Operazione "Malapianta": tangenti per garantire le cure termali ai boss

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La conferenza stampa dell'operazione "Malapianta"

I dettagli dell'operazione che stamane ha portato all'arresto di 35 persone in provincia di Crotone

  29 maggio 2019 14:50

 

di EDOARDO CORASANITI

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Tangenti pagate anche per garantire le cure termali ai membri del locale di ‘Ndrangheta. C’è anche la cura del proprio corpo come motivazione che spinge la presunta famiglia mafiosa a giustificare l’aumento delle somme da estorcere alle vittime.
La sede era San Leonardo di Cutro, in provincia di Crotone. Da lì, secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica e della Guardia di Finanza, la cosca di ‘ndrangheta denominata “Mannolo-Trapasso-Zoffreo” controllava il territorio compreso tra Steccato di Cutro e Cropani. Come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Dda di Catanzaro che ha portato all’arresto di 35 persone ed un sequestro di circa 30 milioni di euro di beni, il condizionamento si sarebbe sviluppato nella gestione di strutture ricettive attraverso una costante vessazione realizzata con l’imposizione di guadagni estorsivi, l’incidenza nell’assunzione di lavoratori dipendenti e nella scelta dei fornitori. E poi ancora: usura, interposizione fittizia, narcotraffico di stupefacenti e numerosi estorsioni pagate per un ammontare fino ad 800 mila euro.
Esemplare è il caso di una struttura ricettiva, “obbligata” a versare nella case della consorteria mafiosa oltre 752 mila euro in contanti pagati tra il 2001 ed il febbraio 2013. Così ripartite: 250.000 euro nel 2001, 100.000 euro nel 2002, quale “imposta” per acquisizioni ed ampliamenti aziendali, 50.000 euro nel 2004 quale “costo della sicurezza personale”, pagato dall’imprenditore per “riscattare” la propria vita minacciata di morte; 352 mila euro corrisposti, tra il 2001 ed il 2012 a “garanzia della sicurezza strutturale” pagati in frazionamenti rateali da 29.000 euro annui corrispondenti a 2.000 euro mensili, per ciascun mese ad eccezione di settembre in cui la rata ammontava a 7.000 euro; nel 2013 venivano versati 2000 euro a gennaio e 2.000 euro a febbraio.
Insomma con l’uso della minaccia e della forza intimidatrice, gli arrestati avrebbero fatto leva sulla loro capacità di garantire tranquillità e tutela dei beni dell’attività economica. Il denaro, inoltre, sarebbe servito per il sostentamento della propria famiglia di ‘ndrangheta. Ma non solo. Perché l’aumentare delle somme, in una occasione, sarebbe stata giustificata dai Mannolo per pagare le proprie cure termali. Una circostanza che la Procura della Repubblica sintetizza come “tracotanza mafiosa che assurge ad emblema del sopruso”.
Ed infatti l’aumento delle richieste estorsive ci sarebbe stato, da quanto riportano le oltre 500 pagine di ordinanza di custodia cautelare. L’imprenditore ha riferito l’ingresso, nel 2002, di una ulteriore “imposta” richiesta dai Mannolo, tanto da essere costretti a versare ulteriori 5.000 euro annui. Tale cifra, “una tantum”, corrisposta solitamente nel mese di settembre, la quale integrava la quota di 2.000 euro mensili che gli imprenditori già pagavano dal 2001. Praticamente nel 2001 fu fissata la quota di 2.000 euro mensili per la “sicurezza”, nel 2002 fu applicata una ulteriore imposizione per 5.000 euro annui. In totale 29.000 euro, corrisposti nell’anno solare, fino al 2012 incluso.

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