DIA 2019. Nella provincia di Vibo Valentia "il traffico di sostanze stupefacenti resta l’attività più remunerativa"

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Guardia di Finanza
  22 gennaio 2020 16:26

"Il traffico di sostanze stupefacenti resta l’attività più remunerativa". Ma per ottenere liquidità  "sempre funzionali risultano le estorsioni e l’usura, spesso utilizzate come veri e propri cavalli di Troia per penetrare l’economia legale, attraverso la progressiva acquisizione di imprese “pulite”, generando così una forte alterazione della libera concorrenza, nonché dell’economia e dei mercati".

E, in tale contesto, gli atti intimidatori  "restano lo strumento più utilizzato dalla criminalità organizzata per indurre imprenditori e commercianti a pagare il “pizzo”, nella maggior parte dei casi non denunciato dalle vittime"

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“La provincia di Vibo Valentia continua a costituire territorio di riferimento della famiglia MANCUSO di Limbadi, che si avvale di una serie di fidate consorterie satellite, vantando solide e consolidate alleanze con le cosche del reggino, in particolare quelle operanti nel territorio ricadente nella Piana di Gioia Tauro”.

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Un capitolo a parte della relazione della DIA relativa al primo semestre del 2019  (LEGGI QUI)  è dedicata alla  “estrema pericolosità della cosca MANCUSO - non solo nel profilo militare ma anche in quello, più insidioso, delle infiltrazioni negli apparati politico-amministrativi e nel mondo imprenditoriale” che “ ha trovato un’ulteriore conferma nell’operazione denominata “Ossessione”, che testimonia come la cosca di Limbadi mantenga tuttora solida la sua collaudata vocazione al narcotraffico internazionale”. 

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Dentro e fuori i confini regionali.

Del resto alcune inchieste hanno fatto luce sull’operatività  della cosca di Limbadi nell’hinterland milanese, “facendo emergere come sia la compravendita “all’ingrosso” di grosse partite di cocaina dal Sudamerica, sia gli affari intrattenuti con i principali cartelli maghrebini, per l’importazione di massicce quantità di hashish, siano stati agevolati proprio dalla “nota appartenenza dei principali attori a potenti famiglie di ‘ndrangheta”.

E per raggiungere i loro scopi i vertici dell’organizzazione “si sarebbero affidati a navigati broker internazionali del narcotraffico”.

Un ulteriore, duro, colpo è stato inferto ai MANCUSO con la cattura, il 13 marzo 2019, all’interno di una sala bingo di Roma, di un suo esponente di vertice ad opera della Polizia di Stato.  

Nell’area del capoluogo “non risultano sopite le contrapposizioni che, sin dal 2010, hanno visto il tentativo posto in essere dal locale di Piscopio (così chiamato perché ha la sua base operativa nella omonima frazione di Vibo Valentia) di spodestare e sostituirsi ai MANCUSO”. Una situazione che ha causato scontri tra i due gruppi, culminati in omicidi ed attentati.

Sono tante le operazioni  che “ oltre ad essere foriere di un sostanziale cambiamento negli aspetti delle consorterie mafiose operanti nel vibonese, confermano come il  locale di Piscopio stesse agendo in netta contrapposizione ai MANCUSO, da cui era fortemente osteggiato, facendo dichiaratamente parte di quella rete che, sin dalla fine degli anni ‘90, riuniva in una stabile alleanza tutti quei gruppi divenuti insofferenti rispetto all’egemonia della cosca di Limbadi”.

Tale rete era composta dalle cosche ANELLO-FRUCI (stanziate nella zona dell’Angitola, estremità nord della provincia), dai clan VALLELUNGA-EMANUELE (operanti nell’area delle “serre vibonesi”, estremità orientale della provincia), e dal gruppo BONAVOTA (di Sant’Onofrio, a nord di Vibo Valentia). 

"Nel capoluogo - si legge nella relazione - resta sempre attiva la presenza della famiglia LO BIANCO, mentre nell’area geografica di Mileto si segnala la presenza dei PITITTO-PROSTAMO-IANNELLO, nonché nella zona marina quella dei MANTINO-TRIPODI. Infine, le famiglie FIARE’-RAZIONALE hanno la loro base territoriale nella zona di San Gregorio d’IPPONA, mentre nei territori di Stefanaconi e Sant’Onofrio si segnalano le famiglie PETROLO, i PATANIA ed i BONAVOTA, questi ultimi fortemente proiettati anche in Piemonte".

(t.a.)

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