di EDOARDO CORASANITI
Il processo è "Banco Nuovo" e si svolge a Locri. Ieri una nuova udienza per giudicare i capi d'accusa rivolti al clan dei Morabito. E' il turno di Maurizio Maviglia, collaboratore di giustizia, difeso dall'avvocato Maria Claudia Conidi, che prende la parola e dà avvio ad un sfogo personale ed umano: "Dal 2016 cerco di mettere in guardia chi di competenza per avvertire dell'esistenza di un piano per condizionare l'operato il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri. Quindi, il mio obiettivo era di evitargli il peggio".
Parole pesanti che spingono il pubblico ministero a chiedere conferma al legale di fiducia del collaboratore di giustizia. L'avvocato Conidi in aula ha confermato che già dal 2016 esistono solleciti ed istanze alla Procura di Messina per cercare di rappresentare quello di cui Maviglia è a conoscenza. La scelta della città siciliana non è casuale: a gennaio del 2016, infatti, due sconosciuti e incappucciati hanno suonato al campanello dell'edificio in cui abita a Messina il figlio di Gratteri, spacciandosi per poliziotti.
Il collaboratore, ad ogni modo, ha chiarito che fornirà ogni spiegazione nelle sedi competenti.
Si allunga quindi l'elenco di casi ed episodi che, se confermati, testimonierebbero la volontà della criminalità organizzata di colpire il procuratore Gratteri. E' proprio di pochi giorni fa la notizia di una lettera anonima fatta arrivare alla Compagnia dei carabinieri di Lagonegro (provincia di Potenza) nella quale sarebbe scritto che il clan Mancuso avrebbe pianificato l’esecuzione (LEGGI QUI).
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