Porto di Catanzaro, la Corte di Cassazione conferma il sequestro dei pontili

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Il porto di Catanzaro
  18 marzo 2020 14:35

Niente da fare: la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso finalizzato al dissequestro dei 38 pontili galleggianti non collaudati e installati nel porto di Catanzaro, realizzati da Navylos di Rauol Mella, di cui è rappresentate legale. 

Difeso dagli avvocati Enzo De Caro e Vitaliano Leone, Mellea si opponeva alla decisione del gip che a luglio scorso aveva sequestrato preventivamente il porto; il provvedimento è stato poi confermato anche dal Tribunale del Riesame. 

L'indagine:

La procura della Repubblica di Catanzaro ha iscritto 5 persone nel registro degli indagati in relazione ad una serie di presunti falsi sul verbale di visita e collaudo relativi ai pontili del porto di Catanzaro Lido.
Si tratta dell’amministratore della società Navylos, Raoul Mellea, di Matteo Andreacchio e Pierpaolo Pullano, direttori dei lavori, dei collaudatori nominati dal Comune Giuseppe De Angelis e Maurizio Benvenuto. Il reato contestato riguarda l’ipotesi di falso nelle certificazioni relative, che sono state poste sotto sequestro dal Gip Pietro Carè.
In particolare, Benvenuto, Mellea e Pullano, avrebbero certificato il collaudo del pontile  numero 4  di cui al lotto 1 dello specchio d’acqua del porto di lido  con concessione rilasciata dal Comune di Catanzaro alla Navylos dichiarando che “ i lavori  sarebbero stati eseguiti  a regola d’arte” , sostenendo il falso nel verbale di visita e collaudo, laddove in realtà gli atti esibiti  dalla Navylos e visionata dal collaudatore avrebbe riguardato i soli moduli per i pontili forniti dalla ditta Trinacria: 2 su 40 installati.

De Angelis, quale responsabile dei lavori, avrebbe certificato il collaudo tecnico amministrativo dei pontili su due lotti numeri 1 e 2 dello specchio d’acqua del porto di Catanzaro Lido, tramite la concessione marittima demaniale numero 116 dell’11 agosto 2016 e successiva concessione suppletiva rilasciata dal Comune di Catanzaro  alla Navylos srl,  sancendo che “ i lavori sono stati eseguiti secondo gli atti, le prescrizioni progettuali e le condizioni contrattuali a regola d’arte,  impiegando materiali che rispondono alle prescrizioni  e alle indicazioni della direzione dei lavori”. Di fatto avrebbe dichiarato il falso nel verbale di visita e collaudo, (sottoscritto anche da Andreacchio e Mellea), sostenendo di aver esaminato la documentazione pervenuta dalla ditta installatrice, corredata di schede tecniche e certificati collaudi da parte delle case produttrici, dove in realtà l’unica documentazione esibita dalla Navylos srl e visionata dal collaudatore sarebbe stata quella efferente i soli pontili forniti dalla ditta individuale “Adragna Pontili Trinachia”.

Per Mellea, invece, in qualità di rappresentante della ditta Naylos, avrebbe occupato abusivamente mediante il posizionamento di corpi morti per ormeggi pontili  uno spazio demaniale marittimo  di 120 metri quadri con corpi morti non ricompreso nello specchio d’acqua del porto.
Gli indagati sono difesi avvocati Enzo De Caro, Armodio Migali e Vitaliano Leone.

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