Catanzaro. Screzi, ambizioni elettorali e 'l'ultima cena': le grane nel gruppo del sindaco

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  12 ottobre 2020 23:33

di GABRIELE RUBINO

Era metà aprile quando veniva presentato il gruppo più ampio del Consiglio comunale. La compagine 'Catanzaro con Abramo' allora mostrava i muscoli contando nove eletti (incluso il sindaco stesso): Giuseppe Pisano, Fabio Talarico, Filippo e Rosario Mancuso, Luigi Levato, Carlotta Celi, Enrico Consolante e Demetrio Battaglia. Poco più avanti sono diventati dieci con l'aggiunta di Francesco Gironda. Pisano non si sarebbe mai immaginato, a distanza di pochi mesi, di fare il capogruppo della compagine più dilaniata di Palazzo De Nobili. Le avvisaglie non erano state delle migliori, con un esordio shock in Consiglio comunale in cui Filippo Mancuso, il consigliere regionale della Lega e di riferimento del gruppo, sparò a zero per la gestione della calendarizzazione delle pratiche e abbandonò i lavori al battesimo dell'Aula della nuova pattuglia che sì faceva l'occhiolino al partito di Salvini, ma intimamente rivendicava la propria egemonia 'civica' nel capoluogo regionale. 

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LEGGI QUI L'ESITO DEL CONSIGLIO COMUNALE DI OGGI

Gli screzi sono continuati, le riunioni finivano spesso in liti, ma comunque tutto sembrava poter essere contenuti entro il livello di guardia. Tuttavia il solco carsico fra il sottogruppo che seguiva Filippo Mancuso e un altro che seguiva il sindaco cominciava a formarsi in maniera sotterranea. Fino ad oggi, quando in Consiglio comunale a portare il vessillo del 'movimento' sono rimasti di fatto soltanto in tre: Fabio Talarico, Sergio Abramo e Giuseppe Pisano. Il capogruppo, dopo l'esodo dei colleghi, nel corso del suo intervento ha parlato di "un'ultima cena' e di un 'bacio amaro'. Un riferimento non troppo velato ad una cena che si sarebbe recentemente consumata proprio senza l'invito dei tre rimasti in Aula quest'oggi e che non ha fatto che aumentare i sospetti. La tensione sta cominciando a salire di tono non soltanto per alcuni scontenti a secco di postazioni, ma soprattutto in vista delle candidature delle prossime provinciali. Il voto per il rinnovo del solo Consiglio di Palazzo di Vetro ha fin troppi aspiranti, anche perché a differenza di due anni fa il voto ponderato di Catanzaro conta un po' meno, essendoci anche le preferenze della città di Lamezia Terme, all'epoca ancora sotto il commissariamento. Poi ognuno, a poco più di un anno e mezzo dalla scadenza naturale della consiliatura al Comune, comincia a farsi i conti e tarare le possibilità di rielezione. E rimane sembra aperta la questione del dopo-Abramo, tutta decifrare. 

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Il faccia a faccia Abramo-Tallini durante la sospensione del Consiglio


Visto il sangue in mare aperto si è fiondato lo squalo. Forza Italia, che certo in questa consiliatura ha perso molti pezzi e non ha brillato pur partendo come la lista più votata, per una volta ha preso il controllo delle operazioni in Consiglio e indicato la linea su una pratica pruriginosa come una transazione che costerà al Comune oltre 400 mila euro. E' arrivato il presidente del Consiglio regionale in persona, Domenico Tallini, a indicare la strada ai componenti del gruppo azzurro e delle liste annesse (Obiettivo comune e Officine del Sud) rivendicando poi la 'compattezza' dimostrata sul campo. Caratteristica che è invece mancata all'alleato, e che adesso sembra una chimera. 

 

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