Mezzogiorno e al Sud? Si rendono conto che, se l’opera non si dovesse realizzare, cosa impossibile per la certa volontà dei Governi nazionale regionali, il Sud rimarrebbe arretrato e mai si potrebbe pensare ad una normalizzazione del divario esistente con le regioni del Nord?
Si rendono conto che dovranno rispondere dinnanzi al Popolo italiano di questo disastro e di questi danni causati, anche personalmente? Domande che un cittadino dovrebbe farsi e dovrebbe assumere una posizione netta contro un evidente tentativo di lasciare il Sud nell’arretratezza per cercare un controllo sul consenso difficilmente attuabile su un Popolo avanzato culturalmente ed economicamente.
Su questo e su tante altre problematiche la classe dirigente dovrebbe riflettere e comprendere che la vera politica è quella che consente la crescita delle comunità e non certamente continuare a mantenere un territorio nel degrado sempre crescente e lasciare andare via, ogni anno, circa 170.000 tra giovani e laureati. Specialmente dinnanzi a un Popolo che è colpito, sempre più, da una povertà devastante e che deve ogni giorno fare i conti con il proprio sostentamento e con le esigenze dei propri figli. Ecco, oggi si sta assistendo alla distruzione di un momento di probabile restituzione al Sud della possibilità di superare il divario esistente e che nasce da lontano e, comunque, da una evidente volontà di lasciare i meridionali nelle sempre maggiori difficoltà, per poterli, ripeto, controllare maggiormente al momento della manifestazione delle proprie scelte.
Ed allora, è il momento che il Sud prenda coscienza di ciò, reagisca e chieda a questi signori le vere ragioni di impedire, appunto, una possibile crescita, che altrimenti non ci sarebbe. Quando si legge che le risorse per la costruzione del ponte potrebbero essere dirottate per la costruzione di strade, alta velocità, infrastrutture ed altro, chiedo a questi signori se, nei cento anni passati, ciò è mai avvenuto, pur parlandosi di ponte da oltre un secolo.
Nulla è accaduto e, quindi, perché dovrebbe avvenire oggi? Su questo, naturalmente, il silenzio più assoluto. La verità è una sola: senza la costruzione del ponte le opere infrastrutturali previste per Sicilia e Calabria, per circa 35/40 miliardi per regione, non verranno realizzate e, quindi, un danno doppio per il Sud. Se è questo che la sinistra vuole continui nella sua azione disastrosa, ma il Sud deve prendere coscienza di quanto sta accadendo e utilizzare quel che la Costituzione gli riconosce: il voto libero per spazzare via coloro che sono i nemici del mezzogiorno. Questa dovrebbe essere la riflessione di cittadini liberi, ma forse i meridionali non sono ancora pronti a questa ulteriore sfida".
Lo scrive in una nota Giacomo Francesco Saccomanno, Presidente del Centro Studi “Giustizia&Giusta”.
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