Operazione "Imponimento": le mani dei clan sui villaggi turistici della costa

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Garden Resort
  21 luglio 2020 18:39

Non solo armi, estorsioni, usura, riciclaggio e corruzione: alla cosca Anello di Vibo Valentia era anche il turismo a fare gola. Sugli interessi del clan questa mattina ci ha messo il freno un decreto di fermo firmato dalla Procura Repubblica di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri che ha riguardato 158 persone, di cui 75 fermate. Sequestrate anche villaggi turistici, il Napitia (noto anche come “Garden”, “Garden Club” o “Club Med”) di Pizzo, e del Garden Resort, dei Stilitani: affari, interessi, appalti, servizi a totale appannaggio della cosca.                         

Per gli investigatori, la cosca di ‘ndrangheta si sarebbe occupata di acquisire direttamente e indirettamente la gestione e il controllo di attività economiche, in particolare nel settore turistico/immobiliare, dell’abbigliamento e della ristorazione.

A capo di tutti c’erano Rocco e Tommaso Anello, descritti come capi indiscussi del sodalizio e con il ruolo di promozione e direzione della locale di Filadelfia, in provincia di Vibo Valentia.

Occhi punti sugli imprenditori come Antonio Facciolo, definito come imprenditore di riferimento per il sodalizio nel settore turistico-alberghiero. Da quanto si legge nel decreto, Facciolo avrebbe contribuito alla vita dell’associazione con funzioni organizzative, e in particolare per la capacità di porsi come punto di riferimento e di avere voce in capitolo negli affari relativi al settore della gestione di strutture turistiche, anche mediando con altri imprenditori. L’interesse dunque si sarebbe caratterizzato sulle estorsioni l’affidamento di opere, forniture e servizi ad imprese contigue alla cosca ovvero direttamente avvalendosene, garantendo l’assunzione di sodali o di soggetti comunque indicati dall’organizzazione, mettendo a tal fine a disposizione le società a lui riconducibili.

Anche le elezioni interessavano, tanto da appoggiare elettoralmente e far votare candidati indicati dal sodalizio (come nel caso della candidatura di Stillitani Francescantonio alle elezioni regionali del 2005).

Tutto questo portava all’organizzazione un contributo in denaro in ragione delle attività imprenditoriali oggetto di “tutela mafiosa e dei servigi resi dal sodalizio, così rafforzandone la sfera di influenza nel tessuto economico, ed ottenendo così, oltre alla “protezione” mafiosa, una serie di ulteriori vantaggi ingiusti, quali la possibilità di rivolgersi al sodalizio e di avvalersi del metodo mafioso per la risoluzione di problematiche di vario genere, per il compimento di atti di concorrenza illecita o di natura estorsiva nello svolgimento della sua attività imprenditoriale, o di atti intimidatori nei confronti di soggetti non graditi, o finalizzati all’acquisto da terzi assoggettati di attività imprenditoriali a prezzo imposto, o ancora per impattare le richieste estorsive rivolte al Facciolo allorché questi operava fuori dal territorio di influenza e competenza criminale degli Anello, il tutto nel contesto delle cointeressenze economiche legate alla gestione delle strutture turistiche e dei reciproci vantaggi dalle stesse derivanti”, scrive la Procura della Repubblica.

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GARDEN SUD

L’esempio più eclatante è quello del Garden Resort, a Curinga, di cui soci sono Emanuele Stillitani e Francescantonio Stillitani, quest’ultimo ex assessore regionale e già sindaco di Pizzo.
Secondo quanto ricostruito, entrambi avrebbero goduto della “protezione” e tutela mafiosa in ragione degli interessi economiche legati alla gestione della struttura turistica anche attraverso Fruci (organizzatore) e Michienzi (esecutore materiale) per:  scavare solchi e nel depositare detriti e cumuli di terra, da parte del Michienzi, su indicazione degli Stillitani e mediata da Fruci, in modo da ostruire la strada che conduceva al ad un altro stabilimento balneare in fase di ultimazione a Pizzo in località Difesa.

E poi ancora: nel cagionare l’incendio (nel 2005) della stessa struttura, distruggendola, da parte di Michienzi, su indicazione di FRUCI, che gli avrebbe messo anche a disposizione a tal fine 15 litri di benzina, e su diretto e specifico mandato di Emanuele Stillitani.

L’abuso, da parte di Francescantonio Stillitani, della qualità e dei poteri di sindaco di Pizzo nonché facendo pesare, a prescindere dalla carica ricoperta ed anche dopo la cessazione dell’incarico, la sua influenza di importante uomo politico sull’amministrazione comunale di Pizzo, nel corso di più incontri con la parte offesa e di interlocuzioni relative alle pratiche di rilascio in favore della parte offesa del permesso di costruire e della estromissione della concessione demaniale dal piano spiaggia del Comune di Pizzo, avrebbe prospettato agli altri imprenditori un male ingiusto, rappresentando esplicitamente che l’esito positivo delle pratiche di competenza comunale era indissolubilmente subordinato alla voltura in favore suo o della Club Mediterranee S.A. della suddetta concessione, con conseguente possibilità per la figlia di lavorare nella struttura solo quale dipendente della Club Mediterranee grazie alla sua intercessione.
Inoltre, sarebbero stati compiuti atti di concorrenza illecita come quelli di impedire ai concorrenti di  proseguire nella loro attività imprenditoriale e a costringerli ad offrire in vendita la propria concessione demaniale alla Club Mediterranee S.A.

Atti estorsivi e di illecita concorrenza sleale volti al controllo o comunque al condizionamento dell’assegnazione da parte della VALTUR s.p.a. – affittuaria del Villaggio Garden Resort Calabria, sito in Acconia di Curinga località Torre di Mezza Praia, in forza di contratto di affitto d’azienda decennale stipulato con la Golfo del sole s.r.l. riconducibile ai fratelli Stillitani - del servizio di guardiania nello stesso villaggio turistico, stringendo un accordo collusivo mirante alla imposizione esterna della scelta della ditta destinata a svolgere detto servizio, alla imposizione dei dipendenti, della retribuzione e delle condizioni di lavoro, della durata del rapporto, con conseguente esclusione di ditte concorrenti. In particolare, mediante violenza e minaccia di atti ritorsivi contro il patrimonio o l’incolumità personale in caso di rifiuto, rivolti nei confronti di rappresentanti e dipendenti della suddetta società, minaccia resa ancor più concreta dalla notoria appartenenza dei soggetti agenti alla criminalità organizzata di stampo ‘ndranghetistico, e, in particolare, alla cosca di ndrangheta Anello di Filadelfia

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