Rinascita Scott. Gli avvocati nella memoria difensiva: "Giancarlo Pittelli è platealmente innocente ed ecco perché non è un mafioso"

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Giancarlo Pittelli
  16 gennaio 2020 10:04

 

di TERESA ALOI ed EDOARDO CORASANITI

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I rapporti con il boss di Limbadi Luigi Mancuso? Trovano origine negli incarichi professionali che Giancarlo Pittelli, in carcere dal 19 dicembre perché coinvolto nell’operazione anti’ NdranghetaRinascita Scott”, aveva instaurato nuovamente dall’agosto 2017.
La raccomandazione per l’esame di Istologia all’università di Messina per la figlia di Mancuso? Un esame che in realtà è andato male.
I rapporti dell’ex parlamentare con il tenente colonnello dei carabinieri Giorgio Naselli per favorire la cosca vibonese? Niente a che vedere con lo stesso clan, dato che Giancarlo Pittelli difendeva Rocco Delfino, che con i Mancuso non c’entrava niente.

Sono 78 pagine di parole, di narrazione dettagliata, di argomentazione giuridica e legata ai fatti che, per gli avvocati Salvatore Staiano e Guido Contestabile, portano ad un’unica, espressa, inequivocabile conclusione: “Giancarlo Pittelli è platealmente innocente”.
Anzi, anche ad un’altra conclusione ancora, che viene spesso rimarcata nel documento:
L'ordinanza cautelare si risolve in un’opera di moralizzazione che è estranea alla missione della giurisdizione”.

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Durante l’udienza fiume nell’aula bunker catanzarese dello scorso 9 gennaio (LEGGI QUI), i legali di Pittelli cercano di smontare pezzo dopo pezzo l’ordinanza di custodia cautelare del Gip (e la relativa richiesta della Procura) eseguita nei confronti del loro cliente, l’avvocato Pittelli.
Udienza durata oltre 5 ore di fronte ai giudici del Tribunale della Libertà De Gregorio, Manna e Sorrentino e che lunedì scorso ha prodotto il suo esito: modifica del capo di imputazione nei confronti dell’ex senatore, passando da associazione mafiosa (416 bis del codice penale) a concorso esterno in associazione mafiosa, ma mantenendo invariata la misura cautelare, il carcere.  

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Un risultato che ha fatto gonfiare le vele del giustizialismo locale ma che, sul piano giuridico e processuale, rappresenta una sostanziale e determinante passo in avanti per la difesa: Pittelli, per i giudici del Tdl, non è un “intraneo”, un “mafioso”, un partecipe alla vita associativa della criminalità organizzata. Una conclusione identica a quella formulata dalla Procura distrettuale di Catanzaro, che nella richiesta di applicazione della misura cautelare affiancava a Pittelli proprio il concorso esterno. E’ stato il Gip, infatti, ad “aggravare” l’imputazione.

Rapporti con il presunto boss Lugi Mancuso

La criminalità organizzata non è un treno in cui si scene e si sale a piacimento. Una volta dentro, è difficile trovare scappatoie. E soprattutto, non può consistere in stati d'animo come il rispetto, l'amicizia, l'affetto, l'interesse, il coinvolgimento nei confronti di un esponente, anche apicale, dell’associazione, che non si traducono nella formale messa a disposizione per gli obiettivi della cosca.

Sul piano temporale, secondo i legali di Pittelli, si consuma l'ennesima superficialità ricostruttiva della Procura della Repubblica guidata da Nicola Gratteri.

Pittelli è stato lontano da Luigi Mancuso e dal vibonese dal 2014 al 2016, senza aver alcun contatto con il capo ma nemmeno con gli altri presunti mafiosi. “Quasi che fosse possibile assentarsi dall’associazione per un numero imprecisato di anni, salvo farvi ritorno senza colpo ferire”.

Stacchi temporali incompatibili con “chi avrebbe dovuto rappresentare, da un lato, il trait d'union con altre consorterie criminali (si ipotizza, nella ordinanza, con le locali di Isola Capo Rizzuto, Cutro e Cirò) e, dall'altro, la cerniera con la società civile, la politica, la Massoneria ufficiale e coperta”.

Inoltre, il legame professionale tra Pittelli e Mancuso inizia nel 1981 ma si interrompe nel 2007, per poi riprendere nell’agosto 2016. Da quest’ultima data ricominciano i rapporti, fatti di conversazioni che attengono al lavoro (in una intercettazione Pittelli consiglia a Mancuso di rendersi disponibile alle forze dell’ordine), di riunioni il giorno precedente ad udienze che interessano lo stesso vibonese (una prassi di tutti gli avvocati, sostengono nella memoria), ma anche di rifiuti che l’avvocato pone al boss, di saluti e auguri Pasquali (naturali tra persone che si conoscono da oltre circa 40 anni, al di là di qualsiasi valutazione giuridica). Gli occhi dei pm sono poi puntati sugli interessi di Pittelli verso le condizioni di salute del suo cliente, tanto da procuragli un appuntamento con un cardiologo da lui conosciuto: per gli avvocati, nessuna rilevanza penale.
Un altro aspetto: in un presunto “summit”, le conversazioni captate tra Pittelli e Mancuso su temi risaputi come lo scioglimento di un Comune, l’apertura di un locale pubblico, il pentimento di mafioso, sono etichettate come “chiacchiere”. Perché? Si tratta di approfondimenti su aspetti di dominio pubblico, che, qualora Pittelli fosse interno all’associazione, non verrebbero affrontate così rapidamente.

Appartenenza di Pittelli alla Massoneria deviata

Tutto nasce dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Andrea Mantella. E’ lui che riferisce dell’appartenenza dell’avvocato alla massoneria deviata, con capacità di “aggiustare” processi. In particolare due processi, “Nuova Alba” e “Vinci-Gasparro”. Quest’ultimo, a carico di Vinci e Gasparro, finito con l’assoluzione degli imputati, ma con un dettaglio: Pittelli non difendeva nessuno dei due. Stessa dinamica per l’altro processo, dove Mantella sbaglia di nuovo: “due su due”, sottolineano Staiano e Contestabile.
Le accuse sulla massoneria deviata arrivano anche da un altro collaboratore di giustizia, Virgiglio. Ma i difensori di Pittelli, sulla base di sentenze che vengono citate, bollano il pentito come assolutamente “inattendibile”.

Il villaggio di Copanello

La vicenda si riferisce ad un programma imprenditoriale dell'ex senatore, relativo alla possibile edificazione di un complesso turistico/alberghiero, o turistico/residenziale, all'interno di un fondo di sua proprietà.  

Nell’intento di recuperare i soldi necessari per mettere in piedi il villaggio, Pittelli si disinteressa completamente di soggetti in odore di mafia, ragione che spinge a far pensare ai suoi avvocati della estraneità del loro cliente alla criminalità organizzata. Qualora fosse stato interno, si sarebbe rivolto all’associazione di cui avrebbe fatto.

La vicenda Valtur

Per Staiano e Contestabile, la vicenda del villaggio Valtur di Nicotera Marina, piuttosto che dimostrare la intraneità dell'avvocato Pittelli, ne prova invece la assoluta estraneità.
La ragione è che un interno avrebbe condiviso l’affare, invece che intentare una vendita dello stesso villaggio, evitando coinvolgimenti della criminalità.

La vicenda Trust Plastron

Viene ricostruita una complicata vicenda societaria, nella quale l'indagato viene indicato essere il regista occulto ed uno dei beneficiari finali. Ma gli avvocati sembrano essere convinti del contrario. Per loro, Pittelli in realtà è vittima di una richiesta estorsiva di 200 mila euro da parte dei suoi stessi presunti compartecipi dell’associazione mafiosa (qui si inserisce anche il ruolo di Giamborino, che fa pressioni per far pagare qualcosa a Pittelli): una contraddizione non di poco conto. Se Pittelli fosse interno, scrivono, non accadrebbe.

Pittelli e il membro della Guardia di Finanzia, Michele Marinaro

Viene contestato all'indagato di aver reperito i verbali relativi alla collaborazione di Andrea Mantella, non omissati, e di averli successivamente divulgati nell’associazione mafiosa.
A leggere la difesa, però, c’è un neo nella ricostruzione degli inquirenti: questi verbali sono stati prodotti omissati (ed in un caso integrale) da un pubblico ministero durante un’udienza. Pittelli, dunque, li avrebbe trovati proprio in Tribunale, durante un’udienza pubblica e non da un “fantomatico membro della Direzione investigativa antimafia”.
Il membro della Guardia di Finanza Michele Marinaro, dunque, sembra eclissato dalla narrazione dei legali.

L’esame di Istologia all’Università di Messina della figlia di Mancuso

Questa vicenda è divisa in due parti: l’esame che la ragazza avrebbe dovuto superare a Messina grazie alla raccomandazione di Pittelli e un incontro avvenuto nello studio del legale con una persona, la quale, per la Procura, fa da tramite per creare il canale di collegamento con l’Università di Messina. Risposta sbagliata: quell’incontro nello studio di Pittelli è avvenuto, ma per ragioni completamente estranea alla vicenda. Quell’uomo entra nell’ufficio per chiedere a Pittelli di recarsi immediatamente all’ospedale di Messina per parlare con un suo cliente, detenuto e gravemente malato. Circostanza confermata anche attraverso investigazioni difensive.
E soprattutto un altro aspetto: l’esame di Istologia, dopo la presunta raccomandazione di Pittelli, non viene superato dalla figlia di Mancuso.

La rilevazione del segreto d’ufficio di Naselli per aiutare la cosca Mancuso

Sono tre i punti che Staiano e Contestabile aggrediscono: un piano procedimentale e giuridico sull’inutilizzabilità, l’oggetto del segreto apparentemente rivelato, l’errore degli inquirenti sul collegamento con i Mancuso.
Il contenuto del segreto si esprime in due telefonate tra l’ufficiale Naselli e l’avvocato Catanzaro, a settembre e ottobre del 2018. Con una eccezione che i legali fanno notare: per configurare il reato di violazione del segreto istruttorio il contenuto non deve essere di dominio pubblico. A quanto pare, però, la notizia ambita era stata già acquisita dall’avvocato Giulio Calabretta (arrestato e poi scarcerato dal Tribunale della Libertà).
E poi un altro tassello del puzzle. Pittelli sembrerebbe interessarsi con Naselli per conto di un uomo che, però, non è un appartenente al clan Mancuso. Non è appartenente nemmeno ad altra cosca, essendo stato assolto in passato dall’accusa di aver preso parte ad una cosca di ‘ndrangheta del reggino.

Altre contestazioni: favori e raccomandazioni
A Pittelli viene contestato di prestare favori e raccomandazioni tra le Poste italiane, alla Regione Calabria, per visite mediche o altro. Molte delle quali, però, non si concretizzano mai.

Concorso esterno in associazione mafiosa

I legali sono pronti a battagliare anche sul concorso esterno in associazione mafiosa: n nessuna delle condotte rimproverate all'indagato è legata da vincolo di efficienza causale alla vita ed alla operatività del sodalizio criminale.

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