Coronavirus. L'avvocato Talerico: "Senza il supporto del Policlinico universitario la Calabria non ha speranza"

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L'avvocato Antonello Talerico
  21 marzo 2020 12:20

di ANTONELLO TALERICO

"La situazione sanitaria in Calabria è già gravissima, poichè all’aumentare dei casi positivi al covid 19 non corrisponde un aumento delle attrezzature, dei posti-letto, dei medici, dell’approvvigionamento sia dei DPI sia dei farmaci.

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La società civile deve alzare la voce e fare la sua parte, acquisendo sempre maggiore consapevolezza del fatto che la misura della quarantena mira principalmente ad evitare picchi di contagio concentrati in uno stesso periodo e, quindi, se rispettata, consentirebbe una gestione accettabile dei malati covid, specie se in gravi condizioni cliniche.

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La nostra Regione si è mossa troppo tardi rispetto al preannunciato diffondersi del virus, quindi l’impegno dei privati cittadini, a questo punto, diventa fondamentale, non solo per le donazioni ed il sostegno al sistema sanitario, ma anche per la prevenzione, da attuarsi mediante il rispetto delle prescrizioni e delle misure restrittive normativamente previste.

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Sono tante le strade percorribili e le soluzioni che ancora potrebbero evitare il peggio.

Occorrerebbe adottare dei protocolli operativi nelle diverse strutture sanitarie sul modello dell’ospedale Spallanzani, sia per la fase diagnostica (ancora confusionaria in Calabria) che per quella di gestione del malato covid. Si dovrebbero evitare condizioni di promiscuità tra pazienti covid e non covid, creando dei centri covid dedicati esclusivamente a questa tipologia di pazienti, in modo da eliminare in radice il pericolo di contagi dei diversi sanitari e/o malati di altre U.O., come purtroppo è già accaduto.

Si dovrebbe attivare la rete territoriale, coinvolgendo le Asp, i medici di base ed i singoli Comuni, per fare prevenzione, informazione, controllo e per gestire al meglio il c.d. paziente in isolamento domiciliare (che spesso è quello più a rischio, per la repentina evoluzione sintomatologica).

Per il piano relativo alle quarantene, DOVREBBERO ESSERE individuate strutture pubbliche o private idonee per l’isolamento domiciliare dei malati asintomaci o con sintomi meno gravi, evitando quindi di  collocarli, come avviene oggi, all’interno dei propri nuclei familiari. Questa tipologia di pazienti dovrebbe essere monitorata a distanza grazie alla rete dei medici di base: solo così potrebbe impedirsi il contatto con il mondo esterno.

E’ fondamentale (ri)formare il personale sanitario e gli operatori della protezione civile, dotandoli dei dispositivi di protezione individuale e, magari spiegando loro come utilizzarli, onde evitare ulteriori contaminazioni. Ma è importante, altresì, sanificare gli ambienti ospedalieri, anche adiacenti (pre-triage) ed  individuare stanze con aria filtrata per la svestizione dalle tute contaminate (allo stato gli operatori agiscono con modalità errate e senza alcun tipo di preventiva informazione).

Nelle strutture sanitarie, il personale, anche se non occupato in aree dedicate all'ospedalizzazione dei contagiati, non può circolare senza mascherina e/o altri DPI. Ed invero, in Cina TUTTO il personale medico e paramedico, in qualsiasi ospedale e reparto, è stato dotato di mascherine adatte con l'obbligo assoluto di indossarle, a prescindere dal ruolo svolto.

E’ arrivato il momento di obbligare tutti i cittadini ad indossare le mascherine ed i guanti.                                La qualcosa, come sappiamo, riduce la possibilità di ulteriore diffusione del virus da parte di coloro che potrebbero essere infetti senza saperlo, perché asintomatici.

Certo è che sono tanti gli errori che vengono ancora commessi nei vari ospedali della Regione: dall’approccio diagnostico dei pazienti covid, gestiti  da personale coraggioso, ma poco formato;  alla libera ed incontrollata circolazione dei parenti dei pazienti covid negli ambienti ospedalieri; dall’accesso indistinto e non vigilato in Pronto soccorso dei  medesimi malati covid alla mancanza di percorsi dedicati e/o esclusivi per loro (è capitato un po' dappertutto).

 Addirittura, il paziente dializzato risultato positivo in questi giorni al test covid, entra ancora in ospedale senza barella di biocontenimento o altro dispositivo di protezione degli ambienti e del personale.

INCOMBE ANCHE IL PERICOLO DELLA CARENZA DI SCORTA DEI FARMACI INDISPENSABILI PER IL TRATTAMENTO SINTOMATOLOGICO DEL COVID-19, COME E’ A RISCHIO L’APPROVVIGIONAMENTO DI QUANTO NECESSARIO PER AFFRONTARE QUESTA EMERGENZA EPIDEMIOLOGICA.

PROVA NE E’ IL FATTO CHE LA CALABRIA CONTINUA A SUBIRE LE CONSEGUENZE DELLA MANCANZA DI AUTOREVOLEZZA SUL PIANO NAZIONALE, TANTO DA FARSI “SCIPPARE” DALLA LOMBARDIA FINANCO LE MASCHERINE DESTINATE AI MEDICI CALABRESI, RICEVENDO, DI CONTRO, LE MASCHERINE RIFIUTATE DA ALTRE REGIONI, IN QUANTO INIDONEE A “DIFENDERSI” DAL VIRUS: COSI’ TUTTI I GIORNI GLI OPERATORI SANITARI RISCHIANO DI CONTRARRE LA MALATTIA NELL’ESERCIZIO DEL LORO LAVORO!

ANCHE IL NUMERO DEI TAMPONI, necessari per l’esame diagnostico del covid, E’ INSUFFICIENTE, ed il LABORATORIO DI MICROBIOLOGIA dovrebbe essere dotato di ulteriori macchine,  perché quelle esistenti ed utilizzate DEVONO ELABORARE GLI ESAMI PROVENIENTI da buona parte della Calabria e, rischiano  un sovraccarico operativo.

Purtroppo, il Comitato Tecnico Scientifico del Ministero della Salute ha ribadito che l’unico approccio diagnostico affidabile rimane quello basato sulla ricerca dell’RNA virale nel tampone rino-faringeo, ritenendo inattendibile quello  sui Rapid test.

Ecco perché si insiste sulla necessità di uno screening importante, da effettuare inizialmente su alcune categorie più a rischio (sanitari, soggetti ospedalizzati, lavoratori ancora attivi…), MAGARI IMPEGNANDO ANCHE I LABORATORI PRIVATI E, MAGARI, PREVEDENDO CHE NON SIA GRATUITO PER TUTTI!

Ma non abbandoniamo la soluzione della diagnosi preventiva mediante i tamponi !

Ben venga anche l’esercito, ed i cittadini collaborino denunciando la violazione delle misure restrittive da parte di terzi !

ALTRO GRAVE VULNUS E’ IL NUMERO ESIGUO DEI VENTILATORI POLMONARI e, questo potrebbe essere il limite più importante per la gestione dei casi critici.  RISCHIAMO DI NON POTER CURARE TUTTI E DI ESSERE COSTRETTI A NON POTER DARE AIUTO A CHI (come è successo) rischia di morire perché non arriva in tempo.

Senza dire che rimane il problema dell’esiguità dei POSTI LETTO IN TERAPIA INTENSIVA e SUBINTENSIVA.

Difatti, al momento sono davvero pochi i posti letto destinabili ai pazienti covid (i numeri ancora non si sono concretizzati e rimangono, pur sempre, ferme le esigenze anche per altre gravi patologie), basti pensare che circa 16 posti letto sono stati già impegnati per i primi malati covid (del resto trattasi di pazienti a lunga degenza) !

Dobbiamo implementare i servizi e l’organizzazione  delle strutture preesistenti, come l’Ospedale di Lamezia Terme, in pieno caos gestionale (alcuni operatori mi hanno fatto pervenire gravissime segnalazioni) e di Crotone, che rischia di essere sommerso e travolto dai numerosi casi della provincia.   E poi il Policlinico di Germaneto, la cui ritardata apertura, ha destato serie perplessità.

Addirittura qualcuno ha spiegato questo ritardo assumendo più concause, non ultima la carenza di personale medico e paramedico, talaltro – e non voglio credere a questa ipotesi sostenuta persino pubblicamente e sui social –  ha affermato che il ritardo sarebbe dipeso dalla resistenza di alcuni sanitari del Policlinico universitario a ricevere i malati covid.

Orbene, siccome credo e sono convinto che la maggior parte dei MEDICI e degli INFERMIERI che lavorano presso il Policlinico siano delle vere risorse per questa Città e per la Calabria,  ebbene, DIANO UN SEGNALE IMPORTANTE A TUTTI I CALABRESI CHE VOGLIONO COMBATTERE QUESTA EMERGENZA EPIDEMIOLOGICA, MANIFESTANDO  CON I FATTI DI ESSERE DISPONIBILI A SALVARLI, PER DARE ALLA CALABRIA UNA SPERANZA E SCENDANO IN CAMPO INSIEME AI MEDICI OSPEDALIERI PER DIVENTARE CON LORO PROTAGONISTI DI UNA IMPRESA STORICA.

SI ALLESTISCANO, ALLORA, OSPEDALI DA CAMPO E TENDE PRE-TRIAGE ANCHE E SPECIALMENTE A GERMANETO.

SENZA IL SUPPORTO DEL POLICLINICO LA CALABRIA NON HA SPERANZA E, SE DOVESSE MANCARE ALL’APPELLO IL POLO UNIVERSITARIO LA SITUAZIONE DIVENTEREBBE INGESTIBILE, L’OSPEDALE PUGLIESE SCOPPIEREBBE NEL GIRO DI POCHI GIORNI, ED ALLORA TANTE, TROPPE, POTREBBERO ESSERE LE RESPONSABILITA’ DI CHI NON AVRA’ FATTO O DI CHI NON AVRA’ VOLUTO FARE

Ed allora, concludo chiamando in causa altri assenti eccellenti in questo dibattito sulle gravissime falle del nostro sistema ospedaliero, che espone tutti i cittadini calabresi ad un alto rischio: parlo dei nostri consiglieri regionali che non hanno mosso un dito, né si sono preoccupati rispetto a quanto stesse accadendo.

E’ stato davvero imbarazzante questo atteggiamento, tanto da portarmi a disconoscerli come miei rappresentanti : tutti i cittadini calabresi dovrebbero condividere questa mia amara riflessione.

Forse questo silenzio è dipeso dal fatto che, essendo in gioco cariche ed incarichi, la politica del compromesso ha voluto evitare conflitti interni per non pregiudicare le proprie aspettative, tant’è che nel pieno della emergenza in Regione l’unico pensiero dei politici è stato quello della distribuzione dei ruoli, tutto il resto poteva aspettare.

ED ALLORA, CHIEDO A TUTTI I CONSIGLIERI REGIONALI DI RINUNCIARE ALLA LORO INDENNITA’ CONSILIARE FINCHE’ NON TERMINERA’ QUESTA EMERGENZA SANITARIA E DI VERSARE QUESTE SOMME IN UN FONDO DA DESTINARSI IN FAVORE DI TUTTI QUEI SANITARI CALABRESI CHE OGNI GIORNO LOTTANO CONTRO IL VIRUS, A MANI NUDE,  ESPOSTI  AL RISCHIO DI AMMALARSI, ARMATI   DEL CORAGGIO CHE APPARTIENE SOLO A GRANDI UOMINI E GRANDI DONNE.

ECCO, IO SONO FIERO DI SENTIRMI RAPPRESENTATO DA QUESTI MEDICI ED INFERMIERI E  PER ME HA UN GRANDE VALORE DIRE  LORO GRAZIE, PER TUTTO QUELLO CHE HANNO FATTO FINORA E PER QUELLO CHE FARANNO PER TUTTI NOI.

IO SONO CON VOI"

                                                                                                                                     *Presidente dell'Ordine degli avvocati di Catanzaro

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