di PAOLO CRISTOFARO
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Calabria ha confermato con una sentenza (presidente: Giovanni Iannini; estensore: Martina Arrivi) gli atti del Comune di Badolato volti a far decadere la concessione demaniale marittima per la gestione del porto turistico di Badolato Marina "Le bocche di Gallipari", che era in mano alla società Salteg S.r.l. dal 1999, bocciando quindi il ricorso.
Con atto del 3 settembre 2020, infatti, il Comune ha negato la concessione all'accesso al porto alla Salteg S.r.l. per l'inadempimento rispetto agli accordi per la messa in sicurezza dell'area portuale. La ditta ricorrente, dal canto suo, nel ricorso ha lamentato il mancato rispetto del prolungamento dei termini per via dell'emergenza epidemiologica (soprattutto in riferimento alla scadenza prevista per il mese di giugno 2020) e la poca chiarezza rispetto ai motivi della decisione presa dall'Ente. Ma il Tar ha ritenute infondate entrambe le doglianze, accogliendo la tesi portata avanti per conto del comune di Badolato dagli avvocati Salvatore Staiano, Paolo Clarizia e Pierpaolo Nocito.
Per quanto riguarda la questione dei termini e dell'emergenza epidemiologica, i giudici hanno sottolineato come "l’inadempimento dell’obbligo di messa in sicurezza del porto è risalente nel tempo", segnalando oltretutto che "l'articolo 103 d.l. 18/2020 riferito ai procedimenti amministrativi non si applica alla scadenza degli obblighi negoziali". Inoltre i motivi della decisione adottata dal Comune sarebbero chiari: oltre all'inadempimento dei lavori di messa in sicurezza, anche un debito relativo all'obbligo di pagamento del canone concessorio di oltre 329mila euro. Il Tar non ha accolto quanto dichiarato dalla ditta ricorrente rispetto ad una decurtazione e ad una rateizzazione stabilite dal Comune, in quanto l'atto dell'Ente, del 2013, era stato revocato in autotutela.
La società, tempo addietro, aveva subito anche minacce ed estorsioni, ma i giudici hanno riportato in sentenza che "appare francamente difficile credere che un inadempimento prolungatosi per oltre venti anni e iniziato appena un anno dopo il rilascio della concessione derivi unicamente dalle estorsioni subite in passato dalla società e dalle difficoltà di gestione del porto connesse ai sequestri e alle emergenze naturali, fermo restando che si tratta di allegazioni rimaste indimostrate sul piano fattuale", conclude il dispositivo.
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