Coronavirus. Alla Domus Aurea a Chiaravalle sono rimasti in 11 a combattere la guerra. L'amministratore: "E sono anche senza protezione"

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La "Domus Aurea", casa di riposo a Chiaravalle Centrale
  30 marzo 2020 11:34

di TERESA ALOI

E' il 25 marzo quando il virus  "entra" prepotentemente tra le mura della Domus Aurea, la  casa di cura a Chiaravalle. Quello che tutti temevano, ciò che nessuno avrebbe voluto accadesse, capita.

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Lì,  nella struttura, ci si accorge subito che sarà un  dramma senza fine. Perché ci vivono anziani e il virus colpisce per primi proprio i più fragili, quelli in là con gli anni. 

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Sono in centoquindici:  67 ospiti e 48 dipendenti che arrivano da tutta la provincia, da Squillace a Vallefiorita, da Centrache a Cenadi, Cardinale a Soverato superiore. I tamponi che verranno effettuati a distanza di poche ore confermano che tra quelle mura c'è quello che, da più parti,  viene definito "focolaio".

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E' lo stesso amministratore della casa di cura, l'avvocato Domenico De Santis a parlare di  "ecatombe". E non solo in fatto di numeri. All'indomani dell'esito dei tamponi si scatena il caos. Bisogna saper gestire l'emergenza.Ma non è facile. La paura, a volte, ti porta a fare cose impensabili. Qualcuno tra il personale non ce la fa a  restare in quarantena lì dentro, come previsto,  e va via abbandonando la nave tanto da meritarsi l'appellativo di "vigliacco"; gli altri, quelli negativi, vengono trasferiti per evitare possibili contagi. E gli anziani restano lì, tranne qualcuno che, per via delle condizioni di salute gravi,  viene trasferito nelle strutture sanitarie del capoluogo fino a quando il loro sorriso si spegne per sempre.

Sono passati esattamente 5 giorni, neppure una settimana.

Lì, nella casa di cura di Chiaravalle attualmente sono in 11 tra dipendenti e operatori: tra loro un solo medico a gestire l'emergenza. Perché d'emergenza si tratta. Tre, gli amministrativi e 55 ospiti. 

"Siamo soli a combattere una guerra" sottolinea con una punta di amarezza mal celata l'avvocato Domenico De Santis. "Undici, i dipendenti eroi che davvero stanno facendo l'impossibile per cercare di venirne fuori". Li chiama eroi. Già. Perché "stanno operano senza protezione - spiega ancora l'amministratore De Santis- con l'augurio che presto possa arrivare tutto ciò di cui abbiamo bisogno". 

 

 

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