Il bubbone della "Catanzaro Servizi" fa tremare il Comune: ecco la terrificante relazione del Mef sulla partecipata

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Palazzo De Nobili
  27 marzo 2020 12:18

di GABRIELE RUBINO

Era lì, per anni sotto gli occhi di tutti. Un pruriginoso bubbone che si è formato gradualmente. La Catanzaro servizi, una delle sue due partecipate spaventa il comune capoluogo. “Gravi criticità” e “diffuse illegittimità emerse”, sono giusto alcuni flash delle conclusioni a cui è giunto il dirigente dei Servizi Ispettivi di Finanza Pubblica, Cesare Carassai, nella sua terrificante relazione conclusiva. L’ispezione del Mef, condotta fra giugno e luglio del 2019 e i cui risultati sono stati trasmessi a fine dell’anno scorso, ha messo a nudo tutte le debolezze della partecipata e gli errori nel controllo da parte del Comune. Una relazione di 67 fittissime pagine tenuta debitamente nascosta nei cassetti degli uffici della partecipata (e del Comune) e spifferata con timore da alcuni dirigenti di Palazzo De Nobili.

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PREMESSA. IL PROBLEMA DEI CONTRATTI FRA LA PARTECIPATA ED IL COMUNE- La Catanzaro servizi, ora in house totalmente controllata, è progressivamente cambiata nel tempo. Prima era una multiservizi con in forza LPU (Lavoratori di Pubblica Utilità, che poi sono stati stabilizzati) che per conto del conto del Comune si occupava delle attività “manuali”: verde, manutenzioni varie, bidelli, notifiche e così via. L’ultima versione è quella di una società a tutti gli effetti piegata alle esigenze del Comune di Catanzaro. Il famoso “Contrattone” stipulato con Palazzo De Nobili nel maggio 2015 (rep. 63 e tuttora vigente) le assegna come principale compito quello di “servizi di supporto amministrativo allo stesso comune”. Pochissimi gli altri servizi esternalizzabili rimasti: lampade votive, affissioni e pubblicità e con altri due contratti la gestione del canile e la lettura dei contatori idrici. È questa cornice così soffusa del “supporto amministrativo” una delle cause dei guai. In quasi tutti i settori (ben 25 ne sono censiti dall’ispettore del Mef) in cui è articolato il Comune, dal Capo di Gabinetto del sindaco al centralino, dai servizi sociali all’Urbanistica compare il personale della partecipata. Nella stima della relazione su 134 dipendenti, 112 sono di fatto di stanza negli uffici comunali e prendono ordini dai dirigenti comunali. “Appare lampante la totale ingerenza dell’Amministrazione comunale sulle modalità di svolgimento delle prestazioni a supporto amministrativo laddove si assiste ad un vero e proprio assorbimento della forza lavoro per assolvere ai compiti istituzionali”, scrive il dirigente del Mef Cesare Carassai. In pratica il Comune ha utilizzato i dipendenti della sua partecipata per sostituire i suoi che progressivamente andavano in pensione con una sorta di “somministrazione” di lavoro. “Dimenticando”, scrive l’ispettore, “che detto personale esterno appartiene alla Catanzaro servizi di cui è unico proprietario”. “La situazione oggi determina, quasi totalmente, un’artificiosa e fuorviata condizione in termini di illegittimità ed irregolarità del rapporto contrattuale che si pone in grave contrasto con i basilari principi giuridici che lo debbono sovrintendere”.

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CONTROLLO ANALOGO DEL COMUNE? “INESISTENTE”- Fra gli obblighi in capo al Comune c’è anche quello di esercitare il controllo “analogo”, ossia quella forma di supervisione dell’ente partecipante “analogo” appunto a quello esercitato sui propri servizi. Si tratta dell’influenza, pur mantenendo le diversità, sulle decisioni più importanti della partecipata. Ebbene, secondo i rilievi del dirigente Carassai, il controllo analogo è “del tutto inesistente e non osservante le norme emanate dallo stesso comune

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IL CONTRATTONE DEL 2015 E LA “SPIRALE NEGATIVA”, ANCHE ECONOMICA E FINANZIARIA- La situazione è quindi drasticamente peggiorata da quando è partito il contratto rep. 63 del 2015 . Da cui deriva che “la modalità di espletamento dei servizi a supporto- si legge nella relazione- ha, evidentemente, violato la finalità istituzionale della società strumentale”, perché non è stata rispettata la sua “autonomia organizzativa”. In definitiva: “E’ del tutto divergente dai normali principi a cui una Pubblica Amministrazione deve ispirarsi nell’instaurare con la propria partecipata”. Ma non è tutto qui perché scrive ancora il dirigente del Mef: “la valutazione di congruità della prestazione è inquinata dalla modalità di svolgimento del servizio e non è mai supportata da esplicita motivazione in termini di valutazione di efficienza, economicità”. Una spirale negativa che ha portato la Catanzaro servizi ad avere una strutturale debolezza finanziaria. Non potendo aumentare i ricavi poiché “asservita” così tanto al Comune si è dovuta accontentare dei periodici adeguamenti contrattuali, che tuttavia hanno solo posticipato i problemi. Da qui le note difficoltà sui bilanci. La relazione mette a nudo tante altri pesanti questioni sulla riconciliazione delle partite creditorie, così come sugli affidamenti di determinati incarichi e i compensi ad alcuni amministratori. Una bomba con tante micce (Continua...)

 

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