Il volto oscuro di Pittelli tra esami all'università, l'ossessione per i soldi e le bottiglie per festeggiare la laurea della figlia del boss Mancuso

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images Il volto oscuro di Pittelli tra esami all'università, l'ossessione per i soldi e le bottiglie per festeggiare la laurea della figlia del boss Mancuso
Giancarlo Pittelli
  19 dicembre 2019 16:14

di TERESA ALOI ed EDOARDO CORASANITI 

“La preoccupazione di Pittelli di essere pedinato o sottoposto ad indagini emerge in varie conversazioni”.

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Con ogni probabilità l’avvocato, ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli finito in carcere stamattina coinvolto nell’operazione “Scott Rinascita” (LEGGI QUI) pensava di essere intercettato.  

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Un timore che si materializza quando  “sfruttando tutti i suoi canali di conoscenze – si legge nell’ordinanza -  si era "procurato" atti d'indagine coperti da segreto, quali appunto i verbali di interrogatorio del pentito Andrea Mantella. Contestualmente riceverà la richiesta, da parte di Luigi  Mancuso,  di attivarsi per apprendere tutti i dettagli della collaborazione “.

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Al di fuori di “rapporti discendenti dal conferimento di incarichi legali” l'avvocato Pittelli, per gli inquirenti “ha  manifestato una scioltezza nel curare relazioni non solo in ambito "civile" (rappresentando il  Mancuso  in maniera insospettabile), ma anche negli stessi ambiti criminali, facendosi latore di ambasciate a Isola Capo  Rizzuto  e Cutro, per curare interessi non soltanto della cosca di Limbadi, e nelle interrelazioni con le cosche reggine”. 

Pagine e pagine di intercettazioni per ricostruire rapporti, dinamiche che “contribuiscono a far emergere la contiguità costante, o per meglio dire, la partecipazione vera e propria, del Pittelli alla consorteria”.  In sintesi, per l'accusa " mette a disposizione dei pezzi grossi della 'ndrangheta, le sue conoscenze ai livelli apicali in ambito medico, universitario e, in generale, in ogni settore della società civile". 

Il legale viene “costantemente contattato, tramite i più fidati uomini del Mancuso , ogni qualvolta Io stesso abbia necessità di interloquire con lui e si comprende, dal chiaro tenore delle conversazioni già esaminate, che gli incontri sono dettati dalla necessità di risolvere questioni legate agli interessi criminali della cosca”, si legge nelle carte. 

E' a lui che si rivolgono " "a colpo sicuro", dando per scontata la sua disponibilità, apprezzando le sue conoscenze ad ogni livello, contando su una fedeltà di ampiezza incommensurabile".   Un modo di comportarsi "indicativo - per gli inquirenti - del fatto che i rapporti tra Pittelli e Mancuso  esorbitano grandemente dalla sfera del rapporto professionale e vanno oltre, collocandosi in una dimensione propria".

Anche rapporti “personali”, dunque,  come emergerebbe  chiaramente dalle conversazioni in cui gli investigatori intercettano il suo interessamento affinché la figlia del boss Maria Teresa  Mancuso, studentessa di medicina all'università di Messina, superasse l'esame di "Istologia", attraverso il contatto con il Rettore dell'Ateneo o quando si sarebbe offerto “per soddisfare la richiesta di Luigi Mancuso di procurare, per i festeggiamenti di laurea dell'altra figlia Rosaria Mancuso  delle bottiglie di  Ca'  del bosco”. E, in effetti "come emerge dalle intercettazioni  le bottiglie saranno procurate "a proprie spese" (per un valore di 1000 euro circa) dall'avvocato Pittelli". 

Il villaggio turistico e l’ossessione per i soldi

Sono le intercettazioni, ambientali e telefoniche, ad inchiodare Pittelli.  Nelle oltre 1000 pagine di custodia cautelare, c’è il presunto interesse dell’avvocato a risolvere una questione imprenditoriale legata ad un progetto da realizzarsi in Copanello di Stalettì, relativo alla progettazione di un enorme impianto turistico alberghiero, da costruirsi su alcuni terreni di proprietà dell’ex senatore, mentre altri sarebbero stati da acquisire.
E’ un progetto articolato che ha bisogno di far sbloccare una serie di vincoli giuridici, i quali creano una serie di preoccupazioni all’avvocato. Che cerca di attivare i suoi canali, dalla massoneria alla criminalità organizzata.
I contatti arrivano fino alla massoneria di rito scozzese, sentendo un uomo capace di “aprire autostrade”.

In mezzo alla vicenda del villaggio ci sono finanziamenti, ipoteca, difficoltà burocratiche da sdoganare.
Nelle pagine dell’ordinanza, Pittelli viene raccontato come “ossessionato dal bisogno di soldi per investire a Copanello, tenta varie strade per ottenere la provvista necessaria per l'investimento”.

Dopo la chimera di un traguardo, rappresentato dalla possibilità concreta di una transazione sui 300.000 euro, si prospetta a Pittelli la possibilità di "un affarone", che gli avrebbe consentito di dare un colpo al cerchio e uno alla botte.
Per una approssimazione nella gestione delle trattative aveva coinvolto Luigi Mancuso, l'avvocato non riuscirà a concludere l'affare nel senso sperato. Ecco come si inserisce, nell'affare di Copanello, la vicenda Valtur.

Il momento in cui si evidenzia l'incrocio dei due "affari" è il 6 luglio 2018, quando Pittelli, a Milano per risolvere le pendenze con Prelios, al fine di affrontare la questione relativa al progetto su Copanello.

Nell'occasione, un  responsabile dello sviluppo del business strategico di una società  spiegava al proprio interlocutore come ed in quali termini PRELIOS avrebbe potuto partecipare alla realizzazione dei progetti imprenditoriali presentati da Pittelli, arrivando infine a rappresentare la problematica connessa ad una importante vendita immobiliare, un villaggio turistico sito nel comune di Nicotera Marina che da ben sette anni Prelios non riusciva a reimmettere sul mercato tale struttura, neanche svendendola ad un decimo del prezzo di acquisto, pari venti milioni di euro, che era rimasta fuori dal concordato.

Pittelli si sarebbe dimostrato subito pronto a dare una mano alla Prelios, spiegando che le ragioni dell'impossibilità di vendere il villaggio erano senz'altro legate ai condizionamenti mafiosi, affermandosi in grado di risolvere la questione nel giro di quindici giorni. La disponibilità di Pittelli rivelava il suo secondo fine: il legale avrebbe risolto il problema della vendita del villaggio Valtur di Nicotera marina alla Prelios, ottenendo dalla società la risoluzione del suo problema finanziario.

Il rapporto con il Comandante dei carabiniere Naselli

Riflettori puntati anche tra Giancarlo Pittelli e Giorgio Naselli, che dall'anno 2006 all'anno 2017, ha rivestito incarichi direttivi all'interno dell'Arma dei Carabinieri, all'interno del Reparto Operativo Nucleo Investigativo di Catanzaro, nonché all'interno del Comando Legione Carabinieri Calabria. Dunque, Naselli, proprio nei momenti delicatissimi attraversati degli uffici requirenti catanzaresi - momenti che tanto clamore mediatico hanno suscitato, sicché era impossibile non conoscere in termini generali gli accadimenti dell'epoca - rivestiva un importante incarico investigativo nel distretto di Catanzaro come Comandante del Reparto Operativo Nucleo Investigativo della città e - al contempo - consolidava il proprio rapporto di frequentazione ed amicizia proprio con Pittelli.
Nella nota depositata dai carabinieri venivano segnalate una serie di conversazioni telefoniche di interesse investigativo, intercorse tra Pittelli e Naselli, nel corso delle quali, l'avvocato chiedeva all'ufficiale dei Carabinieri - al quale appariva legato da un rapporto molto confidenziale, come si desume dalle reciproche attestazioni di affetto - di acquisire e di fornirgli informazioni sull'attività svolta dal Comando Arma di Pioltello, in ordine all'escussione di un proprio assistito, per una vicenda concernente un assegno scoperto. 
Ma non solo, perché  i rapporti tra i due sono continuati anche dopo. 

La condotta pienamente partecipativa di Giancarlo Pittelli all'associazione criminale nel ruolo di massone

E allora, per l'accusa  “ la messa a disposizione del Pittelli nei confronti di Luigi  Mancuso  è costante e sistematica e non legata a momenti particolari di fibrillazione o ad uno scambio di voto o ad un affare particolare”. Perché a leggere le carte  “il suo "apporto" alla consorteria non si è limitato alla incondizionata e costante messa a disposizione, ma il Pittelli ha condiviso le modalità di conduzione della cosca, aderendo alla "politica gestionale" di Luigi  Mancuso”.  Sono numerosissime le conversazioni  in cui l'avvocato elogerebbe  Mancuso “per il suo carattere, il suo carisma, affermando in più di una occasione che la sua presenza sul territorio "da uomo libero" assicura gli equilibri e garantisce la pax mafiosa”.

Lui, che per gli investigatori  “mette a disposizione le sue conoscenze sparse in Italia e fuori dall'Italia onde consentire il radicamento e la forte penetrazione della 'ndrangheta in ogni settore della società civile: nelle università, negli ospedali più rinomati, all'interno degli stessi servizi segreti, nella politica, negli affari, nelle banche, così consentendo ai  Mancuso  di rafforzare il proprio potere criminale obiettivo che non si realizza con le armi ma creando e moltiplicando le addentellature nei settori dell'impresa, dell'economia, della finanza, della politica, del lavoro, attraverso la potente "autostrada" universale della massoneria".

 E tutto questo fa “per ottenerne - si legge nelle carte -  un ritorno nel proprio interesse, come viene fuori dalle vicende relative alla "Trust Plastron", al villaggio "Valtur" (collegati all'obiettivo "Copanello"), alle nomine nei grossi processi, all'avanzamento in politica, all'ambizione di essere eletto membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura, utilizzando la potenza criminale di  Mancuso  e degli altri boss e vertici di Indrangheta per i quali (proprio in cambio di questo) spende le sue "amicizie"”.

Perché, per gli inquirenti “ Pittelli è, in defintiva l'affarista massone dei boss della 'ndrangheta calabrese”.

 

 

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